Sono ormai molti anni che sentiamo sempre più spesso parlare dell’imminente fine della disponibilità di indirizzi IP, e solo negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli scenari disastrosi da fine del mondo verso cui, per alcuni, staremmo per andare in contro. E’ notizia di pochi giorni fa che l’ICANN ha distribuito gli ultimi blocchi di indirizzi IPv4, sottolineando anche il fatto che entro la fine dell’anno essi saranno del tutto esauriti, e solo il passaggio all’IPv6 potrà salvare il pianeta da un’implosione inevitabile.
Tralasciamo per ora gli aspetti politici ed economici, sui quali torneremo in seguito, per lasciarci affascinare da disquisizioni più tecniche, le quali ci saranno necessarie per comprendere la questione in tutta la sua totalità, acquisendo la capacità di valutare meglio cosa comporterà il passaggio.
La maggior parte delle persone è purtroppo a conoscenza solamente di uno degli aspetti più importanti relativi al passaggio ad IPv6, e cioè che il numero di indirizzi fisici assegnabili passerà da 32bit a 128bit. Ciò vuol dire sostanzialmente che sarà possibile assegnare un numero di indirizzi IP virtualmente infinito, evitando di saturare tutti quelli disponibili con una mappatura a 32bit.
A differenza di ciò che trapela dai mezzi di informazione, la situazione potrebbe anche essere meno tragica: se le politiche di assegnazione degli IP fossero più parsimoniose e se si adottassero tecniche di NATting più estese ed efficaci, di cui parleremo più diffusamente in seguito, forse si eviterebbe di essere con l’acqua alla gola e ridursi a dover fare un passaggio mondiale verso IPv6 in pochi mesi. Per aver chiara la situazione, ritengo opportuno descrivere precisamente cos’è un IP e come generalmente funziona la rete internet mondiale.
IP è l’acronimo di Internet Protocol, che è sostanzialmente una serie di regole atte ad instradare il traffico di rete, proveniente da tecnologie e dispositivi eterogenei, verso ogni singolo nodo della rete stessa: è un linguaggio comune che permette ai pacchetti (cioè ai bit che costituiscono i messaggi che transitano e che compongono tutto, dalle pagine web alle e-mail) di arrivare dalla sorgente fino al nostro browser.
La rete mondiale è composta infatti da un serie sconfinata di sottoreti e di sottoreti delle sottoreti, impilate in una gerarchia a piramide, che per essere raggiunte necessitano di regole ben precise per definire il percorso che il nostro pacchetto deve compiere dal server dal quale viene originato fino a quello che ne fa richiesta. Il router che il nostro gestore ha installato a casa nostra, come ogni altro dispositivo fisico connesso alla rete, è provvisto di un indirizzo MAC (ossia un codice univoco che identifica l’hardware) e di un indirizzo IP, che può essere o pubblico (se abbiamo pagato per averlo) oppure semplicemente un indirizzo che ci identifica nella sottorete alla quale apparteniamo: siamo cioè stati,come si dice in gergo, “nattati”.
Se infatti ognuno dei dispositivi collegati necessitasse di un indirizzo IP univoco e pubblico, i 32bit non sarebbero sufficienti a garantirne la disponibilità ai tassi di crescita attuali, anzi sarebbero già finiti da parecchi anni. Senza considerare che, soprattutto agli inizi dell’era IP, un numero esagerato di indirizzi fu assegnato ad istituzioni varie senza alcun ritegno, in quanto era ancora impossibile prevedere lo sviluppo che successivamente internet avrebbe avuto.
Questo, sommato anche a motivazioni più tecniche relative alle regole di routing, ha portato ad un notevole spreco di indirizzi che ha reso necessaria l’adozione di varie soluzioni alternative. Tra le altre, la più famosa è una tecnica chiamata NAT, ossia un meccanismo di traduzione degli indirizzi IP che permette, ad esempio, ad un solo IP pubblico esposto sulla rete di ricevere ed inviare richieste da una moltitudine di dispositivi diversi.
In questa fase è il router che, mappando adeguatamente le richieste dei suoi client e presentandole sulla rete tutte come proprie e provenienti dal proprio IP, è in grado di instradare in entrambi i sensi i pacchetti verso il solo dispositivo che ne ha effettivamente fatto richiesta. Questo permette di estendere ad un cifra enormemente grande di apparecchi l’accesso ad internet sfruttando un solo indirizzo IP “vero”. L’indirizzo che compare nell’iconcina sulla taskbar del sistema operativo, altro non è che il nostro indirizzo nella sottorete di appartenenza, che a sua volta sarà nattato di sottorete in sottorete fino ad emergere verso il vero indirizzo IP pubblico che è esposto su internet.
IPv4 null’altro è che la versione, ratificata nel lontano 1981, attualmente in uso del protocollo IP che definisce, oltre che il numero massimo di indirizzi disponibili (poco più di 4 miliardi), il significato dei bit contenuti all’interno di ogni pacchetto, in quanto ovviamente ci sono tutta una serie di informazioni che vanno ben oltre il messaggio stesso: abbiamo l’indirizzo IP del destinatario, quello del mittente, un checksum per la verifica degli errori e tanti altri dati necessari a far viaggiare correttamente il pacchetto da sorgente fino a valle.
Ogni pacchetto è quindi provvisto di un header contenente le informazioni suddette, che risulta parecchio complesso se paragonato a quello dell’IPv6, e sono evidenti i molti anni che questa struttura si porta dietro, sicuramente non più adatta alla mole di traffico e di complessità che abbiamo raggiunto al giorno d’oggi. Nasce quindi nel tempo l’esigenza di avere un protocollo con più indirizzi disponibili, più snello e soprattutto molto più moderno: l’IPv6 fa così la sua comparsa nella metà del decennio scorso.
Questa nuova versione dell’internet protocol porta con sé moltissime novità oltre che il solo indirizzamento a 128bit tanto pubblicizzato. Abbiamo già accennato all’header, molto più leggero e duttile rispetto al predecessore, che permette di inserire molte più informazioni che, tra l’altro, aumentano anche la velocità di instradamento dei pacchetti, la sicurezza del dato in transito ed altro ancora che adesso andremo ad analizzare con più precisione.
Nell’ottica di migliorare la velocità con cui ogni pacchetto giunge a destinazione, l’header è stato arricchito di un “flow label” che permette di evitare il calcolo del percorso per ogni singolo pacchetto, ma di raggrupparli per destinazione e calcolarlo una volta sola sgravando da un bel po’ di lavoro i vari nodi della rete.
E’ stata notevolmente migliorata la gestione della frammentazione al punto dal non renderla quasi più necessaria; laddove infatti un pacchetto IPv4 più grande della dimensione massima gestibile poteva essere frammentato dal router in pacchetti più piccoli, per poi essere ricomposto dall’host al momento della “consegna”, con il nuovo protocollo invece si ricorre allo spezzettamento del pacchetto solo in caso particolari, anche grazie al fatto che il pacchetto ha dimensione massima maggiore, e tutto ciò porta ad una maggiore velocità di ricezione dei pacchetti nonché ad un lavoro in meno per l’host, con un notevole guadagno in termini di efficienza.
Il multicasting, ossia la possibilità di inviare un singolo pacchetto con una sola mandata ad un numero molto grande di destinatari, è ora nativo e richiesto, e non necessita più soluzioni speciali come in precedenza, garantendo un utilizzo migliore delle risorse hardware a disposizione, soprattutto a favore di tutte quelle applicazioni multimediali che prosciugano parecchia banda.
Anche il QoS diventa nativo: si tratta di una tecnica che permette di assegnare ad ogni pacchetto una certa priorità (se avete avuto modo di smanettare tra le opzioni del vostro router è probabile che questa sigla non vi sia nuova) a seconda delle esigenze dell’utente. Se infatti state guardando un film in streaming mentre la vostra fidanzata è impegnata su Facebook, è chiaro che i pacchetti video sono più importanti e critici per una corretta visione e saranno quindi ritenuti più importanti di quelli della navigazione normale. Organizzando così il traffico si aumenta effettivamente la velocità dei pacchetti più critici dando l’impressione che vi sia più banda a disposizione di quanta effettivamente disponibile.
Con l’obiettivo di migliorare la gestione della rete in generale, segnaliamo che non sarà più necessario nattare un bel nulla (anche se ovviamente sarà possibile farlo comunque se necessario): ci sono così tanti indirizzi che finirà prima il Sole il carburante piuttosto che l’ICANN gli indirizzi IP.
Questo permetterà di semplificare la costruzione e la gestione delle rete, nonché la velocità in generale in quanto ci sono meno intermediari tra mittente e destinatario, e la connessione stessa sarà più trasparente (ma anche più facilmente tracciabile!). Sotto la sigla SLAAC (Stateless address autoconfiguration) si cela un altro punto fondamentale del protocollo IPv6, ossia la capacità per ogni dispositivo aderente alle specifiche di autoconfigurarsi.
Esso riceverà tutta la configurazione necessaria al proprio funzionamento sulla rete alla prima connessione, compreso anche un indirizzo IP univoco reale (cioè veramente esposto sulla rete), eliminando di fatto la necessità, ad esempio, di avere un server DHCP, protocollo che in ogni caso è stato aggiornato allo standard DHCPv6 e che sarà usato solamente nei casi in cui si voglia avere un controllo totale sugli indirizzi IP di una certa sottorete.
Un’altra importantissima innovazione è la possibilità per un host di gestire più di un indirizzo IP contemporaneamente, che oltre ad avere un impatto sulla “usability” di un sistema, è molto importante per la sicurezza. Infatti, un PC multiutente o qualsiasi sistema a cui accedono più utenti anche contemporaneamente, avrà la possibilità di gestire indirizzi IP diversi per ogni account, garantendo al sistema operativo di lavorare meglio ed in ambienti più indipendenti tra loro, dando una grossa mano alle politiche di cifratura dei dati.
Se infatti di norma molti servizi, con IPv4, risiedono di fatto sullo stesso IP, con IPv6 possiamo avere servizi http di base e servizi più critici (come l’ftp o l’https) che lavorano su diversi indirizzi ma comunque sulla medesima infrastruttura server, e su ognuno di essi sarà possibile adottare tecniche di crittografia diverse a seconda della sensibilità del servizio erogato. Pertanto, un attacco verso l’indirizzo http non esporrà gli altri servizi sulla stessa struttura allo stesso attacco, proprio perché saranno fisicamente distinti gli uni dagli altri.
Anche la gestione di una piccola rete LAN beneficerà di questa innovazione, in quanto un singolo PC potrà dialogare con più reti contemporaneamente ed in maniera diretta, sgravando il router da tutta una serie di operazioni di instradamento varie. Generalmente abbiamo quindi una facilità di “installazione” di una rete o di un nuovo dispositivo enormemente superiore, cosa di cui potranno godere gli utenti meno smaliziati ma anche gli amministratori di rete più esperti.
Un altro fondamentale passo verso un’infrastruttura complessivamente più sicura è l’adozione nelle specifiche di base dello standard IPsec. Questo standard permette di rendere sicura una rete basata sul protocollo IP mediante la cifratura del canale di trasmissione e l’autenticazione, dando la possibilità di creare delle sottoreti crittografate con maggiore facilità rispetto alla situazione attuale, in cui l’IPsec è solo disponibile per mezzo di addin da applicare sullo strato dell’IPv4. Sarà presumibile quindi che in futuro moltissime reti avranno un livello di sicurezza più elevato, in quanto basterà semplicemente un flag per attivare queste interessanti funzioni built-in nel nuovo protocollo.
Come abbiamo visto quindi, la gamma di innovazioni che porta con sé l’IPv6 è molto vasta e va ben oltre il solo messaggio, lasciatemi dire molto pubblicitario, relativo al numero di indirizzi assegnabili, e potremmo andare avanti per pagine intere a parlare di come l’implementazione diretta nel protocollo di ARP semplifichi di molto la gestione dell’infrastruttura, od ancora di quanto l’uso più efficiente dell’ICMP permetta, tramite il Neighbor Discovery, di trovare con più facilità errori o problemi su qualsiasi nodo della rete.
Certamente il passaggio da un protocollo all’altro, se da un lato è indolore per l’utente finale che di fatto non dovrebbe accorgersi di nulla, per chi gestisce le infrastrutture sarà tutta un’altra storia. Il problema è che non si può spegnere internet, fare il passaggio e ripartire da capo, ma lo switch deve essere fatto a caldo preservando tutte le mappature DNS che sono cruciali per il funzionamento della rete a livello globale, ma soprattutto è necessario che per un certo periodo tutto possa funzionare in modalità “doppia”, in quanto non si può pensare che esista un giorno zero in cui tutto l’hardware mondiale sia aggiornato al nuovo standard!
Non è un problema semplice da risolvere, e per avere un struttura IPv6 al 100% saranno necessari anni di lavoro, che saranno però ripagati dalle notevoli evoluzioni fin qui descritte che esso porta in dote. Parlavamo, in apertura di articolo, anche di motivazioni politiche ed economiche. L’IPv6 farà risparmiare un sacco di denaro, in quanto semplificherà la gestione e la messa in opera di una rete, e darà benefici anche perché alcuni componenti hardware, come i router o i server DHCP, potranno essere meno complessi e si spera quindi meno costosi, oppure sparire del tutto azzerandone il costo.
Questa è forse la motivazione per cui le istituzioni ed i colossi stanno spingendo per un passaggio rapido nei confronti dei loro governi, minacciandoli con il fatto che gli indirizzi stanno finendo: questo è certamente vero, ma si potrebbe andare avanti ancora un bel po’ con varie tecniche anche tra quelle già descritte se solo lo si volesse.
Il fatto è che il passaggio costerà molti miliardi di dollari, ed il costo ricadrà in buona parte sui governi stessi, che pertanto temporeggiano: è una coperta troppo corta, che viene tirata da una parte da chi ha interessi di guadagno e dall’altra da chi invece deve spendere senza avere un ritorno nell’immediato (lungimiranza, questa sconosciuta!). Senza contare la presenza di altri disturbatori: l’IPv6 renderà più semplice ed efficace anche il P2P (grazie alla semplificazione dei flussi di rete ed alla facilità di indirizzamento verso un IP reale), questione che potrebbe dare dei grattacapi alle varie Major del settore musicale, cinematografico o multimediale in generale, le quali certamente staranno facendo un po’ di calcoli per valutare l’impatto di queste novità.
Insomma sul piatto ci sono parecchie questioni, alcune tecniche, alcune politiche ed altre ancora economiche, ma ciò che tutti chiediamo in coro è che è il passaggio si faccia ed in fretta, non tanto per lo spauracchio dell’esiguo numero di indirizzi IP, ma piuttosto per le grandi innovazioni che tutto questo ci porterà, sicuramente benefiche per uno sviluppo adeguato e sicuro della rete internet mondiale, sempre più al centro del nostro futuro.
E il vostro router è già pronto per accogliere l’IPv6?
Post che non si espone a commenti… ma solo a complimenti per la completezza e la chiarezza! Ottimo!
“E il vostro router è già pronto per accogliere l’IPv6?”
Temo proprio di no. Ma esistono in commercio router ipv6?
Articolo completo che di certo mi ha portato molta chiarezza sull’IPv6 ! Complimenti.
In risposta all’ultima domanda dell’articolo, purtroppo il mio router (un linksys WRT54G v2.0) non è compatibile con l’IPv6, al meno, non con il firmware originale. Poi essendo con Alice, penso di aver un po’ di tempo prima di dovere effettivamente cambiare router (firmware)…
Domando: anche se il mio router fosse Ipv6, dato che al momento non credo che esistano dei provider che lavorano con ipv6, avrei qualche tipo di beneficio?
Tempo fa si parlava di due approcci possibili per il passaggio: l’affiancamento o la giornata campale.
Ora mi pare di capire che si va verso la giornata campale, perchè non ci sono provider che diano un ip6 alla gente, neanche ad uno smanettone che ne faccia richiesta. O sbaglio?
@Pluto: Si si esistono eccome!
@Dario: No, fintanto che gli internet provider non lo supporteranno non avresti alcun beneficio purtroppo.
@Andrea R: Si parla ancora di affiancamento oppure di “flag day”, ossia una giornata mondiale in cui effettuare lo switch. Il flag day sarebbe una soluzione ottima se il mondo fosse perfetto, in quanto si partirebbe con il nuovo protocollo attivo e funzionante al 100% da subito. Purtroppo però sul campo non è così facile come in teoria, e penso che il passaggio sarà sicuramente graduale e spalmato su più di un anno…
Quando si parla di IPV6 le questioni tecniche siapur di importanza rilevante passano in secondo piano in confronto a quelle etiche e sociali.
L’arrivo diffuso di IPV6 significherà la morte definitiva di internet come l’abbiamo conosciuta, gia oggi è moribonda, ma l’ipv6 darà la spallata finale.
Finiremo per avere il nostro IP personale, appiccicato come un codice fiscale, e quel po’ di libertà di pensiero e di azione che ancora sopravvive andrà a farsi benedire per sempre.
E come al solito nessuno sembra rendersene conto.
@the solutor: Sono contento che qualcuno abbia colto le riflessioni che ho voluto sintetizzare in poche righe, ossia quanto le questioni tecniche siano sempre in secondo piano rispetto a motivazioni ben più importanti per le aziende, ossia il denaro. Detto questo, anche il fatto di avere un IP univoco praticamente per ogni nostro dispositivo è da un lato un vantaggio (P2P, semplicità di gestione…) ma anche certamente uno strumento in più per “controllare” con più facilità la rete. Io non credo che chi ha ratificato lo standard IPv6 lo abbia fatto anche con malizia, ma come un po’ in tutte le cose ci sono aspetti tecnici che sono intrinsecamente duali e sfruttabili sia nel “bene” che nel “male”.
@Fabio
Infatti.
Probabilmente nessuno ci ha messo malizia, ma resta comunque da tenere presente che ogni innovazione tecnologica legata all’IT finisce per donarci una comodità in cambio di un pezzettino di libertà e/o di privacy.
L’elenco è lungo, dal GPS, al cloud computing, dalle videocamere di sorveglianza alla scatola nera in auto.
Il punto dovrebbe essere, dove abbiamo intenzione di fermarci ?
Dove la tracciamo la linea di demarcazione ?
Dove sta il punto di breakeven tra diritti persi e comodità acquisite ?
Ma perche’ gli ISP assegnerebbero IP v6 statici all’utenza residenziale ?
Possono farlo per motivi tecnici, ma dal punto di vista “monetario” non ce’ alcun incentivo a farlo.
Anzi e’ piu’ probabile che nella transizione ip -> ip v6 mettano tutti gli utenti dietro grossi NAT (come succede con fastweb) e poi vendere gli ip v6 a prezzi premium.
Ma voi veramente ce la vedete Telecom, Tiscali, Libero etc… assegnare ip v6 statici agli utenti consumer anche se fosse tecnologicamente fattibile ? Ma lol.
@the solutor
Hai dimenticato ciò che già ci traccia, ci ascolta e ci controlla: il telefonino.
La differenza reale di privacy tra ipv4 e ipv6 è quasi nulla, almeno in Italia. Inoltre il trasporto fisico di IP (ethernet) è da quando è nato che ha un indirizzo di rete univoco e rintracciabile e si chiama MAC…
@goldorak
Non è più come tu dici. Anche Fastweb si è dovuto comprare un milione circa di IP 2 anni fa per adeguarsi alla tracciabilità e alla conservazione dei dati che transitano su internet, imposta per legge in Italia.
Ormai tutti gli ISP italiani hanno un IP univoco, seppur dinamico, per gli utenti attivi in quel dato momento.
@Brama
l’indirizzo di rete univoco e rintracciabile “MAC” non è così univoco: è infatti possibile trovare due identici indirizzi MAC commercializzati in due continenti diversi (es. Europa e Asia Orientale).
@Dej611
Per quello lo puoi anche cambiare a mano in quasi tutti i driver delle schede di rete…
Grazie comunque della precisazione.
Ciao, ottimo articolo!
Segnalo solo un refuso sulla dimensione massima dei pacchetti IPv4: non è 576 bytes ma ben 65535 bytes. La dimensione minima che un host _deve_ essere in grado di ricevere è invece 576 bytes.
In realtà, comunemente la dimensione massima dei pacchetti, sia in LAN che su Internet, è di 1500 bytes, in quanto la MTU della Ethernet è proprio di 1500. Spesso però mi è capitato di dover abbassare l’MTU proprio a 576 per evitare che pacchetti “grandicelli” venissero droppati dai router Internet.
Fonti:
a) http://docs.online.bg/NETWORKING/tcp-ip-illustrated/ip_inter.htm#3_2
b) http://docs.online.bg/NETWORKING/tcp-ip-illustrated/link_lay.htm#2_0
Ciao.
ottimo post!!!! ci voleva un post del genere per far capire ai geni dell'”io voglio ipv4 per sempre tanto ipv6 non serve a niente” che il protocollo ipv6 è molto più di 2^128 indirizzi
per i router ci sono eccome, io ho comprato recentemente un dlink 855 ed è abilitato a gestire ipv6
@the solutor
MALEizia, c’è eccome; non pensare che sia solo un problema di “possibile” violazione della privacy e basta dovuto a fattori “casuali”…
La gente non si sta ancora rendendo conto, che internet, ci è stato dato per uno scopo ben preciso, e il 90% non lo usa neanche per informarsi veramente, ma solo per credere di essere informato…
Purtroppo Internet è sempre un progetto militare dell’ARPA, non basta cambiargli il nome per cambiargli il motivo per cui è stato dato alle masse (internet=Arpanet)…
Ma bisogna svegliarsi e capire perchè tutta questa tecnologia ci viene sempre più “donata” (vedi Google e i suoi servizi gratuiti che guardacaso sono sempre più comodi e migliori di altri)
Dovete cercare ed approfondire ogni cosa…
Il grande fratello orwelliano, potrebbe essere presto molto peggio di quello del romanzo, e potremmo perdere la nostra libertà per come ci venderanno sempre più i loro mezzi con scuse (sicurezza, comodità e modernità) sempre più menzoniere…
La guerra è pace
La libertà è schiavitù
L’ignoranza è forza
(George Orwell in “1984”)
Accertatevi di ogni cosa, attenetevi a ciò che è eccellente!
PS: leggete anche qui, per chi conosce l’inglese:
http://www.prisonplanet.com/uh-oh-%E2%80%93-the-internet-is-about-to-run-out-of-ip-addresses.html
http://anti-illuminatiblogs.blogspot.com/2009/11/nwo-is-going-to-decapitate-it.html
e se conoscete l’italiano :) ,fatevi un giretto anche qui:
http://intermatrix2.blogspot.com/2010/12/il-potere-e-lrfid-del-controllo-sociale.html
buoni approfondimenti… ;)
Devo segnalare che la possibilità di avere più IP per link non è peculiare di IPV6. Lo stesso è possibile anche in IPV4 (senz’altro in Linux ma credo anche in Windows).
E francamente tutti i vantaggi descritti nell’avere più IP non mi trovano daccordo. L’unico che vedo reale è un maggiore facilità di (auto)configurazione.
G.B.
io leggo tanto contro il NAT, personalmente invece lo trovo molto comodo a livello logico per raggruppamento per sottoreti con macchine di omogeneo utilizzo e soprattutto per questioni di sicurezza: preferisco tenere la sottorete stretta dietro un bel router piuttosto che dare accesso diretto da/verso gli utenti, stessa cosa per eventuali server interni che non devono offrire servizi interni… il nat e’ sempre una complicazione in piu’ per i curiosi
@Alfonso: per piacere!…
Accertati di ogni cosa, lo dici tu, ma vale anche per te: planet-prison, anti-illuminati, intermatrix?!? …parafrasando una vecchia pubblicità: quella è FANTAscienza non scienza!
Ciao
Giovanni, guarda che la realtà ha già superato tanta di quella letteratura di fantascienza…
Ci mancano praticamente solo i motori a curvatura, i viaggi nel tempo ed il teletrasporto, tutto il resto è già qua, dall’interfacciamento silicio/organico a 1984 o skynet, se preferisci.
Negare l’evidenza è un po come prendersi un analgesico per curare l’artrite reumatoide, ti passano i sintomi per qualche ora, ma la malattia è sempre la.
Carissimo Giovanni,
purtroppo o per fortuna io sono anni che mi accerto di ogni cosa, mentre molti proprio su internet, credendo di sapere, si fermano a criticare senza neanche seguire il consiglio che ti ho dato…
La tua risposta non fa altro che confermare ciò che ho appena detto, e se rispondi così, vuol dire che non hai ancora messo insieme abbastanza puntini (forse neanche 2) del mosaico molto più ampio da comporre, di cui io qui ho messo SOLO un avvertimento… Sta a te voler approfondire, e mi spiace che molti si fermino solo a quello che non credono…e lo reputino “fanta”scienza… Purtroppo il controllo sociale delle masse passa anche attraverso la subliminazione di messaggi passati per anni grazie ai film di Hollywood e alle TV…
Credere che sia tutto solamente “un film” fa parte dei messaggi che ti anno appunto instillato con la “programmazione” dei loro “films”, mentre ti mostravano esattamente ciò che nel frattempo stavano creando…
Ti/vi do un altro puntino del mosaico, (unite i puntini…)
Sapete chi è Franco Bernabè?
(per ciò che riguarda internet, solo in Italia, per esempio)
Bene, se sapete o avete cercato chi sia, ora faccio un’altra domanda:
“sapete cosa è il gruppo Bilderberg, che solamente grazie alle informazioni diffuse su “ARPAnet” (Internet) da pochi anni, negli ultimi 2 anni è uscita anche qualche informazione sulla cronaca di pochi giornali stranieri?”
Ora guardate se il signor Franco Bernabè abbia mai avuto a che fare con questo gruppo che ogni anno da diverso tempo, si riunisce in località in modo quasi del tutto anonimo e segreto, da decenni, senza che stampa e giornali si fossero mai occupati di loro, fino a 2 anni fa…ed ancora non se ne occupano di certo più di tanto…
Forza Giovanni che se vuoi, oltre che a criticare a priori, puoi fare molto di più nel ricercare informazioni, finchè i signori della rete di permetteranno di trovare quello che ancora (non so per quanto) puoi sperare di trovare…
non fermarti solo all”Attivissimo” di turno autoproclamatosi antisbufalatore da solo, o a WIKIpedia o alla prima pagina che ti mostra Google… A proposito, come mai ANDROID, il SO operativo di GOOGLE che hanno spacciato come un open source libero e gratuito, è sempre più inserito ovunque anche nella telefonia mobile… Come mai sta diventando un ottimo (apparentemente) SO per tablet di ogni azienda che esce? Come mai tutti i ragazzini che vogliono tutto e subito, sponsorizzano da soli in ogni pagina web il CHROME come il browser superveloce che batte ogni altro browser e se lo installano senza neanche preouccuparsi cosa google (e per chi) possa raccogliere coi sui bellissimi sistemi di geolocalizzazione ecc ecc ecc…
Sei ancora uno che crede che dietro FACEBOOK ci sia “solo” il progetto ambizioso di un ragazzino universitario che voleva riunire i compagni di università e che all’improvviso ha avuto l’idea del secolo ed è diventato bilionario? E si ma i puntini da mettere insieme sono talmente tanti che… vabbuò auguri, ricordati che il mio era solo un avvertimento, ma tu puoi anche prendermi come un visionario che vede troppi films… ah ah ah non ti preoccupare dormi pure sonni tranquilli e stai sereno, non è successo niente, torna a mangiare la tua bistecca saporita…
http://www.youtube.com/watch?v=K6WklAL_j2k
ops. guarda un po’, sono io che guardo troppi films hai ragione!!!
@Giovanni,
dimenticavo:
“dei links che avevo messo, ti sei fermato a leggere solo i titoli dei siti, o riesci anche a leggere e a riflettere per più di qualche secondo, sul contenuto di quanto scritto dentro?”
;)
ciao
@ Fabio
Ricordami un attimo, lo stack TCP/IP e’ tutto dentro il sistema operativo, giusto? Quindi chiunque abbia un OS “recente” e’ a posto per quel che riguarda il proprio PC, o c’e’ qualcosa anche nel suo hardware (nella scheda di rete)?
Cioe’: e’ “solo” l’infrastruttura di rete dei provider che deve cambiare, gli utenti finali sono praticamente gia’ a posto, no?
Per quel che riguarda la sicurezza: quanto ti importa il fatto di avere un IP tuo, se cripti tute le tue comunicazioni? Cmq gia’ adesso la magistratura se vuole puo’ andare dal provider e ottenere il tuo IP se vuole, no? Il fatto che sia pubblico e visibile a tutto il mondo, e fisso, mi semplificherebbe la vita non poco per collegare i miei pc :) e poi ci pensa IPSec sotto e la crypto a livello applicazione sopra a proteggermi. Certo, si puo’ fare analisi del traffico… ma si puo’ anche adesso. O no?
@ alfonso
Non è questo il luogo per approfondire queste tematiche. Prego te e tutti quelli che sono entrati nel merito di rimanere in topic.
Mi associo ad Alessio: qui si parla di tecnologia e di IPv6, le teorie del complotto non c’entrano un bel nulla.
@pleg: Si gli utenti finali dovrebbero essere già a posto, bisogna solo accertarsi di avere un router compatibile e molti dei modelli usciti negli ultimi anni lo sono. Esatto, gli OS più recenti sono già pronti all’IPv6 ed attendono solo di essere configurati!
Concordo, già adesso è possibile rintracciare con precisione un qualsiasi (forse) dispositivo di rete, pertanto il passaggio all’IPv6 potrebbe solamente semplificarlo, senza contare però che il NAT esisterà ancora e quindi chi vuole “mascherarsi” potrà attrezzarsi per farlo con mille diverse tecniche :)
io ho postato argomenti inerenti (altro che “teorie” del “complotto” come vuole farvi credere la “neolingua” orwelliana)
Solo per chi non vuole vedere e non ha messo insieme i puntini, sono argomenti OT… (guardate che c’è poco tempo e nascondersi dietro alle “teorie” per non voler vedere, potrebbe costare molto caro a tutti e a molti)
Basta unire i puntini e anche voi vedrete che tutto è collegato, anche il passaggio all’ipv6 fatto passare come la panacea di tutti i mali di internet…
Tu caro Fabio Bonomo, (ho apprezzato, davvero il tuo articolo, ;) ) avevi sollevato punti interessanti su cui riflettere, quando dicevi di guardare oltre quello che ci sta dietro alla propaganda dell’IPv6, quindi, un consiglio benevolo, fallo per davvero e fino in fondo!
Non sbucciare solo il primo strato della cipolla, sotto ce ne sono altri di strati prima di arrivare al centro ;)
Piccolo appunto un router sull’interfaccia ADSL usa il protocollo ATM che non ha un MAC e la dimensione dei pacchetti è di 53 byte di cui solo 48 di payload.
il mio dlink è un po vecchiotto, quindi temo che non sarà proprio aggiornato.
Quello che mi dispiace di più, è che al politecnico di milano non sono mai stati organizzati corsi nei quali si spiegasse un minimo questo ipv6 (neanche agli ing delle telecom)… E poi si vorrebbe un’università a livelli mondiali…
@floc: “io leggo tanto contro il NAT, personalmente invece lo trovo molto comodo a livello logico per raggruppamento per sottoreti con macchine di omogeneo utilizzo e soprattutto per questioni di sicurezza: preferisco tenere la sottorete stretta dietro un bel router piuttosto che dare accesso diretto da/verso gli utenti, stessa cosa per eventuali server interni che non devono offrire servizi interni…”
Come non quotarti? E poi, come funzionerà l’individuazione di client della stessa sottorete? Se pingo il pc del mio collega il comando dovrà “attraversare” tutta l’internet? Secondo me, nelle sottoreti aziendali, si continuerà con l’ipv4 e poi si natterà il tutto sul router ipv6
@bob: Mi trovo in assoluto accordo con te, penso proprio che ogni rete che si rispetti continuerà ad usare NAT e DHCP, è l’unico modo per gestire con intelligenza una rete e per dare all’amministratore un controllo “decente” su di essa. Magari non userà IPv4 ma anche la sottorete sarà IPv6, ma di certo ci sarà più di un intermediario tra la rete e l’esposizione su internet. Sarà da valutare anche il comportamento degli internet provider: secondo voi, quando apriremo un nuovo contratto (ad uso domestico e privato) ci daranno un IP pubblico a prescindere o saremo comunque parte di una sottorete? Credo che la risposta non sia di natura tecnica, ma soprattutto economica e politica. Mi piacerebbe avere il vostro parere, soprattutto se c’è qualche utente più esperto in materia :)
Il vero e unico problema per gli utenti del protocollo IPv6 è quel maledetto campo “class”. Permetterà di avere un controllo sulla priorità dei pacchetti: c’è chi andrà al max e chi invece dovrà accontentarsi di quello che la elite gli metterà a disposizione. Con un bel addio alla tanta “democrazia” della rete.
Oggi non è possibile fare una cosa del genere se non per tipologia di servizi legati ad alcune analisi fatte sui pacchetti o semplicemente sulle porte. Ma non c’è discriminazione tra utenti. Con l’IPv6 la discriminazione tra classi di utenti (bel nome per il campo nell’header, davvero) sarà all’ordine del giorno.
Abbonamento premium “classe A”. Abbonamento scrauso “classe Z”. Con tutte le vie di mezzo. Paghi per la TV on Demand? Bravo, classe A. Gli altri che usano Intenet per Facebook (ovviamente non pagando per la TVoD non faranno altro con esso, no?) si ritroveranno presto le scarse linee intasate.
Purtroppo però questo non sarà limitato alla sola utenza “civile”. Pensiamo alla discriminazione possibile sul traffico proveniente da una certa area geografica/stato/server etc..
Nuovi scenari possibili (e non fantascientifici) senza usare tecnologia d’avanguardia, perché ormai la capacità tecnica è già presente nella normale infrastruttura.
@alfonso
Domanda: tu dove hai preso tutte quelle informazioni che hai spacciato per assoluta verità?
Non so se non ti accorgi che sei vittima dello stesso identico problema che hai sollevato… tautologia socio-culturale-telemediatica?
Alfonso: se i padroni del mondo si “riuniscono in modo del tutto segreto” e la stampa e nessuno ne sa niente vorrei sapere come fai te a saperlo.
Don’t feed the troll, si dice di solito, ma stavolta ho fatto un’eccezione
@Nessuno:
il tuo punto di vista è condivisibile ed è esattamente quello che l’elitè sa fare meglio, confondere le acque, lasciando circolare verità in mezzo a mezze verità e a totali menzogne… sta a te a discernere e unire i puntini e soprattuto perderci tempo (sempre che tu lo voglia trovare il tempo)…
qui la vittima non sono certo io ;)
@Spinoza
giuste considerazioni,le tue, ma approfondisci, non sono io a doverti dare questa risposta…
Vedrete che presto molte di queste informazioni lasciate liberamente trapelare dalla rete, presto verranno censurate… sta già succedendo nei canali youtube degli “attivisti” che spesso pubblicano notizie al di fuori della finzione dei media, ma nessuno se ne accorge, proprio perchè tutti credono alla “teoria del complotto” e la tacciano di false credenze di paranoici “complottisti”… Ognuno ricerchi e approfondisca da sè, e impari a discernere tutti i tipi di informazione;
non chiedo neanche che crediate a me e a quello che ho detto, ma approfondite “Tutti” gli input che ho dato e non fermatevi all’apparenza più scontata delle notizie che tutti ci aspetteremmo di avere su determinati argomenti o al primo blog di chi dice inventandosi storie “credibili” ai più, che siano tutte bufale…
Occhio…
The solutor, vi ha dato ottimi spunti su cui riflettere, riconsiderate anche i suoi posts…
@the solutor:
Complimenti per la sagace lungimiranza… ;)
@Fabio Bonomo (autore del post)
Di nuovo complimenti per l’articolo per gli ottimi spunti di riflessione dal punto di vista tecnico…
La domanda che poni sull’ip pubblico nell’ultima tua domanda, è giusto porsela…
L’importante è continuare a farsi domande e le risposte arriveranno di conseguenza…
ciao a tutti
state accorti… ;)
@fabio bonomo
“secondo voi, quando apriremo un nuovo contratto (ad uso domestico e privato) ci daranno un IP pubblico a prescindere o saremo comunque parte di una sottorete? Credo che la risposta non sia di natura tecnica, ma soprattutto economica e politica. Mi piacerebbe avere il vostro parere, soprattutto se c’è qualche utente più esperto in materia :)”
e’ la stessa domanda che mi sono posto anche io. so per certo che fastweb ad esempio (il cui + grande limite e’ sempre stato l’ip privato al di la’ dei vari modi per scavalcarlo) sta gia’ considerando di dare direttamente ip pubblici ai nuovi clienti ipv4 per tutto il 2011 visto che tanto ormai quei pool hanno comunque i giorni contati, e nel frattempo si predispongono alla migrazione di massa su una architettura ipv6. La cosa mi ha dapprima stupito, poi pero’ ho considerato che e’ abbastanza ovvio: con un a tale sovrabbondanza di ip, che interesse hanno LORO a tenere il nat e tirarsi dietro tutti gli annessi problemi di tracking 1:1 (causa normativa antip2p o antiterrorismo, cmq sono obbligati a farlo da un pezzo ormai) quando hanno il flag “class” che e’ cosi’ comodo?
niente.
quindi avremo tutti un ip pubblico, ma navigheremo comunque tutti a seconda di come vuole il nostro gestore
sugli interessi che avrei invece IO a tenere il nat nelle mie infrastrutture mi sono gia’ espresso sopra :)
@ Nessuno: il problema che sollevi in realtà già esiste, perche firewall e apparati di rete (router/switch) evoluti possono già dare più o meno banda in base alla classe IP sorgente / destinazione. Anche a livello DSLAM è possibile dare più o meno banda a determinati link e/o servizi.
Per cui non credo che il campo “class” dell’IPv6 sia così dannoso… in sostanza è la riedizione (migliorata) del vecchio campo TOS (type of service).
Ciao.
Capisco perfettamente di essere OT e mi rammarico della cosa che ho contribuito ad innescare, ma mi limito a questo unico intervento perché trovo odioso essere indicato come un cretino superficiale da chi, con un atteggiamento derisorio, mi parla di unire puntini e di credere a matrix o al complotto mondiale delle scie chimiche e che ostenta un atteggiamento paternalistico da chi la sa lunga… e poi mi parla di quando arriva babbo natale o il padrone dell’universo che sia!
Fortunatamente ho vissuto abbastanza da capire come girano le cose nel mondo e di pagarne, almeno in parte, le spese in prima persona. Sinceramente mi preoccupo personalmente di conservare la mia privacy nel limite del possibile, ben sapendo che esistono dei rischi nella sovraesposizione o nella violazione della stessa che bisogna mettere in conto di correre per ottenere dei benefici… fortunatamente si può ancora sciegliere e, per fare un esempio pratico, io non ho account su social network di qualsiasi genere… ma nessuno mi ha ancora obbligato a farlo.
Vedi, la perdita della privacy è un grosso problema per gli uomini di potere (come, per fare un esempio a caso, Berlusconi) che così non possono farsi tranquillamente i c… loro, ma lui ci tiene affinché questo diventi un problema anche tuo. Io invece, oltre alla perdita della privacy vedo molta fame nel mondo, bambini del tutto innocenti morire perché mancano dei vaccini più banali, popolazioni di diseredati costretti a buttarsi in mare su barche scassate, moltissime guerre, persone povere e totalmente ignoranti che non hanno nemmeno idea di cosa sia la libertà: imprigionati in regimi fondamentalisti, in trappole fatte di religione o di politica… capisci? Quelli non possono usare internet, non c’é nemmeno il rischio che vengano “spiati” perché fanno prima a ucciderli se proprio dovessero dare fastidio. Quindi quei complotti di cui parli mi preoccupano poco o niente. Perché so perfettamente che questo non è il migliore dei mondi possibili (me lo ha ricordato Voltaire qualche secolo fa)… ma dopo essermi preoccupato di “coltivare il mio orto” è il caso che prenda coscienza di qualche miliardo di persone che stanno peggio e non lasciarmi ingannare dai falsi problemi dei complotti universali.
E poi.. se a trarre vantaggio dalla tua privacy fossi proprio io? Se fossi il figlio di Bernabé (che hai descritto come una sorta di belzebù che vuole il male del mondo)… in fondo dovresti stare zitto e far finta di niente perché finora siamo proprio noi occidentali che abbiamo complottato per vivere sopra le righe sulle spalle degli altri… prossimamente toccherà ai cinesi!!! Auguri
Ciao
PS: e svegliati… guarda meno film, non leggere giornali (che ti fregano), non navigare in internet (che ti può fregare ancora di più) e prova a capire da dove arriva quello che leggiprima di “unire i puntini” e beccati uno dei tanti, anche se sempre troppo pochi: http://complottismo.blogspot.com/
Per ritornare in Topic (e cercare di farmi perdonare)… condivido quanto è stato accennato dallo stesso autore: ogni tecnologia ed innovazione può comportare degli impieghi negativi, ma questo non significa certo che esista sotto un piano ben congegnato per incastrare gli altri. In genere queste letture, spesso anche un po’ “forzate”, sembrano funzionare, ma sono delle costruzioni a posteriori. E’ vero che invenzioni nefaste come il marketing e la pubblicità a sostegno dell’industria dei media hanno tutto l’interesse a compromettere la privacy di ognuno, ma è lo stesso interesse per un paese in guerra di avere la bomba atomica.
E’ evidente che IPv6 è un’esigenza fisiologica delle infrastrutture di rete, credo che le “contromisure” agli aspetti più problematici non tarderanno ad arrivare… poi bisogna anche che la cultura media si adegui alle problematiche del presente perché l’ignoranza è sicuramente la prima nemica di queste cose. Già il fatto che in un post si lamenti che al politecnico di Milano non abbiano mai informato sull’ IPv6 è abbastanza rappresentativo di quello che intendo dire… ma magari fuori dall’Italia… chissà!
Ciao
Infine, mi aggrego ai complimenti all’autore proprio perché è stato altamente esaustivo sulle molte e fondamentali novità che il nuovo protocollo introduce. Credo che l’attenzione all’aspetto numerico venga sottolineata perché quella più immediatamente percepibile all’utente comune e perché può avvalersi del fascino della dimensione “infinita” che la rete ha raggiunto in breve tempo.
Penso che i vantaggi in termini di efficienza siano molto importanti, perché mi riporta ai casi in cui, per aumentare le prestazioni, si era obbligati a intervenire sul clockaggio tralasciando qualsiasi forma di efficienza… e soprattutto trascurando l’ingegnosità e la perfezione del codice… che per ogni hacker degno di questo nome è quasi una religione!
Perciò, grazie all’autore. Ciao e scusate per gli interventi OT!
@Giovanni: http://img833.imageshack.us/f/moderazioneinfininita.png/
Una cosa non mi torna… la dimensione massima del pacchetto ipv4 dichiarata in poco più di 500 byte, contro il massimo dell’ ipv6 di poco più di 1200.
Da quello che mi ricordo sui fondamenti di rete fatto a suo tempo a scuola, non c’era una dimensione così piccola, il pacchetto ipv4 poteva arrivare ai 65536 byte, che però erano limitati dalla dimensione massima di un frame ethernet che era poco piu di 1500 byte, oppure dal famoso MTU…. forse ci si confonde con la dimensione minima
@tony: Si infatti, come già detto in qualche altro commento, è un mio errore nel testo che correggerò al più presto. Grazie comunque della segnalazione :)
IPv6 l’ho studiato più di 6 anni fa all’università, per Reti di calcolatori, ma ancora oggi fatico a comprendere per quale motivo abbiano esteso gli IP a 128 bit. A mio avviso ne sarebbero bastati 64 (a cui si aggiungono i canonici 16 delle porte per comodi servizi come il NAT) per poter stare tranquilli tutti da qui a quando la nostra civiltà sparirà.
Per il resto i vantaggi dell’IPv6 sono indubbi, e personalmente non vedo complotti dietro questa tecnologia. Anzi, avendola studiata, si capisce come questo protocollo sia nato proprio per soddisfare le esigenze o i limiti che sono via via sopraggiunti dopo l’introduzione dell’IPv4. Esigenze e limiti che, giustamente, sono stati tenuti in conto da chi ha progettato IPv6.
Poi come per tutte le cose è chiaro che ogni strumento POTREBBE anche avere utilizzi “impropri” diciamo, ma dipende dall’uomo che lo utilizza, non dallo strumento in sé (senza annoverare strumenti appositamente pensati per utilizzi poco pacifici e/o democratici, sia chiaro).
@alfonso
Mi spiace per tuo figlio che non hai fatto vaccinare. Avesse preso la poliomielite vorrei vedere che cosa avresti fatto o chi avresti accusato.
Fare questo tipo di cose è veramente stupido. Per proprie convinzioni si mette in pericolo la salute degli altri. Puoi credere tutto quello che vuoi, ma imporre le tue scelte sui tuoi figli è stupido. Finchè ti va bene credi di essere nel giusto (come quello che non si allaccia la cintura che tanto va piano), poi quando sbatti e ti rendi conto di quello che (non) hai fatto però non c’è più rimedio e la colpa è sempre e comunque degli altri (ah, è quell’altro che mi è venuto addosso a mille mila allora!)
Tanti auguri per il futuro, più che a te, ai tuoi figli.
@nessuno
anche la poliomoletite non è stata vinta dal vaccino antipolio! Vedi di informarti meglio (io avevo messo dei link anche scientifici ma tu proprio non li hai guardati eh?) Non parlare per convinzioni che ti hanno inculcato (il Six-tema di cui non sai nulla) sin dalla tua tenera età…
Non dispiacerti per mio figlio sta molto meglio di tutti i bambini vaccinati e di tutti quelli che sono diventati autistici a causa dei vaccini… se vuoi discutere cosa che non volevo fare qui, mi ero ripromesso di non andare oltre nell’ot, leggiti prima i link che avevo messo nell’immagine, documentati meglio prima di criticare le scelte di genitori CONSAPEVOLI e non zombie addormentati nelle coscenze dalle paure medico-scentifiche propagandistiche di un sixtema marcio fino al collo (anche nella inconsapevolezza più totale di medici cresciuti nello stesso six tema di voluta ignoranza)
Sei andato sul personale, ho dovuto risponderti perchè la tua ignoranza mi fa molto paura, molto più del sistema che l’ha generata…
ciao e chiudo
PS: mi sarebbe piaciuto ti fossi documentato su quei link prima di giudicarmi come genitore, ma sono sicuro che non lo farai neanche ora perchè il tuo ego, ti impedirà di approfondire, è troppo sicuro del mondo in cui è stato programmato per andare a guardare la verità… troppa paura…
Addio…
beh io il problema della privacy non lo vedo così insormontabile, sistemi come Tor saranno sviluppati anche per ipv6, e sacrificando un po di banda e il ping si accontentano anche i fanatici della privacy e dell’anonimato!
ma dato che siamo in italia alla mercè di telecom e di politici che piu del telefono a disco non conoscono in italia avremo ipv6 tra 10-15 anni!
@alfonso
se critichi così aspramente i media e il mondo moderno per quale motivo sei ancora su questo portale a difendere le tue tesi, e nn hai spento il pc, preso la tua famiglia, bruciato la tua patente e non sei andato a vivere in un bel bosco? saresti contento tu e faresti contento chi come me nn è costretto a scrollare pagine e pagine di testo per cercarsi i commenti “interessanti”
Scusate l’ooff topic ma qui si rasenta il ridicolo. Mi pare di parlare con qualche invasato di una setta religiosa.
Ma guarda, io guardo oltre quello che vien scritto, divulgato e spacciato per verità assoluta. Io guardo ai fatti. Dall’introduzione dei vaccini la aspettativa di vita per l’uomo è migliorata tantissimo, parecchie malattie sono casi rari nei paesi dove si usa il vaccino:
Dove non si usa è ancora un grave problema. Poi magari anche loro sono parte del sistema perverso e danno dati falsi.
Io ritengo che tu sia stato molto fortunato più che consapevole di quello che hai rischiato. O che rischieranno in futuro i tuoi figli (il vaiolo sembra scomparso dalla faccia della Terra, ma non si può mai sapere).
Sono andato sul personale perché mi ha lasciato veramente basito il fatto che alcuni individui che credono in determinate cose, vere, false o non verificabili comunque, si posano permettere di prendere decisioni importanti sulla vita degli altri.
Mi viene in mente il caso di quella bambina affetta da Leucemia i cui genitori insultarono Veronesi in televisione perché per conto loro la cura Di Bella era la sola soluzione poiché non la faceva stare male come le cure tradizionali e la bambina si poteva permettere di ridere ancora, mentre il noto medico insisteva sul fatto che solo una cura chemioterapica avrebbe potuto darle qualche chance di sopravvivenza. Dopo 2 mesi la bambina è morta. Magari sarebbe morta lo stesso, ma sicuramente la chance di sopravvivere per quanto piccola ce l’avrebbe avuta solo ed esclusivamente con l’uso della medicina tradizionale testata.
Per il resto io sono tollerante su tutto, per me saresti potuto venir qui e dire c hai visto Dio o un alieno e non me ne sarebbe importato più di tanto. Ma decidere della vita degli altri su questo tipo di “credenze”, davvero, mi lascia preoccupatissimo.
Se vuoi evitare problemi per i tuoi figli, al max fa loro capire che la carne è il male assoluto per come è prodotta e per quello che comporta la sua produzione (no, io non sono vegetariano, ma comunque mi rendo conto della cosa). E danne loro il meno possibile. Per il resto spero che ognuno si prenda la responsabilità di quello che fa.
@Cesare Di Mauro
perchè paradossalmente tra 30 anni potrebbero esserci 256 volte in più dispositivi in grado di ricevere un’indirizzo ip, magari il frigorifero, il termosifone, la tua auto ecc ecc potrei stare giorni ad elencare…. guarda indietro di 15/20 anni e dimmi se non c’è stata una crescita esponenziale destinata solamente a continuare a meno di una supernova e/o un attacco alieno.
si è scelto di andare oltre ogni tipo di canone per evitare di dover passare dall’IP v5 ad un nuovo protocollo (ipv6 ad es.) che avrebbe nuovamente rivoluzionato tutto.
@ Narayan
Possono anche esserci 256 piu’ dispositivi, ma 64 bit significa 2^64 ~= 1.8e19 indirizzi IP, cioe’ 370 milioni di indirizzi per ogni essere umano, per una popolazione di 50 miliardi… non credo ci si arrivera’ tanto presto :) finiranno le risorse del pianeta molto prima :)
Ma cavoli è fantastica questa cosa. Sarebbe la vera rivoluzione e non un’evoluzione. Chissà anche nei giochi online le latenze si ridurrebbero quasi come la fibra ottica. i gestori telefonici offrirebbero adsl da 50Bb con up a 10Mb a prezzi competitivi. un router costerebbe lametà. e invece rattoppano i buchi. bà