di  -  giovedì 10 Aprile 2008

tama_auto_elettrica.jpgNei commenti di questo post, io e il nostro lettore Pasquale, fantasticavamo sulle misure da adottare per rendere praticabile la circolazione con le auto elettriche. Mentre io e Pasquale fantastichiamo e la nostra classe dirigente ciarla a vuoto, Governi intraprendenti del nord-europa passano ai fatti.

La Danimarca ha deciso di aderire al progetto Better Place, anche se non lo farà direttamente, ma attraverso la principale compagnia elettrica danese di proprietà dello Stato.
L’obiettivo è abbandonare le auto con motore a combustione in favore delle auto elettriche e di farlo in tempi brevi.

Il Governo danese si impegna a incentivare economicamente l’auto elettrica e a costruire entro il 2010 una rete capillare per l’approvvigionamento di energia da parte dei veicoli. Sono previsti 500.000 mila punti di ricarica, situati in parcheggi pubblici, luoghi di lavoro e abitazioni private, e 150 stazioni di cambio rapide, dove verrà sostituita la batteria in esaurimento con una carica in pochi secondi.

Non è tutto: la Danimarca attualmente soddisfa quasi la totalità del fabbisogno di energia con l’eolico, che di notte non viene sfruttato poiché il vento continua a soffiare ma la richiesta di energia è inferiore. Visto che gran parte delle ricariche delle auto elettriche avverrebbe durante la sera e la notte, l’energia eolica non verrà dispersa ma immagazzinata nei bagagliai delle auto.

Il fondatore del progetto Better Place è convinto che l’auto elettrica, per prendere piede, non debba presentare svantaggi rispetto alle auto di uso comune oggi. Per raggiungere questo scopo è necessario coordinare gli sforzi di aziende automobilistiche, del settore energetico e i governi.

Prima ancora della Danimarca, anche lo stato di Israele ha aderito all’iniziativa, in collaborazione con Renault-Nissan che produrrà in serie auto elettriche da vendere nel mercato israeliano.

E l’Italia? Noi fra un paio di anni, col petrolio a 200 dollari al barile, staremo qui a commentare affermazioni eretiche sulla necessità di centrali nucleari (che tra l’altro hanno bisogno di 10 anni come minimo per diventare operative) e sull’auto a idrogeno che non è ancora pronta. Osserveremo il gioco dello scarica barile tra gli schieramenti sulla responsabilità della crisi energetica, senza che nessuno abbia intenzione di proporre un piano serio e a lungo termine.

Nella speranza che una maggiore coscienza dei temi energetici e della classe politica che (non) ci rappresenta, da parte del popolo di questo Paese si sviluppi e che lo faccia in fretta altrimenti saranno guai, non ci rimane, nel frattempo, che invidiare i danesi.

via | Zeus news

30 Commenti »

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  • # 1
    Pleg
     scrive: 

    “Non è tutto: la Danimarca attualmente soddisfa quasi la totalità del fabbisogno di energia con l’eolico”

    Veramente wikipedia parla di meno del 20%… e gia’ cosi’ nel nord della Germania (che e’ solo a meno del 10% di eolico, ma e’ li’ vicino alla griglia danese) stanno avendo problemi di stabilita’ alla griglia energetica con conseguenti black-out a causa dell’impredicibilita’ della disponibilita’ di energia eolica! Figuriamoci un paese alimentato totalmente da eolico… sarebbe la fine :-)
    Inoltre, spero per loro che abbiano gia’ dei piani efficaci per lo smaltimento delle batterie delle automobili (notoriamente tossiche e che possono causare grave inquinamento al terreno e alle acque), visto che in questo modo il numero di batterie da smaltire aumentera’ almeno di un ordine di grandezza!
    Morale: le fonti alternative sono una bella cosa, ma pensiamo anche alle conseguenze :-)

  • # 2
    Enrico (Autore del post)
     scrive: 

    Ciao Pleg,
    riguardo all’incidenza dell’eolico sul totale della produzione energetica mi pare che la Danimarca vada molto oltre il 20%, vedo di cercare qualcosa in giornata.

    Il problema dei black out è comprensibile per al rete elettrica che non dispone di accumulatori, mentre sfruttando l’eolico per le auto la cosa cambia, poiché l’energia verrebbe immagazzinata nelle batterie, per poter essere utilizzata nel momento del bisogno.

    I black out ad ogni modo sono un problema marginale da un certo punto di vista. Qualche calo di tensione in cambio dell’investimento sull’energia del futuro (le rinnovabili sono tute tecnologie giovanissime e in forte evoluzione) in cambio di qualche piccolo problema, per qualcuno, più lungimirante dell’italiano medio e della nostra classe politica può essere visto come un ottimo compromesso.

    In nord-Europa stanno dimostrando di saper guardare oltre il proprio naso (e le proprie lampadine) e oltre gli interessi delle industria dell’energia, parastatale come l’Enel, che invece investe in vecchie centrali nucleari con l’uranio in via di esaurimento e con il rischio di caricarsi sulle spalle i costi del mantenimento delle scorie per l’eternità.

    Lo smaltimento delle batterie è un problema serio, e lo è già ora, ma con una filiera organizzata di raccolta, riciclaggio e smaltimento a carico dei fornitori di energia e non del proprietario dell’auto, il problema si ridimensionerebbe di molto.
    Passi avanti poi sono stati fatti in questi anni nella costruzione di questi componenti, che oltre ad aumentare la capacità delle batterie a parità di peso e dimensioni, spingono verso la riduzione dell’impatto nell’ambiente.
    Poi va considerato che le automobili tradizionali non sono certo prive di liquidi altamente tossici e che spesso non prendono la vie giuste per lo smaltimento.

  • # 3
    Ilruz
     scrive: 

    Il problema dell’energia e dell’acqua e’ un problema che avremo nel breve/medio futuro; l’italia si prepara con una rete elettrica e idrica che ormai risale quasi al secolo scorso.

    Io, nel mio piccolo, mi sono attrezzato con pannelli solari termici (che mi permettono di spegnere la caldaia per 9 mesi l’anno); e conto di attrezzarmi con pannelli fotovoltaici appena la tecnologia rendera’ possibile l’uso di superfici piu’ compatte.

    Per l’accumulazione di energia, una via alternativa e praticabile sono i volani, anche se ancora poco sviluppata e’ molto promettente.

    Mi preoccupa piu’ seriamente l’acqua, argomento poco interessante ma decisamente piu’ pericoloso: in alcune citta’ europee inizia a scarseggiare seriamente

  • # 4
    Pleg
     scrive: 

    Ciao Enrico,
    “sfruttare l’eolico per le batterie delle macchine” suppongo pero’ significhi passare lo stesso attraverso la rete elettrica: le centrali eolice riforniscono la rete, le macchine si caricano dalla rete. Non credo sia possibile (economicamente parlando) avere una rete parallela dedicata solo al ridornimento delle batterie X auto.

    Quello che mi preoccupa davvero e’ la costanza della disponibilita’: immagazzinare energia elettrica e’ molto difficile, per quelle quantita’ di energia bisogna per forza passare attraverso altre forme di energia. Mi chiedo quanto sia praticabile una soluzione alla “stazioni di pompaggio” (immagazzinare energia sotto forma di energia potenziale gravitazionale, pompando l’acqua dai fiumi su nei bacini idrici), e quali altri sistemi esistano. Sicuramente sara’ un problema tecnologico estremamente complesso, interessante e importante.

  • # 5
    pasquale
     scrive: 

    I sistemi elettrici per l’energia sono, mondialmente, organizzati in rete.
    Questo significa, in pratica, che si può,in maniera opportuna, iniettare energia in qualsiasi punto della rete.Questo è un fatto
    di enorme libertà intrinseca di un sistema che è pensato,costruito e gestito con inquietanti intenzioni di condizionamento dei comportamenti degli utenti della rete.
    Su questa possibilità, si può lavorare per svincolarci da tali condizionamenti, che hanno come obbietivo principale la decuplicazione dei consumi degli utenti nei prossimi ‘pochi’ anni.
    Quando si dice che la rete non è in grado di sopperire a certe esigenze,non significa
    che se ne deve fare un’altra, ma solo che si deve organizzare l’assorbimento con l’erogazione.
    Il modo migliore per fare questo è redistribuire le sorgenti sul territorio ed
    assumere abitudini energetiche che siano il più possibile sincrone con tali flussi naturali.
    L’impiego di impianti solari ed eolici è sicuramente un sistema sano per fare questo.
    In ogni caso questi nuovi impianti di prodzione distribuita sul territorio andrebbero in aggiunta ed in rete a quelli già esistenti.Non vedo, quindi, il motivo di
    metterne in dubbio l’efficacia. Non è un sistema che deve operare da solo.
    Il vero problema, che i produttori conoscono
    molto bene, è che questo tipo di gestione porta al raggiungimento di una terribile(per loro) consapevoleza energetica da parte degli utenti che sarebero autonomi
    perchè organizzerebbero i loro consumi senza fare loro guadagnare nulla.
    In fine penso che le centrali nucleari siano
    un enorme affare per chi le deve costruire,
    così come le stazioni di pompaggio a cui fa riferimento il signore così scettico di cui sopra.
    Rassegnamoci. Le centrali nucleari saranno costruite certamente in Italia.Ci sono enormi capitali investiti da tutti i colossi
    nazionali ed internazionali coinvolti nella loro costruzione.Investimenti che hanno potato gli schieramenti politici di ognuna delle due principali parti in gioco a fare affermazioni in tale senso.
    Su queste dinamiche non possiamo incidere, ma centrali nucleari o meno, siamo padroni dei nostri consumi e le fonti alternative
    possono comunque essere impiegate.

  • # 6
    Pleg
     scrive: 

    Pasquale ha scritto:
    “I sistemi elettrici per l’energia sono, mondialmente, organizzati in rete. Questo significa, in pratica, che si può,in maniera opportuna, iniettare energia in qualsiasi punto della rete.”

    Non e’ proprio cosi’ semplice: la rete non e’ a impedenza nulla, se tu inietti corrente e la prelevi da un altro in un punto la tensione si alza la’ dove insietti e si abbassa la’ dove prelevi… e non e’ banale far si’ che la corrente possa sempre arrivare la’ dove deve, costantemente, in ogni istante del giorno e della notte, in modo robusto. Ad es.: il grosso blackout che ci fu da noi qualche anno fa inizio’ ad Airolo, Svizzera, dove cadde una linea ad altissima tensione che ci connette all’Europa; a catena caddero tutte le altre linee, e l’Italia si trovo’ isolata. Quindi, anche se c’erano molte linee, un guasto ad una di esse (ed una situazione sfavorevole ed altri fattori negativi) causo’ la sconnessione totale dell’Italia e la caduta, a catena, di tutte le nostre centrali.

    Un sistema distribuito, con tanti produttori di piccolo-medio taglio che iniettano in ogni punto della rete in modo incostante e imprevedibile e’ veramente un incubo per chi deve garantire il funzionamento e la stabilita’ della rete: tutti i meccanismi di regolazione attualmente implementati in tutte le griglie non sono progettati per un’eventualita’ del genere.

    Sara’ necessaria un bel po’ di ricerca e nuove infrastrutture. Non e’ una cosa “a costo zero”.

  • # 7
    Pleg
     scrive: 

    Pasquale ha scritto:
    “In fine penso che le centrali nucleari siano
    un enorme affare per chi le deve costruire,
    così come le stazioni di pompaggio a cui fa riferimento il signore così scettico di cui sopra.”

    Visto che ritieni le stazioni di pompaggio una stronzata, spiegami come fai ad accumulare enormi quantita’ di energia elettrica e a regolarizzare la distribuzione di energia. Non si sta parlando di dieci casette, ma dell’intera industria europea… come fai ad alimentare tutta la nostra industria eccetera con l’eolico e un po’ di pannelli? Quando non c’e’ sole e non tira vento spegniamo tutto e andiamo a casa?

  • # 8
    Kersal
     scrive: 

    Per Enrico:
    quando scrivi:
    “I black out ad ogni modo sono un problema marginale da un certo punto di vista. Qualche calo di tensione in cambio dell’investimento sull’energia del futuro (le rinnovabili sono tute tecnologie giovanissime e in forte evoluzione) in cambio di qualche piccolo problema, per qualcuno, più lungimirante dell’italiano medio e della nostra classe politica può essere visto come un ottimo compromesso.”

    dimentichi che non ci sono solo le case e gli uffici agganciati alle reti elettriche, ma anche gli Ospedali, gli aeroporti, le cetrali di Pubblica sicurezza e così via. Per un ospedale o un aeroporto una rete elettrica non affidabile mette a dura prova tutti i sistema di commutazione con le sorgenti alternative (UPS e GE) e alla fine provoca danni serissimi a tutti i macchinari presenti. (se vuoi ti spiego perchè ma non mi pare la sede adatta).

    Morale: Eolico e solare DEVONO essere sviluppate ed utilizzate ma solo come fonti di sostegno affiancate a forme classiche di energia (come il nucleare ahimè)

  • # 9
    Enrico (Autore del post)
     scrive: 

    Pleg la regolarità nella generazione è il tallone d’Achille dell’eolico al momento. Tuttavia le batterie delle auto, come scritto nel post, saranno ricaricate prevalentemente di notte, momento della giornata in cui c’è scarso bisogno di energia.

    Kersal il nucleare prima di essere una fonte energetica è una fonte di problemi, problemi lunghi migliaia di anni senza soluzione. Possiamo ottenere energia anche bruciando vecchi, perché non lo facciamo? Bisognerebbe preoccuparsi di più delle conseguenze del mantenimento dei propri vizi e non solo di come continuare ad assecondarli.
    Se questa per qualcuno non dovesse essere una motivazione valida, posso anche dirvi che l’uranio, materia prima per la produzione di energia dal nucleare, è in via di esaurimento ed ha già costi insostenibili. Le centrali nucleari vivono di sovvenzioni.

    Riguardo alla regolarità di erogazione dell’energia da fonti rinnovabili, vi rimando a quest’altro post. Inoltre esistono, già pronte, anche altre soluzioni, ma non vi anticipo niente… rimanete sintonizzati su questo blog.

  • # 10
    pasquale
     scrive: 

    Io,sinceramente non ho capito dove vuole puntare ‘pleg’.
    Forse vole dimostrare di essere uno figo che conosce un poco di teoria dei sistemi elettrici, un poco di regolazion dei sistemi elettrici ed un poco di affidabilità dei sistemi elettrici.
    Ma qui non siamo alla fiera delle vanità, ne tanto meno alla fiera dei terroristi della scienza che cercano di far passare certi argomenti come un tabù per i molti e che devono essere affrontati solo dai pochi baronetti sparsi qua e la per i dipartimenti delle facoltà italiane.
    Ho scritto che si può iniettare,(OPPORTUNAMENTE),energia elettrica in qualsiasi punto della rete, che, affinchè non si abbino eccessivi problemi di perdite e di stabilità, sarà meglio che si trovi il più vicino al punto di assorbimento.Cosa facilmente realizzabile se, come sopra affermato, le sorgenti fossero distribuite.
    Daltronde, i problemi di stabilità a cui si faceva riferimento sopra ,vengono già elegantemente risolti dai nostri ingegnieri elettrici (che quattro cose sanno e sono sufficienti a gestire queste problematiche ).
    Inoltre sono convinto che i sistemi elettrici per l’energia siano gestiti al minimo dell’evoluzione possibile ed un miglioramento nella gestione della produzione,trasmissione e regolazione non necessiti di grndissima ricerca.Le conoscenze già ci sono basta applicarle,ma questo non conviene.

  • # 11
    Pleg
     scrive: 

    Enrico ha scritto:
    “Le centrali nucleari vivono di sovvenzioni.”
    Vero, ma anche tutto il rinnovabile al momento vive di sovvenzioni :-)
    Non fraintendermi, avendo circa ancora i 2/3 della mia vita davanti (secondo le recenti statistiche sulla prospettiva di vita) spero che si riesca, nei prossimi (pochi) decenni, a trovare/sfruttare le fonti rinnovabili in maniera massiccia. Essendo pero’ tecnocrate e tecnofilo mi interessa molto l’aspetto di fattibilita’: per questo esprimo i miei dubbi, e anche perche’ c’e’ qualche talebano dell'”alternativo” (come il pasquale qui sopra) che e’ rapido a dar la colpa al Sistema Oscuro Internazionale Delle Multinazionali E Dei Baroni Sfruttatori di molte cose che invece sono grossi problemi tecnologici, che vanno risolti con molta pazienza, studio e investimento.

    In questi miei commenti volevo appunto sottolineare uno degli aspetti (la stabilita’ della griglia) di cui non si parla mai e che invece e’ estremamente importante.

  • # 12
    Pleg
     scrive: 

    “Io,sinceramente non ho capito dove vuole puntare ‘pleg’.
    Forse vole dimostrare di essere uno figo che conosce un poco di teoria dei sistemi elettrici, un poco di regolazion dei sistemi elettrici ed un poco di affidabilità dei sistemi elettrici.”

    Beh tu hai dimostrato di non saperne nulla, quindi…

    “Ho scritto che si può iniettare,(OPPORTUNAMENTE),energia elettrica in qualsiasi punto della rete, che, affinchè non si abbino eccessivi problemi di perdite e di stabilità, sarà meglio che si trovi il più vicino al punto di assorbimento.Cosa facilmente realizzabile se, come sopra affermato, le sorgenti fossero distribuite.”

    Non e’ solo un problema spaziale, ma temporale: posso anche mettere dei pannelli solari sul tetto di tutte le case della mia citta’, poi quando li’ non c’e’ sole bisogna attingere all’energia di qualcun altro… senza contare che i generatori eolici non si possono mettere “vicino ai consumatori” (non quelli alti 150 metri con pale di 50 metri e’ piu’…), e quindi la griglia soffre, cioe’ le nostre macchine soffrono, perche’ la generazione continua a spostarsi, ad attivarsi e disattivarsi…

    “Daltronde, i problemi di stabilità a cui si faceva riferimento sopra ,vengono già elegantemente risolti dai nostri ingegnieri elettrici (che quattro cose sanno e sono sufficienti a gestire queste problematiche ).”

    Gli ingeGNEri nostri (e altri) sanno risolvere bene i problemi che si sono posti finora: pochi, grandi generatori stabili e regolari, ultilizzatori piccoli e distribuiti. I problemi che si pongono ora con questi metodi di generazione distribuita e instabile sono molto diversi, molto piu’ complessi, e le reti attuali non sono costruite per gestirli. Quindi serve pensarci bene.

    “Inoltre sono convinto che i sistemi elettrici per l’energia siano gestiti al minimo dell’evoluzione possibile ed un miglioramento nella gestione della produzione,trasmissione e regolazione non necessiti di grndissima ricerca.Le conoscenze già ci sono basta applicarle,ma questo non conviene.”

    Facci un bell’esempio. Ad esempio spiegaci perche’ alle aziende elettriche conviene causare (cioe’ lasciare coscientemente che avvengano) black-out sulla rete, che ti ricordo costano cifre enormi di penali per interruzione del servizio, quando con quattro soldi (come dici tu) potrebbero mettere tutto a posto.

  • # 13
    pasquale
     scrive: 

    Quando dico che sarebbe auspicabile la diffusione di
    sorgenti distribuite di energia elettrica sulla rete, non intendo
    dire che queste strutture debbano sostituire l’intero sistema
    elettrico già esistente e funzionante.E chiaro, a chi vuol capire,
    che queste strutture andrebbero ad operare nell’ambito della rete
    esistente, consentendo, a chi volesse realizzarle, di sfruttare
    le sorgenti naturali di energia esistenti.
    Che cosa c’è di assusdo in questo ?
    I pannelli solari e le pale eoliche non possono alimentare
    l’industria, ma nessuno ha detto questo.
    Daltronde, per come si esprimono certi, quando si parla di fonti
    alternative, le si mette a confronto col rifornimento dei grossi carichi
    industriali per cercare in tutti i modi di denigrarle.
    Ma i grossi carichi industriali sono gia alimentati!
    Allo stesso modo, quando si parla di nucleare,le argomentazioni
    usate da chi lo sostiene mi sembra che si basino sul fatto che
    questi carichi non siano già alimentati.
    Il ruolo principale che, a mio avviso, svlogono (perchè per fortuna esistono
    posti in cui queste tecnologie finissime vengono adottate nell’accezione a cui mi
    riferisco io ) le tecnologie che sfruttano le energie rinnovabili, è quello di determinare
    la crescita di quella coscienza energetica di cui c’è il bisogno
    affinchè si abbia una effettiva crescita sociale complessiva.
    Quella coscienza energetica che ci fa usare l’energia in maniera più
    ragionata e quindi consapevole.
    Cosa ci sarebbe di sbagliato se si diffondesse la realizzazione di impianti di
    produzione che, indipendentemente dalla rete, ci consentissero di fare il pieno
    usando il sole ed il vento ?
    Avendo questa disponibilità, forse useremmo meno le auto, per le esigenze
    minori, mentre per le esigenze più urgenti assorbiremmo l’ energia
    che ci serve per caricare le batterie, dalla rete.
    Forse saremmo tentati di installare nei nostri impianti dei semplici dispositivi
    che ci consentono di far funzionare certi carichi solo quando c’è la disponibilità
    di certi tipi di energia. e così via……
    Tutto questo va inevitabilmente in conflitto con gli interessi delle
    società produttrici di energia elettrica.
    La polemica con ‘pleg’ non serve a nessuno.
    Forse serve solo a gonfiare il suo ego smisurato….
    In queste circostanze io dico sempre che nell’era delle nanomacchine e delle
    neuroscienze, mi sembrano ridicoli i problemi sollevati circa la
    impossibilità della gestione sel sistema elettrico per l’energia.
    Poi ognuno segue le sue convinzioni……
    Non mi metto neanche a commentare i black-out, perchè ci sarebbe
    da dire parecchio sui soldi che ha sbloccato quello provvidenziale
    di qualche anno fà, a cui faceva riferimento ‘pleg’ : gassificatori, ed altri
    investimenti simili, per non parlare del superamento degli ostacoli ambientali
    e locali…….

  • # 14
    righe90
     scrive: 

    mmm, molto interessante questa discussione anche se non ho capito chi ha ragione e, purtroppo, non ho le conoscenze per farlo…

  • # 15
    Andrea Demartini
     scrive: 

    Vorrei aggiungere qualche considerazione

    – Se da un punto di vista le energie rinnovabili e quelle fossili non sono in competizione, cioè non c’è necessità di sotituire all’improvviso le seconde con le prime, da un’altro è innegabile che invece questa sostituzione dovrà essere effettuata gradualmente

    – Il problema principale delle centrali termonucleari a fissione non è tanto lo stoccaggio delle scorie radioattive o la reperibilità dell’uranio, difatti con i reattori autofertilizzanti si produce più materiale fissile di quello che si consuma (sono i reattori con cui si ottiene anche il plutonio bellico), ma bensì lo smaltimento delle centrali stesse e dei materiali che le compongono. Una reazione di fusione nucleare produce neutroni, che rendono lentamente ma inesorabilmente radiottivo tutto ciò con cui entrano in contatto. Una cupola cementizia può contenera la radioattività per X anni, ma verrà comunque il momento in cui sarà satura di neutroni e incomincerà a rilasciarne. Non esiste un isolante di neutroni, se non un campo magnetico, la cui richiesta energetica per essere mantenuto è folle.

    – quest’ultima frase, mi fa venire in mente anche una certa questione: a che punto siamo arrivati con la fusione nucleare? Sono anni che non se ne parla, eppure è chiaramente LA fonte energetica per eccellenza, in prospettiva.

  • # 16
    Pleg
     scrive: 

    Andrea ha scritto:
    “- quest’ultima frase, mi fa venire in mente anche una certa questione: a che punto siamo arrivati con la fusione nucleare? Sono anni che non se ne parla, eppure è chiaramente LA fonte energetica per eccellenza, in prospettiva.”

    Ci sarebbe il progetto ITER, in Francia (collaborazione internazionale, piu’ o meno tutto il mondo), ma ho sentito gente scettica, anche se non ho le competenze per giudicare. Cmq un mio amico che si occupa di laser ad altissima potenza (petawatt) per l’accensione del materiale di fusione mi ha detto che secondo lui non ci riusciremo prima di 50 anni :-P

    Ma, come dicevi tu al punto precedente, anche le centrali a fusione produrranno un bel po’ di materiale radioattivo: la centrale stessa, o quantomeno il nucleo, sottoposto ad un bombardamento neutronico intensissimo (tanto che si devono anche studiare materiali nuovi capaci di sopportare le estreme condizioni all’interno del nucleo).

  • # 17
    Andrea Demartini
     scrive: 

    E’ vero, anche i reattori a fusione hanno il problema dei neutroni, ma nel trizio il tempo di decadimento è di 12 anni circa, quindi più gestibile.
    Senza contare che se in futuro si riuscirà a fondere solo atomi di deuterio fra loro, senza trizio, non ci sarebbero emissioni di neutroni.
    Oltre a ITER avevo anche sentito di DEMO, ma non ne so praticamente nulla…

  • # 18
    pasquale
     scrive: 

    E’ incredibile !
    Questo post è nato come continuazione di un altro, iniziato qualche settimana
    fà, in cui si dava risalto alla notizia che finalmente la tesla motors si era decisa
    a mandare in produzione il suo roadster completamente elettrico e super
    performante: tipo supercar, proprio per ribaltere la comune concezione
    che esiste sulle macchine elettriche (cassoni con le ruote poco autonomi e performanti).
    In quella occasione io feci un paio di interventi provocatori e buttai sul tavolo
    una osservazione semplice:
    Come mai le case produttrici non investono veramente nel settore delle auto
    elettriche realizzando auto con batterie cambiabili in maniera semplice ?
    In questo modo si decapiterebbero tutte le problematiche sull’autonomia e sulla
    durata della ricarica.
    In quell’occasione dissi:

    “Dove stà scritto che devo avere una sola batteria ?
    Mi potrei attrezzare a casa con più batterie.
    Questo se solo ci fosse il buon senso dei costruttori a predisporre le auto
    con batterie cambiabili.
    Volendo fare meglio, si potrebbe sviluppare uno standard di produzione
    che inquadra la batteria come un modulo facilmente sostituibile. Potremmo
    pensare ad una rete di distributori che, oltre a fare benzina,
    abbiano batterie cariche installabili brevemente sulle auto.(ci vuole lo
    standard per questo)
    Ma quanti standard nascono e muoiono in questi tempi? (non mi sembra
    un problema così grosso)
    Anche la realizzazione delle stazioni di servizio attrezzate (almeno lungo
    le autostrade) non mi sembra cosi irrealizzabile; visto come è prolifica
    la realizzazione di centri commerciali e“cattedrali nel deserto” simili.
    Con questo sistema,quando finisco la carica della mia batteria,vado dal
    distributore, mi fermo 5 minuti, lui mi estrae la batteria scarica e mi monta quella carica.La batteria
    biverrebbe,quindi un contenitore di energia che il distributore preleva,
    ricarica e dà al prossimo cliente.”

    Per un poco, continuammo a fantasticare su questo argomento, mettendo
    in risalto gli altri vantaggi di questo sistema centralizzato di gestione delle
    batterie, per quanto riguarda la semplicità di eliminazione di quelle esauste;
    con conseguente possibilità di riciclaggio cosciente che sarebbe a carico del distributore, il quale dovrebbe anche occuparsi di mantenere il parco batterie in circolazione sempre in buone condizioni.
    Tutto questo senza grossi costi per gli utenti che, anzi, risparmierebbero
    all’acquisto dell’auto sul costo della batteria.Senza contare, poi, la possibilità,
    per quelli più attivi, di attrezzarsi a casa
    per ricaricare le batterie col sole e col vento, ogni tanto.
    Poi ,è venuta fuori la notizia che in Danimarca stanno realizzando qualcosa del genere e qua, anzicchè essere contenti di questo e di continuare a fantasticare, nella speranza che anche le future fantasticazioni trovassero da qualche parte applicazione, siamo finiti a parlare della instabilità della rete elettrica, della incapacità delle fonti rinnovabili di alimentare l’intero pianeta e finalmente siamo arrivati a parlare di nucleare in tutte le sue declinazioni.
    Ma è proprio assurdo !

  • # 19
    Enrico (Autore del post)
     scrive: 

    Pleg hai scritto:
    “Le centrali nucleari vivono di sovvenzioni.”
    Vero, ma anche tutto il rinnovabile al momento vive di sovvenzioni :-)”

    Le centrali nucleari prendono sovvenzioni più alte :-)

    Poi Pleg debbo rispondere ad un’altra affermazione che hai fatto nello stesso intervento.
    Hai detto che il passaggio alle fonti ha insormontabili ostacoli di carattere tecnico attualmente, al contrario di quanto credono alcuni complottisti che vogliono vedere la magagna ovunque.

    Riguardo all’aspetto tecnico, i problemi che si devono superare con le rinnovabili, riguardano non tanto le rinnovabili in se, ma piuttosto la produzione di energia distribuita (micro e mini eolico, pannelli fotovoltaici su abitazioni e capannoni ecc), perché tante fonti di corrente alternata non perfettamente sincronizzate con la “220” della rete, possono creare quelle che in gergo si chiamano armoniche e che fanno tendere il segnale di linea all’onda quadra.
    Il problema si sta superando con inverter via via sempre più di qualità.

    Lo stesso però non vale quando si parla di grandi impianti. Questi non comportano nessun ostacolo tecnico.
    Bisogna soltanto imparare a ripartizionare la resa delle varie fonti, con centrali tradizionali da mettere in funzione ogni volta che ce n’è bisogno. In Italia lo facciamo già da 70 anni visto che fino agli anni ’80 la principale fonte di energia era l’idroelettrico. Quindi noi potremmo fare scuola ai danesi in queste cose. Ma preferiamo costruire inceneritori, centrali a carbone e mettere in giro menzogne sul nucleare.

    L’energia è un pilastro della nostra civiltà quanto lo è il grano purtroppo. Controllare l’energia, non significa solo avere a disposizione redditi sicuri e enormi, ma significa anche potere… e tanto.
    Sono finito OT e non mi dilungo sul tema, ma avremo modo di riparlarne in futuro in questo blog, non preoccupatevi :-)

    Sono fermo al commento n. 11 di Pleg nella lettura, ora non ho tempo di leggere il resto. Domani probabilmente avrò più tempo da dedicare a questa discussione, che credo si sia capito, mi interessa assai :-)

  • # 20
    Pleg
     scrive: 

    @Enrico
    “Hai detto che il passaggio alle fonti ha insormontabili ostacoli di carattere tecnico[cut]”

    Ho detto che ci sono grossi problemi che vanno affrontati con metodi e tecnologie nuove perche’ l’attuale sistema di trasmissione dell’energia non fu progettato per lo scenario odierno. Non ho detto “insormontabili”.

    “perché tante fonti di corrente alternata non perfettamente sincronizzate con la “220″ della rete, possono creare quelle che in gergo si chiamano armoniche e che fanno tendere il segnale di linea all’onda quadra.”

    Presi 30 e lode all’esame di teoria delle trasformate (Fourier e Laplace soprattutto), i paroloni come “armoniche” hanno poco effetto su di me :-) e non e’ affatto detto che facciano tendere ad un’onda quadra (solo le armoniche dispari in fase lo fanno :-)
    Diciamo che smerdano la forma d’onda sinusoidale :-) e questo puo’ dare fastidio ad un sacco di apparecchiature elettriche (non che siano prerogativa delle fonti rinnovabili, naturalmente: i grossi carichi induttivi come i motori elettrici o anche solo i dimmer delle luci sparano una bella quantita’ di merda sulla rete).
    Ma il problema secondo me e’…

    “Bisogna soltanto imparare a ripartizionare la resa delle varie fonti, con centrali tradizionali da mettere in funzione ogni volta che ce n’è bisogno. In Italia lo facciamo già da 70 anni visto che fino agli anni ‘80 la principale fonte di energia era l’idroelettrico.”

    Questo: nucleare e termoelettrico sono quasi “always on”, e l’idroelettrico lo si accende e spegne come una lampadina (basta aprire e chiudere le chiuse). Ma l’eolico o il solare non hanno questa controllabilita’: non abbiamo controllo su quando sono disponibili e dove, e non e’ affatto detto che siano disponibili la’ dove servono e quando ci servono. E’ questo che cercavo di dire prima di scadere nel battibecco con pasquale.
    Cercavo soltanto di mettere in prospettiva alcuni numeri e questioni tecniche che queste “nuove” fonti pongono: possono darci immensi vantaggi (solo pensare ad un futuro in cui l’energia possa essere inesauribile e senza impatto sull’ambiente e spettacolare), ma spesso le problematiche tecniche vengono spazzate sotto il tappeto dei luoghi comuni.

  • # 21
    pasquale
     scrive: 

    Ecco quale è il problema di ‘pleg’!
    Hai fatto il microesame di teoria delle trasformate,creando in te l’illusione di essere un grande, e non quello di METODI MATEMATICI e ,chiaramente,quello di
    ANALISI FUNZIONALE.Per non parlare degli esami di METODI NUMERICI etc. etc.
    Non siamo alla fiera delle vanità !

  • # 22
    pasquale
     scrive: 

    Comunque…..
    Volendo uscire dallo screzo…
    Una cosa e dire:(come ha fatto ‘pleg’ nel suo ultimo post; a parte la sparata sul 30 e lode…) che c’è bisogno di adeguare la rete e la sua gestione a queste nuove fonti.
    E mi sembra il minimo, visto che stiamo parlando di energia quasi gratis(a valle dei costi di installaziona e di gestione che tutti i sistemi hanno).
    Energia che è la stessa (e forse anche meglio) di quella per la quale si fanno guerre e si affamano popoli da decenni.
    Mentre è un altro discorso è parlare di necessità di nuove tecnologie da trovare con
    decenni di ricerca.Altro discorso è agitare
    lo spauracchio dei black-out e spostare la
    discussine sul nucleare che non centra niente col tema del blog. Infine è ancora altro discorso esordire con il problema dello smaltimento delle batterie, che tralaltro, avevamo già affrontato nel blog
    precedente come elegantemente risolvibile dagli ‘ipotetici’ distributori.
    Insomma, queste, mi sembravano argomentazioni valide per un petroliere che
    tentava di giustificare i suoi prossimi 100
    anni di sporchi guadagni.
    Ma forse non è così.

  • # 23
    Enrico (Autore del post)
     scrive: 

    Pleg io non uso paroloni e non mi vanto dei miei voti. Non cerco nemmeno di avere ragione su tutti ad ogni costo, quindi puoi stare tranquillo.

    Inoltre mi pare ci stiamo contraddicendo dicendo all’incirca le stesse cose.
    La differenza in termini di frequenza, costanza e prevedibilità dei periodi di produzione energetica che vi sono tra una diga e un mulino sono ovvie a tutti ed è ovvio che con l’eolico c’è ancora bisogno di escogitare nuove soluzioni.
    E’ quello che stiamo dicendo tutti qui.
    La differenza sta nel dar fiducia ad una strada e perseguirla o no. E su questo si stava discutendo.

    Riguardo ai complotti per ostetggiare nuove forme di energia, sicuramente molti sospetti non sono infondati ed esistono diversi casi eclatanti che lo testimoniano.
    Ma non si può nemmeno tutto ridurre ad un enorme congiura, quando a volte esistono spiegazioni più semplici.
    Ad esempio perché spingere nuovi modelli di auto con nuovi sistemi propulsivi, che richiedono investimenti enormi nella creazione di infrastrutture di supporto e assistenza, quando la gente comune è disposta a cambiare la propria caldaia a ruote con una nuova soltanto perché ha una cromatura in più?

  • # 24
    Fausto
     scrive: 

    Ma come si fa a dire che le rinnovabili non sono la strada da percorrere!!! guardate il link che è meglio! Guardate dal ventesimo minuto in poi!
    http://www.raiclicktv.it/raiclickpc/secure/folder.srv?id=2100#

  • # 25
    Fausto
     scrive: 

    La trasmissiona di Report è “L’altro modello” da vedere appunto dal ventesimo minuto in poi.

  • # 26
    Non si produrranno auto silenziose - Appunti Digitali
     scrive: 

    […] che li sdogani da semplici sogni e li introduca nella vita reale. Auto a idrogeno, elettriche, mosse dal vento o ad aria compressa importa poco, il problema è che restano poco più che progetti. Ma se anche da […]

  • # 27
    GB
     scrive: 

    Scusatemi, ma non vi capisco, mi pare da alcuni commenti che l’età media sia quella della nostra classe in-dirigente.

    Io sarei pronto a dare la vita (se necessario) x una svolta epocale, che ci liberi definitivamente dal cordone ombelicale attraverso il quale le multi ci sparano le loro “tecnologie” vecchie di oltre 100 anni come “terra promessa”, la quale non prende mai in considerazione i danni collaterali che noi tutti paghiamo tutti i giorni.

    La panacea non esiste ma cosa aspettiamo a realizzare in scala piccoli progetti eco sostenibili tendenti al 100%, ma con una efficenza in partenza di oltre il 70/80%, si darebbe così il via ad una serie di studi (ricerca e sviluppo, dove ogni azienda o stato che sia lungimirante investe il 20% del suo fatturato e l’Italia mi pare sia lontana da questo) che possono portare solo verso un domani migliore, nel quale i migliori verranno estesi a tutto il globo.

    Il “modello” odierno a dispetto di quanto dicano alcuni non è sostenibile (punto)

    Vogliamo giocarci e giocare ai nostri figli la nostra + grande ricchezza?

  • # 28
    Un piano per dire addio al motore a scoppio - Appunti Digitali
     scrive: 

    […] Sorvolo sugli aspetti biografici del buon Agassi, per i quali vi rinvio al lungo e approfondito articolo su Wired, per andare dritto al sodo: far luce sul modello energetico delineato dall’iniziativa Better Place, anticipata mesi fa da un post di Enrico. […]

  • # 29
    L’auto ad aria compressa diventerà realtà, o almeno ci riprova - Appunti Digitali
     scrive: 

    […] questo punto piuttosto che usare l’elettricità per caricare di aria un’auto, convince di più l’approccio danese, che vuole caricare di elettricità le auto utilizzando […]

  • # 30
    È in edicola il primo numero di Wired Italia, a chi è piaciuto? - Appunti Digitali
     scrive: 

    […] magazine? Perché portare nel primo numero storie che giornalisticamente parlando sono vecchie di mesi e […]

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