Neo Geo Pocket Color e la fine del sogno SNK

Dopo aver riportato alla luce un gioiellino, tra i giochi di sport, come Street Hoop, continuiamo il miniciclo dedicato a SNK.
Questa settimana ci occupiamo invece di hardware, tornando sulle tracce del Neo Geo Pocket.

Come riportato nell’articolo dedicato di qualche mese fa, l’anno di uscita fu la principale causa della tiepida accoglienza da parte del pubblico.
Oggi ci occuperemo della sua evoluzione, il Neo Geo Pocket Color.

Dopo aver vissuto il periodo di massimo splendore, dalla seconda metà degli anni ’90 cominciarono i problemi per SNK. La dirigenza nipponica nel 1994 commercializzò la versione CD del Neo Geo, il quale, in teoria, avrebbe dovuto competere con le altre console di quinta generazione dotate di compact disc.

A differenza però del Saturn e della PSX, l’hardware presentato risultava decisamente non al passo coi tempi. Per questo buona parte delle altre software house decisero di snobbare in larga parte la piattaforma.

La diretta conseguenza fu la presentazione di una lineup di titoli decisamente carente sia dal punto di vista qualitativo ma soprattutto quantitativo. Il danno, considerati gli investimenti ingenti, fu enorme ed il NGCD divenne poco più che una meteora, rimpiazzato due anni più tardi dal CDZ.

Nel frattempo, nel 1995, la dirigenza commissionò lo sviluppo di una nuova scheda arcade, in diretta competizione con il sistema CPS della CapCom, l’Ultra64 della Nintendo e Sega.

L’Hyper Neo Geo 64, in grado di elaborare sia scene 2D che 3D, sarebbe dovuto essere la base per la sesta generazione di console casalinghe SNK.
Complice il ritardo (il prodotto finito venne rilasciato nel 1997) ed un generale stato di crisi, nonostante l’ottima fattura dei primi tre giochi, Fatal Fury: Wild Ambition, Roar’s Edge Samurai Shodown 64, la piattaforma non venne ben accolta dal pubblico.
I concorrenti nel settore dei coin-op, soprattutto Naomi e Sega, avevano ormai fatto man bassa del mercato.

A questo punto, nonostante i precedenti assolutamente poco incoraggianti, si puntò tutto o quasi sul settore degli handheld portatili. Il Neo Geo Pocket era però di fatto un prodotto già vecchio, sia dal punto di vista computazionale sia per quanto riguarda la grafica.

Uscito praticamente in contemporanea con il GameBoy Color, penalizzato dallo strapotere del dispositivo Nintendo, necessitava assolutamente di un veloce aggiornamento. L’aggiornamento non si fece attendere poi molto e nel 1999, a meno di un anno di distanza dal “capostipite”, il Neo Geo Pocket Color fece il suo debutto con questa componentistica:

  • CPU: Toshiba TLCS900H a 16 bit con clock a 6.144 Mhz
  • RAM: 12KB
  • Video: risoluzione 160*152 px (256*256 con lo schermo virtuale), fino a 146 colori visualizzabili contemporaneamente su una palette di 4096
  • Audio: 3 processore dedicati, uno Z80 con clock a 3.072Mhz e due SN76489 interfacciati direttamente con i DAC, ciascuno a 6 bit
  • Supporto: cartuccia con una capacità fino a 4MB
  • Autonomia: 2 pile AA per un massimo dichiarato di 40 ore

Le caratteristiche non erano molto dissimili rispetto al NGP, ma lo schermo senz’altro rappresentava un grosso cambiamento. I titoli, quasi tutti porting delle saghe più famose e che avevano dato maggiore lustro negli anni al marchio Neo Geo, erano anche di buona fattura.

Il problema principale fu però la tempistica. Dopo neanche un anno di commercializzazione, il 13 giugno annunciò la chiusura degli uffici statunitensi ed europei, uccidendo di fatto il Pocket Color, nonostante (sommando la prima versione), le vendite avevano fatto registrare i 2 milioni di unità, non così disprezzabili.
Travolta da un debito di 2 miliardi di yen (in Giappone sono un po’ più sensibili di noi su questa materia) ed aperta la procedura di fallimento, SNK venne quindi acquisita da Aruze, una società specializzata nel pachinko e soprattutto le pachislot.

Aruze non aveva alcun interesse di investire nel settore dei videogiochi, tanto che vendette i diritti di saghe come King of Fighters e Metal Slug a Nintendo ed altre software house per lo sviluppo di altri titoli con questo brand.

Brezzasoft, fondata da alcuni ex dipendenti SNK cercò con enormi difficoltà di continuare la tradizione ma i il dado era già stato tratto ed il Cenerentolo Neo Geo Pocket Color aveva ormai sentito i rintocchi della mezzanotte.

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