Pagelle online e assenze comunicate via sms: le nuove idee della Gelmini

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Il Ministro Gelmini continua ad attirare su di sé polemiche. Questa volta viene contestato quello che viene definito un avvicinamento tra la scuola e i genitori degli studenti, attraverso l’utilizzo delle moderne (nemmeno tanto per l’utente medio di questo blog) tecnologie, notificando assenze, voti e note disciplinari ai genitori tramite sms e email.

Lo scopo di questa proposta, sarebbe quello di limitare la dispersione scolastica, come se,  prima della diffusione capillare di Internet e telefonini, non fosse già comune la pratica di chiamare a casa per verificare la situazione del malato, come se un genitore non fosse in grado di vedere da solo il livello di impegno del figlio o non potesse informarsi in qualsiasi momento all’occorrenza.

Però magari esistono genitori impegnati che non hanno tempo di seguire gli studi dei figli, che in questo caso avranno finalmente la possibilità di sapere qualcosa del figlio, e magari invertire la rotta in autostrada per recuperare la situazione.

Chiaramente gli studenti non sono entusiasti della proposta e si appellano al diritto di riservatezza, prontamente smontato da una risposta del Ministro che sostiene che i genitori hanno il diritto di essere informati e il dovere di farlo, nei riguardi dei figli.

Sarà che io ai tempi della scuola, scampagnate clandestine in soleggiate mattine primaverili non me le sono fatte mancare, conservandone anche un bel ricordo, ma sono turbato da questa proposta.

Non voglio farmi paladino delle assenze ingiustificate: quello che mi spaventa è la sempre maggior pervasività del controllo. Quello che dovrebbe allarmare tutti è il lento avanzare di meccanismi di controllo automatizzati che, di fatto, trattano tutti allo stesso modo: come dei sospettati.

Una guerra tra l’ordine costituito e il reale volere delle persone comuni è sempre esistita e le discussioni su quale sia il giusto equilibrio tra le due forze e in quale modo stabilirlo sono destinate a durare in eterno. Ciò che non mi piace di questa proposta però è che una forma di controllo indiretta e automatica venga inserita all’interno negli ambienti scolastici, che per forza di cose contribuiscono a creare le abitudini e l’educazione delle menti più fresche.

Considero già la mia generazione, che ormai si avvicina ai trenta, troppo abituata ad essere monitorata, stereotipata e statisticizzata. Quali problemi potrebbero sorgere dal far sentire le nuove generazioni ancor più sotto controllo, disabituandole alla facoltà di scegliere la cosa giusta da fare, o anche alla possibilità di sbagliare?

Il mancato rispetto delle regole, in senso più generale, è talvolta parte di un processo che arriva a mutare le regole, e non necessariamente in peggio. Dalla possibilità di non rispettare le regole scaturiscono spazi in cui elaborarne di nuove.

Esiste il rischio che la tecnologia possa rompere questo ciclo? E con quali conseguenze sulle dinamiche del confronto?

Dubito che il Ministro Gelmini abbia pianificato di abituare le nuove generazioni a vivere nel 1984 orwelliano, tuttavia dovrebbe tenere in più conto le implicazioni che qualsivoglia provvedimento restrittivo delle libertà può produrre.

In fondo, se l’idea avanzata dal Ministro ha alzato un dibattito, è perché sono in parecchi a temere che si stiano facendo dei dei passi, anche se pochi, nella direzione sbagliata.

Poi una domanda: dove li prenderanno i soldi per pagare gli SMS?

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