di  -  martedì 16 Dicembre 2008

Per inaugurare la rubrica “PC Cooling: cosa, come, chi, quando e perché?“, vorrei scrivere prima di tutto una serie di articoli sui miti che circondano una particolare tipologia di raffreddamento, quella a liquido, e che contribuiscono a renderne difficile la piena comprensione e quindi la distribuzione nel mercato degli accessori per pc dedicati al raffeddamento.

Come ho scritto in un mio precedente articolo, esistono miti duri a morire in questo settore così particolare e a volte decisamente bistrattato, propagati e fomentati da persone che o non hanno mai installato un kit a liquido nella loro vita, e che quindi parlano solo per sentito dire, o che hanno avuto esperienze negative usando componentistica amatoriale o di bassa qualità, e che hanno voluto provarlo solo perchè “fa figo avere il liquido nel PC” o chissà per quale altro motivo.

Ma veniamo ai suddetti miti. Questa serie di articoli servirà mi auguro per sfatare punto per punto, mito per mito, quello che ho trovato scritto su innumerevoli forum, italiani ed esteri, riguardante i sistemi di raffreddamento a liquid per pc, oltre a tutto quello che ho sentito sostenere lungo tutta la mia esperienza lavorativa nel settore, maturata in più di 13 anni di distribuzione, rivendita e progettazione di sistemi di raffreddamento a liquido, da parte di persone che poca o quasi alcuna esperienza sull’argomento.

Una precisazione prima di cominciare: cercherò di trattare tutti gli argomenti nella maniera più semplice possibile, usando un linguaggio colloquiale e failmente leggibile, senza la trascrizione di formule o l’uso di paroloni, quando possibile. Per chi volesse approfondire gli argomenti trattati, suggerisco una ricerca su google.

Mito no.1: temperature differenti in diverse zone del circuito

Il primo mito da sfatare è quello secondo il quale il liquido abbia diverse temperature in diversi punti di un ipotetico circuito a liquido. Infatti è luogo comune pensare che il liquido abbia una temperatura bassa prima di entrare in un waterblock, per poi presentarne una decisamente più alta subito all’uscita dallo stesso waterblock. Sempre secondo la stessa logica, la differenza di temperatura del liquido prima e dopo essere entrato nel radiatore debba essere decisamente marcata.

Nulla di più falso, in quanto in un circuito l’acqua è sempre in movimento, e non subisce né innalzamenti né tanto meno abbassamenti istantanei di temperatura durante il suo circolare per i vari componenti. In pratica il liquido durante il suo percorso attraverso i vari dissipatori, i tubi ed il radiatore tenderà ad acquisire calore e cederlo contemporaneamente.

La sua temperatura aumenterà in tutti i punti del circuito in maniera lenta e costante, fino a raggiungere quello che si definisce il punto di “equilibrio termico”. Raggiunto quel “punto”, che equivale ad una temperatura media del liquido contenuto nell’intero circuito, e mantenendo sempre costanti tutte le altre condizioni (temperatura ambiente, velocità e portata della ventola sul radiatore, portata della pompa, carico di lavoro applicato dai chip raffreddati) il circuito di raffreddamento permetterà di dissipare istantaneamente ciascun watt che viene immesso nel circuito dai chip raffreddati.

Per rendere questo concetto il più facilmente comprensibile, prendiamo per esempio un pc raffreddato a liquido (la sola cpu), con un qualsiasi processore che emetta, in idle, un certo quantitativo di watt, mentre sotto stress arrivi ad emetterne un quantitativo sensibilmente maggiore. Il circuito di raffreddamento a liquido è composto da una pompa, tubi, un radiatore e la sua ventola, per dissipare il calore accumulato nel liquido. Ome dato finale, presupponiamo che il radiatore sia capace di dissipare nell’unità di tempo un certo numero di watt, superiore a quanto il processore emette con carico massimo.

Tralasciando i watt che la pompa immette di per sé nel circuito (siamo nell’ambito delle ipotesi, non scordiamocelo), in una situazione di equilibrio termico, con pc funzionante da diciamo un’ora, la temperatura del liquido sarà 25°C, con temperatura ambiente di 20°C costanti. Con computer in idle, la temperatura del processore sarà anch’essa costante, diciamo per esempio 40°C. Poiché le temperature sono costanti nel tempo, è facile supporre che per ciascun watt emesso dal processore, ne vengano dissipati altrettanti dal radiatore, facendo quindi raggiungere al liquido quella situazione di “equilibrio termico” cui si faceva accenno prima. Da ciò si deduce che il liquido sta assorbendo tutti i watt che il processore emette a carico nullo, mentre il radiatore a sua volta sta dissipando contemporaneamente sempre lo stesso quantitativo di watt.

Se lanciamo una applicazione che implica un utilizzo del processore pari al 100% per qualche secondo, il liquido dovrà acquisire una quantità di watt maggiore per un periodo di tempo limitato, quando questo entra nel waterblock. Il liquido però è in costante movimento, e quindi questo uscirà dal WB velocemente, mescolandosi con porzioni di liquido adiacenti più fredde.

Continuando il suo percorso attraverso i tubi fino al radiatore, il liquido riscaldato continuerà a mescolarsi con altro liquido più freddo, raggiungendo lungo tutto il suo percorso una temperatura, o se preferiamo, un carico di watt, inferiore a quello che aveva in partenza, all’uscita dal waterblock. La fisica definisce questo fenomeno come “convezione”, ossia la propagazione di calore che avviene nei fluidi, dove il calore si propaga per spostamento di materia.

convezione - da Wikipedia Alla fine del suo viaggio, ed entrando nel radiatore, la porzione di liquido iniziale oramai è talmente “diluita” che nell’unità di tempo solo una piccola porzione dei watt immessi nel liquido inizialmente viene ceduta all’aria attraverso il radiatore, per irraggiamento. Lentamente però, sempre a causa del movimento costante del liquido, tutti i watt alla fine vengono ceduti.

Questo effetto di “diluizione” del calore a tutte le parti del liquido in movimento causa un minimo aumento di temperatura del liquido in tutti i suoi punti, tanto minimo che può essere considerato ininfluente.

Poiché la durata del carico di watt nel liquido era minima, il liquido stesso tenderà a ritornare alla situazione di partenza, con una temperatura simile a quando non veniva applicato alcun carico di watt. Dato il tempo limitato, quindi, possiamo considerare la variazione di temperatura del liquido quasi nulla, non discostandosi mai troppo da quella che era la temperatura iniziale di equilibrio.

Se applichiamo al processore un carico costante per un periodo più lungo, ovviamente il liquido tenderà a subire un aumento della propria temperatura più marcata, ma sempre in maniera lenta e costante, fino a raggiungere un secondo punto di equilibrio, che manterrà fino a quando verrà applicato il carico al processore. Quando questo carico viene eliminato, lentamente la temperatura del liquido ricomincerà a scendere, per ritornare al primo punto di equilibrio.

Va da sé che un circuito lavora meglio, e quindi raggiunge le migliori prestazioni in termini di raffreddamento, quando la temperatura di equilibrio termico in entrambe le situazioni (carico e idle) è la più bassa possibile.Il problema sorge quando il radiatore non è capace di dissipare tutti i watt emessi nel circuito. In questo caso, la temperatura del liquido tenderà ad aumentare linearmente, fino a quando non raggiungerà un punto di equilibrio tale da poter rimanere costante.

Ma a questo punto, la sua temperatura sarà troppo elevata per poter asportare calore dal waterblock, cedendolo al contrario e causando un innalzamento ulteriore della temperatura della cpu, con conseguente pericolo di surriscaldamento della stessa. Di questo problema discuteremo in una prossima puntata.

58 Commenti »

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  • # 1
    Luca
     scrive: 

    Bah, a dire il vero per assorbire calore l’acqua nel waterblock si deve riscaldare, per poi raffreddarsi nel radiatore cedendo calore. Il delta di temperatura dipende certamente dalla portata del sistema, ma ad ogni assorbimento o cessione di calore da parte di un corpo corrsipone un’aumento od una diminuzione di temperatura.

  • # 2
    Nicola
     scrive: 

    La differenza di temperatura del liquido ci deve essere, minima, impercettibile ma ci deve essere, altrimenti dobbiamo riscrivere molte leggi sulla fisica!!!

  • # 3
    dfg
     scrive: 

    praticamente ha confermato le basi del “mito”.
    è inutile confrontare l’infinitesimo con il finito.

  • # 4
    TheDarkAngel
     scrive: 

    Mi pare “termodinamicamente” un pò bizzarro questo articolo, ci sono alcune cose che mi lasciano interdetto, il calore non si propaga istantaneamente in nessun mezzo, fare valutazioni senza considerare la velocità del fluido mi pare un pò azzardato soprattutto considerando le scarse portate dei sistemi a liquido, il delta della temperatura tra l’acqua in entrata e in uscita può sembrare piccolo semplicemente a causa dell’alto calore specifico dell’acqua e non perchè non esiste. Tutta la visione che incrementi locali si disperdono istantaneamente globalmente lascia il tempo che trova…

  • # 5
    ringo
     scrive: 

    Vado subito a strappare la mia laurea!

  • # 6
    luca
     scrive: 

    legate questo pazzo che riesce a contraddire il secondo principio della termodinamica!!!

  • # 7
    Nicola
     scrive: 

    George, ho letto che sei produttore di sistemi di watercooling a livello internazionale. Qual’è il tuo marchio?

  • # 8
    minatore
     scrive: 

    Che cavolo di articolo generico, poco tecnico, e con errori di fondo. Sembra sia fatto da un meccanico di quelli che le temperature le misurano con le dita! Partiamo dal presupposto che il Δt (differenza di temperatura) esiste ma è inversamente proporzionale alla portata dell’acqua che è tenuta elevata affinchè il Δt sia trascurabile (rispetto alla temp che ragginge il liquido). Poi il tutto ha un inerzia termica, e dei Δt duvuti al trasferimento termico fra materiali. Lasciamo perdere la parte sulla convezione non è una caldaia il liquido gira grazie alla pompa! Comunque senza tante cretinate si costruiscono in casa i sistemi di raffreddamento a liquido con piastrine di rame lavorate alla fresa affiancate e per il dissidatore blocchi di alluminio recuperati allora da soft start industriali (ora dagli inverter rotti)(anche essi lavorati nella parte piana alla fresa con piastra affiancata). Con il raffreddamento a liquido si raffreddano finali di potenza elevata carichi fittizi ecc..

  • # 9
    George Clarkson (Autore del post)
     scrive: 

    Premesso che il mio intento era quello di fornire non formule, ma di spiegare il principio con parole povere e semplici, cercherò di spiegarmi meglio.

    Le variazioni di temperatura tra “prima” e “dopo” i vari componenti sono ovviamente presenti, ma poiché il liquido è in moto costante (tralasciando il valore della sua velocità, ininfluente al momento) all’interno di un circuito chiuso, la tendenza è che con carico di watt costante (cpu in idle per esempio) il liquido rimanga sempre ad una temperatura stabile, con variazioni minime tra “entrata” e “uscita” sui vari componenti: nell’ordine dei decimi di grado se non meno. Se poi applichiamo un carico maggiore di watt da parte della cpu mantenendolo costante nel tempo (lanciando una sessione di stress per la CPU, per esempio), e non variamo alcuna altra condizione, si osserverà un aumento graduale e lento della temperatura del liquido in tutti i punti del circuito, fino al punto che il sistema non ritroverà un secondo punto di equilibrio termico. Anche in questo caso, però, la differenza di temperatura del liquido tra “prima” e “dopo” per ciascun componente (waterblock, radiatore, vaschetta) non sarà eccessivamente marcata, rimanendo sempre nell’ordine dei decimi di grado.

  • # 10
    fulvio
     scrive: 

    Quindi praticamente una cpu raffreddata a liquido sarà un po’ piu’ calda sotto stress che non in idle…

    Ah beh. Ci voleva l’espertone

  • # 11
    ALM
     scrive: 

    Essendo un laureando Ingegneria posso dire che questa cosa è oscena.
    Le cose stanno così: dalla seconda legge della termodinamica il calore ceduto da un corpo è proporzionale al calore assorbito dell’altro a contatto e questo è il pricipio per cui il waterblock raffredda.
    Il waterbloc preleva calore e lo cede all’acqua per cui la temperatura dell’acqua è più calda in uscita e non di qualche decimo altrimenti non servirebbe a niente; questo è il motivo per cui serve un radiatore e una pompa, altrimenti l’acqua arriverebbe a temperature molto alte e non raffredderebbe più i vari nodi interconnessi.
    Inoltre è proprio per l’effetto di convenzione che esiste lo scambio termico. Al signore che ha detto questa marea di c….e provi a togliere il radiatore, tanto sono in equlibrio termico no??
    Consiglio di comperare questo libro: FISICA E TERMODINAMICA 1 , LIBRERIA CORTINA. Detto questo poi si può discutere seriamente sui waterblock.

  • # 12
    MegaDom
     scrive: 

    @ minatore
    e meno male che ha scritto
    Quote: “Una precisazione prima di cominciare: cercherò di trattare tutti gli argomenti nella maniera più semplice possibile, usando un linguaggio colloquiale e failmente leggibile, senza la trascrizione di formule o l’uso di paroloni, quando possibile. Per chi volesse approfondire gli argomenti trattati, suggerisco una ricerca su google.”

  • # 13
    Alessio Di Domizio
     scrive: 

    @ ALM
    Non sono un esperto ma non mi pare che sul post ci sia scritto che se togli il radiatore l’equilibrio resta. Da quel che ho capito l’equilibrio termico riguarda l’intero sistema, una volta entrato a regime. Se togli il radiatore il sistema si altera e buonanotte.
    Sempre a regime, le variazioni di temperatura fra liquido in entrata e in uscita del WB sono minime perché si è arrivati all’equilibrio termico, ovverosia il sistema di raffreddamento nel suo complesso dissipa il calore assorbito dalla CPU.

  • # 14
    Paolo
     scrive: 

    questo George Clarkson è davvero un fenomeno :asd:

    e meno male che premette “…tutta la mia esperienza lavorativa nel settore, maturata in più di 13 anni di distribuzione, rivendita e progettazione di sistemi di raffreddamento a liquido…”

    oltre che l’attenta lettura di FISICA E TERMODINAMICA 1 consiglio anche l’ascolto del pezzo di Piero Pelù – Tutti Fenomeni

  • # 15
    George Clarkson (Autore del post)
     scrive: 

    @ Paolo

    Ti ringrazio per i due suggerimenti, e contraccambio con un spero altrettanto gradito suggerimento: procurati un sistema a liquido, se non ce l’hai già, e metti sensori di temperatura del liquido prima e dopo tutti i vari componenti. Lascia il pc a riposo per almeno 30 minuti, e scrivi le temperature che i vari sensori rilevano. Lancia una qualsiasi applicazione di stress per la cpu, aspetta lo stabilizzarsi della temperatura della cpu, e rileva ancora una volta i valori dei vari sensori.

    Ovviamente tra idle e stress ci sarà una differenza marcata, dipendente da tantissimi fattori che non sto qui ad analizzare. Ma sarebbe interessante che mi dicessi che differenza di temperatura c’è tra entrata ed uscita dei vari componenti, in special modo del WB e del radiatore, per cortesia.

    Questo era il punto dell’articolo, non che ci sia differenza di temperatura tra idle e stress. Questo chiunque lo può intuire, senza neanche leggere FISICA E TERMODINAMICA 1.

  • # 16
    ALM
     scrive: 

    Rispondo alla domada:”..sarebbe interessante che mi dicessi che differenza di temperatura c’è tra entrata ed uscita dei vari componenti, in special modo del WB e del radiatore, per cortesia.”
    Bè spero che ci sia una differenza altrimenti non è un radiatore( detto anche scambiatore di calore).
    Inoltre consiglio un’altro libro: MISURE , libreria cortina. Se devo misurare metterò un sensore in uscita del waterblock della cpu e uno dopo il radiatore così vedo il Δt=Tmax-Tmin. In ogni caso sarà inversamente proporzinale alla velocità dell’acqua. Poichè la pompa non farà molte atmosfere… la differenza si vede.
    Se la differenza non è molto marcata ci vorrà un radiatore più grande ma questo non devo dirlo ad uno che lo fà per lavoro da 13 anni….. Inoltre sul mio pc ho un sistema del genere e devo dire che si sente a tatto che l’acqua in uscita del radiatore è più fredda.

  • # 17
    24cxx
     scrive: 

    perchè su 3 msg che ho spedito non ne vedo neanche 1?
    cmq come dice minatore la variazione di temperatura (Δt ) dipende molto dalla portata del liquido di raffreddamento,per intenderci se raffreddo una cpu con un “fiume” di acqua la variazione entrata e uscita sarà di pochissimo.e inversamente se la raffredo con pochissima acqua la variazione sarà molto più significativa.la misura del Δt è molto importante per capire per esempio se l’impianto funziona in maniera efficente.per chi progetta e d collauda dei waterblock, radiatore, vaschette ecc ecc direi essenziale.
    cmq sei diventato tu “il mito” se ormai fai questo di profesione
    Il mio motto? “Liquido è bello, ma solo se fatto con il cervello”. :-)
    scusa ma spero non con il tuo!

  • # 18
    George Clarkson (Autore del post)
     scrive: 

    @ ALM

    In effetti la misurazione “a tatto” é lo standard per quanto riguarda il rilevamento delle temperature… devo buttare via i miei sensori digitali allora e fidarmi di più del mio dito.

    Tanto per chiarire la cosa, io i sensori ce li ho messi, per questioni lavorative, e guarda caso la differenza di temperatura tra prima e dopo il radiatore era inferiore al grado centigrado. Quando il circuito “lavora” male, perché ostruito o sottodimensionato (radiatore troppo piccolo, pompa troppo poco potente), quello che succede è che lungo tutto il sistema la temperatura del liquido si innalza, facendo innalzare di conseguenza la temperatura di tutti i componenti. Il raffreddamento a liquido deve essere sempre analizzato come sistema, insieme di componenti, le cui prestazioni sono la risultante delle prestazioni dei singoli componenti, nessuno escluso.

    Il mio punto, tanto controverso a quanto pare, era proprio che a prescindere dai particolari componenti usati, e quindi radiatore, waterblock, pompa, se correttamente proporzionati (e quindi non volendo minimamente parlare in questa sede di portate della pompa e differenza di temperature derivanti da esse) la differenza di temperatura del liquido, in diversi punti del liquido, e quindi anche in entrata ed uscita dai vari componenti, con un sistema a regime e funzionante perfettamente, tende ad essere minima, e non vistosamente marcata come spesso e volentieri si sente dire e si legge. E a quanto pare, come mito, è decisamente duro da sfatare, guardando il tono dei commenti, anche piuttosto offensivi.

    A tutti i professori che commentano di leggere libri e tomi di fisica e termodinamica, suggerirei prima di scrivere di leggere attentamente quello che si vuole commentare, senza balzare a conclusioni affrettate. E chi non crede a quello che legge, che esperimenti, prima di citare formule, che saranno anche corrette, ma che sono riferite a sistemi ideali e piuttosto semplici, in fondo.

    Tornando a noi, personalmente conduco questa serie di esperienze quotidianamente, per lavoro appunto, e che ci crediate o no, quanto scritto rispecchia quanto vedo e quanto i miei strumenti rilevano.

  • # 19
    Ugo
     scrive: 

    George Clarkson hai, per quel che conta, tutta la mia solidarietà, per la maggior parte dei commenti il problema sembra più antropologico che termodinamico :D

  • # 20
    George Clarkson (Autore del post)
     scrive: 

    Ti ringrazio della solidarietà, Ugo :-)

    Anche se non capisco perché debba essere un problema antropologico. Ah, il mio nome intendi? beh, sono Italiano, a tutti gli effetti, anche se nato all’estero, e residente al momento in Germania. Ma non è il luogo adatto per parlare della storia della mia vita, questo ;-)

  • # 21
    24cxx
     scrive: 

    “George Clarkson hai, per quel che conta, tutta la mia solidarietà, per la maggior parte dei commenti il problema sembra più antropologico che termodinamico :D”

    Visto che si tratta di un articolo tecnico non vedo quale altro possa essere il problema se non di termodinamica.
    non credo che “quasi” 18 persone siano tutte in torto e contestino all’unisono, tra l’altro con spiegazioni di tipo Tecnico, quindi..
    Certo per essere l’articolo che inaugura questa nuova rubrica direi che non sia un felice esordio.
    Con questo penso che sia giusto che George faccia più attenzione quando tratterà di nuovo questi argomenti.

  • # 22
    Davide
     scrive: 

    C’e` un po’ di confusione, sia nell’articolo sia in alcune risposte.

    In breve: dire che la T dell’acqua nel circuito e` la stessa in tutti i punti e` una fesseria immane, perche` vuol dire che nel WB l’acqua scambia calore, ma entra ed esce alla stessa temperatura, cio` che e` chiaramente assurdo.

    // — //

    Per esteso: provo a chiarire 3 cose fondamentali.

    1) Equilibrio termico. VERO, un circuito di raffreddamento, a regime (come giustamente specificato dall’autore), e` in equilibrio termico. Ma equilibrio termico (e “a regime”) significa costanza della temperatura nel TEMPO, non nello spazio. Se prendo un punto del circuito in equilibrio termico, la sua temperatura e` costante nel tempo. Se faccio, nello stesso istante, due misurazioni di temperatura in due punti distinti,il fatto che la temperatura sia “uguale” (leggi di seguito) non e` certo dovuto all’equilibrio termico.

    2) Calore specifico dell’acqua. Il fatto che le tra ingresso e uscita del WB siano “uguali” e` assolutamente falso. Sono simili perche` l’acqua ha un “alto” calore specifico (o perche` eventualmente, leggi esempio di seguito, ci sarebbe una grande portata di acqua nel circuito, ma non e` il nostro caso), e date le basse potenze in gioco puo` e` possibile che ci siano solo piccoli incrementi di temperatura attraverso gli scambiatori di calore (incrementi per i WB, decrementi per il radiatore).

    3) Meccanismi istantanei e non. Come giustamente scritto in qualche risposta, la propagazione del calore all’interno di un mezzo (acqua nel nostro caso) e` un fenomeno non istantaneo. Ma nell’articolo (penso) non ci si riferisce a questo; nell’articolo viene detto che l’acqua SCAMBIA istantaneamente calore, e credo che per noi cio` possa essere considerato vero.
    Il componente che assorbe e cede calore contemporaneamente non e` l’acqua (che assorbe calore nel WB e lo cede all’aria nel radiator), ma e` il WB, che assorbe calore dalla CPU e, *nella stessa sede* lo cede istantaneamente all’acqua, mantenendosi a temperatura costante.

    // —- //

    Esempio numerico: un WB deve dissipare una potenza termica Q=100W (una bella CPU potente sotto stress), con una portata d’acqua di m=0,1 kg/s (non ho idea di quale sia la portata tipica di un sistema a liquido, ma supponiamo sia questa). Tra ingresso e uscita scriviamo Q=m*Cp*ΔT con Cp = 4,2 KJ/(kg*K), e quindi ΔT=Q/(m*cp), ovvero ΔT=0,24K approssimativamente e` la nostra “piccola” differenza di temperatura.

  • # 23
    Kierlo
     scrive: 

    (piccolo commento da maturando):
    Ma se non c’è differenza di temperatura fra prima e dopo il waterblock, che scambio di calore c’è? è logico che può essere piccolo, soprattutto se consideri la portata dell’acqua e l’alto valore specifico dell’acqua, come abbiamo già detto.Comunque george basterebbe pubblicare qualche dato così si vede se le leggi della fisica son verificate o no e si pone fine a questa diatriba :D

  • # 24
    klontz
     scrive: 

    Complimenti per l’articolo (seriamente)!
    A tutti gli alti papaveri che si atteggiano da “professorini” … non c’avete capito un kaiser !!
    Meglio stare zitti e fare la figura dei tonti.. piuttosto che parlare e non lasciare dubbi !
    Il sunto del discorso era che non esiste un gradiente di temperatura tra l’acqua in entrata e quella in uscita.
    Ma tutto il volume d’acqua del circuito è coinvolto nel trasferimento di calore (e sottolineo TRASFERIMENTO).
    Se proprio volete cercare un gradiente di calore per aggiungere un cvd le vostre formulette di “fisica elementare”… Il gradiente va cercato tra la CPU ed il dissipatore, non certo nel fluido dinamico.
    NON meditate gente… NON meditate.. tempo sprecato :)

  • # 25
    Roberto
     scrive: 

    Dunque, senza polemizzare con nessuno…
    Un delta di temperatura ci deve essere per forza, ma vediamo di capirci:
    Passando in uno scambiatore di calore (che sia un waterblock, un radiatore, un termosifone o un orecchio), un fluido che cede (o acquista) calore subirà una diminuzione (o aumento) di temperatura a meno di cambiare stato (vapore che condensa o liquido che bolle).
    Quanto? Dipende dalla potenza termica scambiata, dal suo calore specifico, dalla portata e dalle dimensioni dello scambiatore. George dice che nel suo sistema il delta è minore di un grado, se non ho capito male. Teoricamente può essere, qualcun’altro ha delle misure?
    Sempre in uno scambiatore, un’altra differenza di temperatura necessaria è quella tra il fluido considerato e il mezzo con cui scambia calore. Nel waterblock, il rame a contatto con la CPU deve per forza essere più caldo del fluido che altrimenti non lo raffredderebbe. Così come il refrigerante stesso deve essere più caldo dell’aria, altrimenti il radiatore non dissiperebbe calore. Questo delta deve essere di almeno qualche grado, per poter scambiare una potenza sufficiente senza aumentare troppo le dimensioni.
    A seconda del carico la CPU (se in idle o in piena elaborazione) genera una certa potenza termica (tipo stufa elettrica). Il sistema è in equilibrio quando la potenza (termica) dissipata nel radiatore è pari a quella fornita dalla CPU e in ogni punto dell’impianto il refrigerante raggiunge una temperatura di equilibrio. Ma NON la stessa in ogni punto! Quella in entrata del radiatore è maggiore di quella in uscita. Se poi da idle mi metto a giocare Silent Hunter III, il sistema raggiungerà un nuovo equilibrio, il radiatore dovrà disperdere una potenza maggiore, magari aumentando la velocità della pompa o della ventola, se possibile, altrimenti la temperatura del fluido aumenterà.
    Ciao a tutti.

  • # 26
    Raskal
     scrive: 

    Articolo molto interessante.
    Forse ancora più interessante l’aspetto sociologico creato dal dibattito, ovvero:
    Se tutti credono una cosa, quella cosa è la Realtà?
    Che poi è anche il tema del cosidetto “limite di Wikipedia”, ovvero che ciò che tanti credono diviene “la posizione ufficiale” e ogni nuova persona che cerchi di informarsi a riguardo verrà portata a credere alla posizione dei “tanti”; che alla lunga finirà per diventare laposizione dei “tutti”.

    Tornando all’articolo, invito la gente che contesta la tesi del signor Clarkson asperimenttare MANUALMENTE come anche lui ha suggerito. Tastare la realtà con il lavoro delle proprie mani spesso aiuta a vederla e a comprenderla meglio che attraverso le testimonianze di altri o i libri di testo.
    E’ciò che si chiama ESPERIENZA, ed è la piccola cosa che differenzia in ambito lavorativo.

    (ho visto muratori con la 3° media, spiegare a geometri ed architetti perchè il muro che avevano progettato non avrebbe mai potuto reggere)

  • # 27
    Strike
     scrive: 

    mmm… vari docenti di fisica non credo sarebbe d’accordissimo…

  • # 28
    Pierluigi
     scrive: 

    @Roberto
    Nel caso che il liquido sia acqua con una pompa da 360 l/h l’aumento di temperatura per assorbire una potenza termica di 100 W (credo che mediamente ci possa stare per una cpu) è di 0,24 °C con uno scambiatore ideale.

    Effettivamente anche aggiungendoci scheda video e chipset e altro si può abbondantemente rientrare nel 1-2-3 gradi di differenza di temperatura tra entrata e uscita che non sono di certo molti.

  • # 29
    Stefano
     scrive: 

    Nemmeno a me (laureando in economia) questo articolo sembra molto rigoroso scientificamente

    da quello che mi ricordo di termodinamica studiata in 4° liceo scientifico, mi sembra non vera la tesi secondo cui la T è costante in tutti i puti del circuito

    se fosse così, che diavolo li mettono a fare i radiatori?

    è evidente che il radiatore è il punto del sistema in cui avviene la massima cessione di calore all’esterno, ragion per cui per forza di cose la T in uscita dovrà essere più alta di quella di entrata, e non certo di decimi di grado…

    volendo portare un ulteriore contributo: prendiamo i circuiti di raffreddamento dei motori, chiediamo ad un meccanico che lavori da almeno 15-20 anni quante guarnizioni della testata si rovinavano e dovevano essere sostituite a causa di “tirate” del motore a freddo..
    parlo ovviamente dei motori di quegli anni, ad esempio il Fiat 899 cc con distribuzione ad aste e bilancieri oppure il Fiat Fire 1242cc 8 valvole (in quest’ultimo ci sono stati casi recenti anche di qualche anno fa)
    parlo dei Fiat perchè conosco questi, ovviamente quei fenomeni affliggevano anche motori di altre case automobilistiche
    i motori di oggi per fortuna sono praticamente esenti da queste cose

    la causa come accennato sopra era che quando si accende un motore freddo (specialmente in inverno) esso con il passare dei minuti di funzionamento non si scalda ugualmente in tutte le zone ma gradualmente e ci sono punti più caldi (la testata) e altri freddi

    allo stesso modo se io ho un processore in idle e con un click lo metto in full i watt da dissipare possono diventare anche 10 volte tanti, se nel waterblock mi arriva del liquido appena uscito dal radiatore (e quindi a T più bassa) è ovvio che dovrà uscire dal waterblock a T più alta, ma non decimi di grado

  • # 30
    Stefano
     scrive: 

    Ho invertito alta con bassa quando parlavo del radiatore

  • # 31
    Gas
     scrive: 

    L’articolo mi e’ sembrato un po troppo semplicistico, e probabilmente per renderlo piu’ semplice sono state fatte alcune “semplificazioni” forse eccessive.
    Alcuni commenti invece li ho trovati davvero fuori luogo (oltre che fuorvianti)
    Come gia’ riportato da George Clarkson non e’vero che le temperature sono uguali in entrata ed in uscita dal WB o dal radiatore: e’ una semplificazione che reputo eccessiva e sbagliata.
    La differenza di temperatura e’ comunque inferiore a quello che si sarebbe portati a credere (come e’ stato piu’ volte puntualizzato dallo stesso George Clarkson).
    Poi che sia 0,1° o 0,4° o anche 1° non lo so (non ho la strumentazione adatta a farlo e credo che dipenda anche dal tipo di impianto) ma di sicuro non e’ molto piu’ elevata

    @Stefano:
    il tuo ragionamento e’ abbastanza corretto.. ma nell’articolo e’ detto piu’ volte che si parla di una situazione di equilibrio, quando cioe’ tutti gli elementi del circuito sono in funzione da tempo e le temperature si sono stabilizzate.

  • # 32
    Davide
     scrive: 

    Direi che George ha chiarito perfettamente il discorso delle differenze di temperatura, che giustamente in un impianto perfettamente funzionante ci sono e sono piccole, visti i numeri in gioco.

    @klontz: “A tutti gli alti papaveri che si atteggiano da “professorini” … non c’avete capito un kaiser !!
    Meglio stare zitti e fare la figura dei tonti.. piuttosto che parlare e non lasciare dubbi ! Il sunto del discorso era che non esiste un gradiente di temperatura tra l’acqua in entrata e quella in uscita.”

    Direi che quello che non ci ha capito proprio niente sei tu, visto che George ha risposto dicendo esattamente il contrario di cio` che sostieni, ovviamente senza nessuna dimostrazione ne` teorica ne` pratica. Prima di criticare gli altri che si atteggiano da “professorini” accertati di scrivere cose sensate, cosi` come, ti assicuro, fanno i “professorini”, altrimenti la figura barbina la fai solo tu :-)

  • # 33
    carbon
     scrive: 

    vediamo dopo quante ore possiamo cucinare un uovo sodo nella vaschetta sbrotfl
    mentre leggevo l’articolo mi dicevo, ma che caspio dice, il suo delta T dipende dalla velocità con cui l’acqua scorre sul dissi, se scorresse molto lentamente ci sarebbe maggiore differenza, ma che cazz..
    chiuso.

    – un premio a klontz per dimostrazione di eroismo e trollistica abnegazione in forum pubblico –

  • # 34
    dvd100
     scrive: 

    Direi che questo test risolve la questione:
    http://www.pctuner.net/forum/tuner-waterblock/66928-test-il-posizionamento-del-radiatore.html

    La spiegazione è (ovviamente) che gli strumenti non riescono ad apprezzare differenze di temperatura inferiori al decimo di grado.. Differenze che devono necessariamente esserci se vogliamo raffreddare qualcosa :)

  • # 35
    Alessio Di Domizio
     scrive: 

    I professori sono serviti…

    Per chi prima di commentare non avesse letto:
    “Infatti è luogo comune pensare che il liquido abbia una temperatura bassa prima di entrare in un waterblock, per poi presentarne una decisamente più alta subito all’uscita dallo stesso waterblock. Sempre secondo la stessa logica, la differenza di temperatura del liquido prima e dopo essere entrato nel radiatore debba essere decisamente marcata.”

  • # 36
    George Clarkson (Autore del post)
     scrive: 

    @ dvd100:

    Ti ringrazio di aver linkato quel sito, anticipandomi. Anche se il test è decisamente “vecchio”, visto che è datato 2006, i valori in gioco non cambiano, e vorrei citare le parole d AlexTA, che chi lo conosce sa che non parla a vanvera, poiché si occupa anche lui di progettazione di waterblock da parecchi anni (e che tra parentesi, se ci legge, saluto cordialmente):

    “Possiamo concludere quindi dicendo che , all’atto pratico, non vedremo differenze apprezzabili nel posizionamento dei vari componenti del nostro impianto e qualsiasi sia la combinazione utilizzata alla fin fine i valori di regime saranno sostanzialmente gli stessi anche se, in effetti, vi sono delle variazioni di alcuni decimi di grado nelle temperature assolute di funzionamento…”

    Il test in questione si riferiva a sfatare il secondo mito, per il quale cambiando la posizione del radiatore si sarebbero influenzate le temperature dei componenti posti a valle di esso, ma è anche risolutivo sulla diatriba che tanto ha acceso gli animi sul mio articolo.

    Come ho sostenuto, e tutt’ora sostengo, e le prove fatte da AlexTA lo dimostrano, le variazioni di temperatura nei diversi punti di un impianto a liquido, tra prima e dopo ciascun componente, sono con impianto a regime, ed con liquido in equilibrio termico sostanzialmente simili (e non “identiche”, come qualcuno ha sostenuto che avessi scritto) ed a carico costante le differenze saranno sostanzialmente inferiori al grado centigrado, date le potenze assai basse da dissipare. Se qualcuno si fosse preso la briga di leggere attentamente ciò che ho scritto, non ho mai detto che le temperature sono “uguali”, ma che la “media” delle temperature rimane [b]grossomodo[/b] costante e che le differenze sono talmente minime che un sistema di rilevazione non professionale tende a non rilevare, dato che parliamo di decimi di grado.

    Spero che finalmente la diatriba sia terminata. Con buona pace di tutti.

  • # 37
    Raskal
     scrive: 

    Come volavasi dimostrare.
    Ciò che si apprende su un libro di testo, può riservare sorprese se applicato alla vita reale (soprattutto in ambito lavorativo).

    Grazie ancora dell’articolo signor Clarkson.

  • # 38
    George Clarkson (Autore del post)
     scrive: 

    Figurati Raskal, è un piacere. Più che altro è interessante notare come molte persone, senza menzionare nessuno in particolare, si fermi solo alla teoria, senza mai andare a sperimentare con le proprie mani e vedere con i propri occhi ciò che ha imparato a “scuola”.

    Ovviamente non voglio dire che le formule citate siano false, o errate. I libri insegnano la verità, ma questa verità è, spesso e volentieri, esclusivamente “relativa”, e non rispecchia alla perfezione ciò che succede nella realtà, dove entrano nelle varie equazioni e formule tantissimi altri fattori, variabili, che influenzano e non di poco il risultato finale.

    Ma non è in fondo colpa né della scuola (o università che sia) o di chi si ferma solo alla teoria. In fondo è colpa anche di chi diffonde i miti, e principalmente di quelle aziende che su questi miti guadagnano. Ma questo è un’altro discorso, che preferisco non toccare qui, in questo momento.

    Alla prossima puntata, quindi, con il secondo mito da sfatare, che non anticipo ;-) tanto per far rosicare un po’…

  • # 39
    Marco Cusano
     scrive: 

    Probabilmente il sig.George voleva far capire in parole semplici che anteporre un waterblock all’altro per far arrivare acqua più fredda o più calda è una gran cavolata, dato che la capacità di trasmettere il calore dell’acqua sarà si elevata ma non a questi livelli.
    A me sembrate stupidi. E’ logico che il calore ceduto viene ceduto all’acqua di passaggio nel waterblock e quindi in quel momento l’acqua effettivamente si riscalda. Ma questo con una variazione immediata sicuramente trascurabile.

    Quindi quello che il sig.G voleva dire è che a livello macroscopico (o che ci può interessare diciamo), la variazione di temperatura è pressochè uniforme etc.

    Poi purtroppo qui è pieno di professorini che devono sfogare la propria frustrazione e dimostrare che il loro pezzo di carta vale qualcosa.
    E così risolini, giudizi a valanga e attacchi a non finire.
    Non è così che ci si pone nei confronti, con tutta questa supponenza oscena. (E’ chiaro che non mi riferisco a tutti)

  • # 40
    Marco
     scrive: 

    Salve a tutti, dopo aver letto l’articolo e i commenti alquanto offensivi voglio dire la mia.
    1) ho da fare una critica amichevole a George, dire che: “il movimento causa un minimo aumento di temperatura del liquido in tutti i suoi punti, tanto minimo che può essere considerato ininfluente.” è un pò fuorviante! Il punto è tutto li.. quanto è minimo? Se fai ogni giorno misure di questo tipo non ti costava nulla mettere all’inizio dei numeri precisi. Ti consiglio di mettere dati numerici precisi nei tuoi prossimi articoli.
    2) Un’altra critica va ai vari commentatori per il tono troppo saccente ed offensivo, l’argomento del dibattito semmai si può chiamare dibattito, doveva essere: quanto è minima la variazione di temperatura prima e dopo il waterblock, non denigrare George.
    Salve a tutti.

  • # 41
    George Clarkson (Autore del post)
     scrive: 

    @ Marco

    Le critiche costruttive sono sempre le benvenute.

    Per quanto riguarda mettere dati reali, non sono d’accordo, in quanto il mio articolo voleva semplicemente mettere in risalto l’errore che troppo spesso si fa (e che non ripeto per non essere noioso) e che riassumo semplicemente in: non si può solo considerare un sistema analizzando le singole parti, ma bisogna analizzarlo nel suo complesso. Mettere dati specifici avrebbe il senso di una recensione: fine a se stessa. Il mio intento invece è quello di fornire spunti di riflessione il più possibile non condizionati da fattori commerciali o dettati da partigianeria, come purtroppo ho più volte visto e sopportato, in diversi ambiti. Informazione che a volte può suscitare reazioni anche violente, come si è visto, ma che se nessuno si prende la briga di dare, e alla fine rimaniamo tutti allo stesso livello: non consapevoli di quello che stiamo facendo, basandoci solo su “sentito dire” e su quello che leggiamo sui forum “partigiani” e quello che è peggio sulle confezioni dei prodotti. Che sappiamo tutti essere solo pubblicità, e come tale da prendere con le dovute molle.

    Mettere dati reali avrebbe inoltre prestato il fianco ad ulteriori critiche, che sinceramente non credo sia il caso di portare qui su Appunti Digitali. E l’ho premesso nell’articolo: chi volesse approfondire l’argomento, anche in termini tecnici, può sempre cercare su google (se usa il motore di ricerca come fonte principale delle proprie conoscenze) oppure fare esperienza diretta, avendone le capacità e risorse. Non è un luogo, Appunti Digitali, dove vedremo recensioni e comparative. Non è questo il mio intento. Piuttosto il mio scopo (e quello della redazione che mi ha contattato e proposto la rubrica) è quello di fornire il più possibile informazioni su questo e tanti altri argomenti, ai quali il più delle volte viene relegato lo spazio di un post su di un forum dedicato e specialistico, e che quindi non hanno quella visualizzazione che meriterebbero. In pratica, facciamo informazione, non lezione. Per le lezioni, ci sono le scuole e le università.

    Ma a volte la vita reale insegna un po’ di più…

  • # 42
    luca
     scrive: 

    chiunque sappia fare un bilancio di energia/calore capisce che si sono dette nell’articolo castronewrie cosmiche..

  • # 43
    luca
     scrive: 

    traducendo.. considerando il circuito isolato termodinamicamente ad eccezzione di waterblock e radiatore, una volta raggiunto l’equilibrio termico del sistema(equilibrio termico e non equilibrio e basta sennò quando vieni a dare l’esame ti fai cacciare) la quantità di calore ASSORBITA dall acqua attraversando il waterblock(quindi aumenta di temperatura) deve essere uguale a quella ceduta dalla stessa attraversando il radiatore….

  • # 44
    George Clarkson (Autore del post)
     scrive: 

    Peccato che il nostro fantomatico circuito sia tutt’altro che isolato…

    E comunque, anche se lo fosse, non sostengo il contrario, anzi. Che la differenza di calore ci sia è ovvio, sennò non avrebbe senso mettere il radiatore, no? Quello che sostenevo e continuo a sostenere è che la differenza di temperatura lungo tutto il circuito non è marcata come si crede.

    Per chiarire ancora una volta: Se isoliamo il waterblock e ci facciamo passare liquido (acqua) al suo interno, è ovvio che ci sarà una differenza di temperatura tra prima e dopo il wb stesso. Per esempio, se l’acqua aveva prima di entrare nel wb 25°C, dopo avrà 27°C. Lo stesso avviene se isoliamo allo stesso modo il radiatore: l’acqua per esempio avrà una temperatura di 27°C, dopo averlo attraversato ed aver ceduto quindi il calore all’ambiente avrà una temperatura di 25°C. Su questo siamo tutti d’accordo.

    Peccato che questo è il caso ideale. Nella realtà, ed è quello che sostengo, in un circuito chiuso ermeticamente (e quindi senza perdite o aggiunte di liquido) ma non isolato termicamente (c’è dispersione di calore lungo tutti i tubi, dalla pompa, e persino dal wb per irraggiamento) tale differenza (nel caso ideale di 2°C) non è così marcata, fermandosi ad appena qualche decimo di grado, come anche dimostrato nel test fatto a suo tempo da AlexTA su PcTuner. Le ragioni di questo minimo dT sono da ricercare sia nelle varie perdite di calore llungo tutto l’impianto, ma sopratutto nell’equilibrio termico dell’intero sistema, poiché è a regime (e quindi in funzione da tempo) e ovviamente dal moto del liquido stesso.

    Ripeto: non voglio scomodare professori universitari, né tantomeno sto preparando un esame di fisica 1, 2, 3, o chissacché, sto solo cercando di far capire, con parole semplici e comprensibili a tutti, che il caso reale è ben diverso da quello ideale delle formule, e che inoltre non si può giudicare la prestazione, in termini di capacità di raffreddamento, di un componente senza prendere in esame il SISTEMA (inteso come complesso di elementi singoli) nel quale è costretto a lavorare.

  • # 45
    24cxx
     scrive: 

    @luca
    sul dicorso di cedere la stessa energia anche George ha detto qualcosa di simile:
    “Alla fine del suo viaggio, ed entrando nel radiatore, la porzione di liquido iniziale oramai è talmente “diluita” che nell’unità di tempo solo una piccola porzione dei watt immessi nel liquido inizialmente viene ceduta all’aria attraverso il radiatore, per irraggiamento. Lentamente però, sempre a causa del movimento costante del liquido, tutti i watt alla fine vengono ceduti.”

    a me però lascia ancora un po perplesso :
    Mito no.1: temperature differenti in diverse zone del circuito

    “Il primo mito da sfatare è quello secondo il quale il liquido abbia diverse temperature in diversi punti di un ipotetico circuito a liquido.
    chiaramente ormai siamo giunti alla conclusione che le temperature sono diverse in diversi punti quindi in antitesi con il “Mito”.
    Anche se poi specifichi che queste differenze non sono decisemente diverse però neanche trascurabili visto che sono proprio loro a far funzonare l’impianto e non che magicamente il calore si distribuisce su tutta l’acqua dell’impianto quasi istantaneamente..dovrà fare almeno 1 giro completo?
    altro dubbio quando parli di convenzione secondo me sbagli paragone perchè non abbiamo una pentola sul fuoco con una fonte di calore dal basso ma bensì 2 liquidi che si mischiano con temperature diverse.

  • # 46
    Davide
     scrive: 

    Non capisco chi trova in questa discussione la prova che a volte “la pratica insegna piu` della teoria”, mentre e` esattamente il contrario. L’esperimento di AlexTA da` esattamente gli stessi risultati che vengono dalla formula, cioe` che le differenze sono dell’ordine dei decimi di grado.

  • # 47
    George Clarkson (Autore del post)
     scrive: 

    @ 24cxx

    Forse è stato questo il mio errore iniziale: volendo rendere in maniera semplice il concetto ho usato un concetto semplicistico “diverse”. Avrei dovuto essere un po’ più preciso, e scrivere forse qualcosa del genere: “marcatamente discostanti tra di loro ai fini di una rilevazione strumentale usando strumentazione professionale capace di indicare variazioni di temperatura nell’ordine di decimi di grado”.

    Alché, per una comprensione dell’esperienza sostenuta, avrei dovuto specificare cosa si intende per marcatamente discostanti, cosa è una rilevazione strumentale e come è stata effettuata, che strumentazione professionale è stata utilizzata, e cosa si intenda, nello specifico, per variazione di temperatura. Ma prima di tutto avrei dovuto definire il concetto di “temperatura”.Al terzo rigo scritto, io come voi mi sarei annoiato, e soprattutto avrei scritto un tomo. Insomma, non era mia intenzione elevarmi a livello di professorone (che non sono e non ho MAI avuto la pretesa di essere) ma solo di spiegare con parole povere il “semplice” funzionamento del raffreddamento a liquido, sfatando quelli che io considero miti e che ne impediscono una più ampia diffusione, rendendolo difficile da capire e complicato da spiegare.

    Se sono o no riuscito nel mio intento, questo è un altro paio di maniche, giudicatelo voi. Ma dal tono di certe risposte, ovviamente parlare in maniera semplice di raffreddamento a liquido è ancora difficile, per via di “professori” e neo-laureandi che sparano formule su chiunque voglia chiarire le idee con, ripeto, parole semplici.

    Per il secondo dubbio: l’immagine utilizzata per far capire il concetto di convezione può non essere la più azzeccata, concordo. La prossima volta creerò un’immmagine ad hoc. E ripeto, non stiamo parlando di due liquidi, ma dello stesso liquido in moto costante avente temperature diverse in punti differenti.

    Ora potete continuare a crocifiggermi :-)

  • # 48
    TheDarkAngel
     scrive: 

    Il problema più grande è come sempre non usare dati numerici ma affidarsi ai vari aggettivi che offre la lingua italiana che sono ovviamente interpretabili a proprio modo, leggendo le risposte che hai dato si direbbe che sai come funziona un impianto a liquido, leggendo l’articolo proprio no, ci sono proprio errori macroscopici, non è di certo un necessario sacrificio da fare sull’altare della semplificazione.

  • # 49
    Zerotre
     scrive: 

    ” a questo punto, la sua temperatura sarà troppo elevata per poter asportare calore dal waterblock, cedendolo al contrario e causando un innalzamento ulteriore della temperatura della cpu”…..

    Mi scusi se mi permetto, l’intenzione e’ sicuramente valida, pero’ dovrebbe aspettarsi simili commenti dato che c’e’ una grossa parte di utenti che frequenta’ facolta’ scientifiche, in passato sul forum ho assistito (e preso parte) a discussioni ben piu’ tecniche.

  • # 50
    24cxx
     scrive: 

    Mi dispiace che le conversazioni si erano fatte un po tese..cmq, tutti sicuramente apprezzano i discorsi esposti in maniera semplice e “digeribile” ,infatti i bravi professori docenti ecc ecc sono proprio quelli che si fanno capire da tutti,ma nello stesso tempo conoscono la materia in maniera molto profonda, altrimenti si rischia di dare informazioni superficiali o addirittura non corrette.Penso che la maggior parte delle persone siano a recriminare proprio questo e non per una crociata nei confronti di George almeno io la penso così.
    quindi essere semplici (per assurdo) non è semplice!

  • # 51
    carbon
     scrive: 

    cristo santo se più è alta la velocità del refrigerante più la differenza di temp prima e dopo l’entrata nel dissi è minore.
    ma che cavolo di falso mito è, questo è il problema dell’articolo.
    indaghiamo sull’uso furbo di frasi per attirare polli, invece del tecnico dovrebbe fare il pubblicitario.
    il sensazionalismo non ci piace, le frasette da gazzetta dello sport “..meditate gente meditate..” ecco questo è irritante, è un modo di esprimersi populistico che poco si addice ad un tecnico.
    ciao e mai tornero’ a perdere tempo dietro un tuo articolo stanne certo :)

  • # 52
    Joey
     scrive: 

    Secondo me nell’articolo ci sono molte semplificazioni, ma essendo dedicato ad un target generico non poteva certo avere un livello di complessità troppo elevato.

    Le osservazioni sulle leggi fisiche che avete fatto sono validissime, ma la termodinamica di un fluido in movimento è molto diversa dalla termodinamica statica (subentrano fattori come la viscosità dei fluidi, l’attrito delle tubazioni, turbolenza dei fluidi…. ).

    Per chi studia fisica o ingegneria: se non erro, (scusate sono un pochino arrugginito, se sbaglio correggetemi ) in questo problema dovrebbero trovare applicazione le equazioni di Navier-Stokes (o equazioni di bilancio secondo alcuni sacri testi :-D ) che hanno circa una ventina di variabili (e sono equazioni differenziali alle derivate parziali…..)
    Adesso non sono sicuro al 100% che si tratti delle equazioni di bilancio, comunque è sempre un problema di equazioni alle derivate parziali.

    La trattazione di questo argomento è vastissima e non è certo semplificabile in due righe (esistono corsi universitari dedicati solo a questo argomento…) comunque rientra nella teoria dei circuiti termici, e qui mi fermo.

    Altra osservazione: sul lato pratico, spesso, non ha senso risolvere equazioni differenziali, si ricorre ad approssimazioni…. esempio:
    conosco tanti studenti, ingegneri e docenti universitari che per calcolare un condendatore di rifasamento scrivono interi trattati scientifici e ci mettono ore ad argomentare le loro tesi, nel frattempo l’operaio ha già finito, e stato pagato e ha già speso i soldi (praticamente bastano un paio di operazioni aritmetiche per calcolare un rifasamento…). Considerate poi che i condensatori hanno tolleranze anche del 20%….. quindi il trattato scientifico va a farsi benedire………..

    Concludo solo dicendo: è importante conoscere la teoria, ma non serve a niente se non viene corroborata dalla pratica.

  • # 53
    George Clarkson
     scrive: 

    @ Joey

    Hai colto in pieno il mio scopo già con la prima frase… grazie :)

  • # 54
    massimo m.
     scrive: 

    il problema non e’ di avere una migliore dispersione di calore.
    il problema e’ di NON produrre calore.
    quando intel e amd si metteranno una mano sulla coscienza e riprogetteranno quelle stufette che chiamano cpu per avere dei consumi da cpu e non da ferro da stiro, allora andremo meglio tutti.
    del resto, con gli ultimi studi s’e’ visto che una non tanto piccola percentuale di energia a livello mondiale la si consuma per tenere accesi e RAFFREDDARE i pc.
    come a voler dire: le cpu consumano un sacco di corrente e la disperdono in calore, e poi tra ventole, condizionatori per le server farm e via dicendo si spende altra energia.

  • # 55
    exec
     scrive: 

    Il problema dell’articolo è che è stato scritto in maniera troppo semplicistica e con diversi approssimazioni inaccettabili quando si parla di fisica tecnica. Inutile poi dire che oltre alla teoria conta anche l’esperienza se poi questa viene spiegata con termini e approssimazioni errate. Dopo l’autore nei messaggi qui sopra ha spiegato meglio il suo pensiero mettendo gli animi in pace.
    Comunque quando si parla di questioni scientifiche bisogna essere RIGOROSI altrimenti è ovvio che poi si attirino le critiche di chi conosce bene fisica tecnica. E infatti non è un caso che a ingegneria i professori danno molto peso alla precisione del linguaggio, proprio per evitare fraintendimenti. E a leggere ciò che è successo qui, hanno ragione.

  • # 56
    Raskal
     scrive: 

    A Davide:
    Quando scrivi “Non capisco chi trova in questa discussione la prova che a volte “la pratica insegna piu` della teoria””; forse le risposta di Joey è quella che spiega meglio il concetto a cui ti riferisci.

    Questo non voleva essere un’articolo scientifico, teorico o eccessivamente tecnico, ma solo informativo.
    E l’informazione che ci da, basata sull’esperienza diretta, si traduce in una serie di “fattori” che da adesso ognuno di noi terrà in considerazione nel momento di fare delle scelte in ambito di rafreddamento a liquido di un PC (scelte sia economiche che costruttive).

    L’articolo aveva lo scopo sfatare il “mito” secondo cui è una cosa di un’importanza assoluta la posizione degli elementi in un circuito di raffreddamento per pc.
    Non dice che le formule siano errate, anzi, ma solo che spesso sono inutili in alcuni ambiti di utilizzo.
    In modo che la prossima volta che ci troveremo ad assemblare un sistema o a scegliere dei prodotti da comprare potremo tenere in considerazione anche altri “fattori” oltre alle formule scolastiche. Che sono sicuramente corrette ma, come ho scritto, in alcuni ambiti sono inutili o addirittura controproducenti (spese, tempo, materiali, ecc.).
    Spenderesti 20 giorni in più o 25euro di più, per la progettazione e realizazione di un impianto che ti faccia guadagnare 0,4 gradi?

  • # 57
    leonardo
     scrive: 

    ma stiamo scherzando?

    caro george, ci vuole coraggio a dire di avere 13 anni di esperienza nell produzione e distribuzione di questo materiale dopo le castronerie che sta dicendo…

    ma ha mai preso in mano un tester? sembra di no altrimenti non avrebbe potuto scrivere certe cose

    senza fare pubblicità, ci sono dei raccordi che integrano dei sensori di temperatura, da sostituire con quelli originali e collegabili ad un noto controller per misurare temperature in entrata ed in uscita

    il mio è un sistema abbastanza spinto, quindi potrebbe discostare un po’ dalla media, ma le assicura che non si tratta di decimi di differenza!

    il calore deve essere ceduto altrimenti non vi è trasporto…

    si astenga da fare della disinformazione, non serve una laurea per conoscere certi concetti così elementari

  • # 58
    greendragon
     scrive: 

    Qualche giorno fa sono stato attaccato in una discussione su un gruppo Facebook relativa a questo argomento ed il mio “oppositore” mi ha linkato questo articolo a riprova della sua tesi. La disputa riguardava il fatto che realizzare un loop a liquido mettendo il radiatore dopo la vaschetta e prima del waterblock fosse meno efficiente che mettere il radiatore dopo il waterblock e prima della vaschetta. La motivazione che ho dato a vantaggio di quest’ultima opzione è che quest’ultima evita di mandare liquido “appena scaldato” nel wb direttamente nella pompa. Non sono un fisico ma ho molta esperienza con gli impianti a liquido e ritengo che non si possa usare la fisica in maniera approssimativa a sostegno della tesi che “tanto in qualsiasi ordine metti i componenti nel loop il risultato non cambia”. Al di la di quello che dice la fisica dobbiamo considerare che negli impianti a liquido le cose non vanno sempre secondo la teoria, a volte le pompe si rallentano e addirittura si fermano, a volte si guastano e impiegano anche un minuto prima di andare a regime. Pur essendo cosciente che la temperatura tra in e out del radiatore è minima (e minima attenzione è diverso da nulla), realizzare il loop con l’ordine “giusto” ottimizza l’efficienza e previene tanti problemi. Al di là del fatto che la fisica nell’articolo sia rigorosa o meno, posso citare un effetto “negativo” del concetto che questo articolo ha voluto comunicare: disinformare le persone spingendole a realizzare a casaccio i loro loop.

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