Il difficile rapporto con la tecnologia del movimento 5 stelle

Non v’è dubbio che un movimento o partito politico che fondi sulla tecnologia la sua operatività e organizzazione, e la richiami pure nei suoi punti programmatici, non possa che attirare l’attenzione (se non addirittura rapire) di chi opera nel settore.

Dall’interesse alla verifica che quanto scritto sia consistente, il passo è molto breve, a causa della tipica deformazione professionale con la quale, spesso involontariamente, ci si approccia a problemi anche di altra natura. Ed è il motivo che mi ha portato a mettere nero su bianco le mie impressioni su alcune cose di carattere puramente tecnico che ho rilevato in merito a questo nuova compagine politica.

Il punto di partenza è stato il programma politico, che si può scaricare da qui. Evitando di entrare nel merito di tutti i punti, perché non è certo questa la sede, l’analisi di ciò che è “tecnico” o a esso attinente è certamente possibile.

Il documento in questione è strutturato in maniera semplice, ma ciò nonostante presenta degli errori nella numerazione delle pagine o “grafici”. Infatti la pagina 3 viene indicata come 2, e lo stesso vale per la 6, che però presenta qualche sbavatura nel numero totale di pagine, che dovrebbe essere 15, mentre sembra che l’ultima cifra sia la risultante della sovrapposizione di due diversi caratteri. Identico errore nella pagina 7, mentre la 8 viene ancora una volta classificata come 2.

La 12 presenta un altro errore grafico che questa volta lascia intuire quale potrebbe essere l’origine di questo tipo di problematiche, in quanto è evidente la sovrapposizione di due scritte diverse: “pagina 2 di 13” e “pagina 2 di 15”, segno che il documento abbia avuto delle modifiche che hanno portato il numero di pagina da 13 a 15.

Può sembrare una sciocchezza, ma stiamo parlando del programma politico di un partito i cui sondaggi attualmente danno a circa il 20% di preferenze. Una maggior cura nella redazione dei documenti ufficiali da presentare al pubblico dovrebbe essere il “minimo sindacale”, e dunque oltre al lavoro di mera redazione sarebbe stato opportuno quello di revisione e correzione degli eventuali errori.

A maggior ragione se consideriamo il ruolo che la tecnologia ha per questo movimento, il documento sarebbe dovuto esser redatto da personale che avesse almeno un po’ più della semplice confidenza con gli strumenti che l’informatica mette a disposizione.

Ma forse il problema sta proprio in questo: l’informatica è assente. Fra i tanti punti del programma che ricadono sotto il cappello dell’Information Technology (IT), è internet a dominare, ma non l’informatica, che non risulta mai menzionata.

Si parla, infatti, di copertura dell’ADSL di tutto il territorio (ma immagino che il dubbio di come sia possibile realizzarlo proprio in un territorio come il nostro non se lo sarà posto nessuno dello staff), di ripetitori WiMax (l’unica soluzione sensata per il precedente problema), di copertura del paese con la banda larga. Tutte citazioni presenti in posti diversi, come se le questioni non fossero strettamente connesse.

Internet è estremamente importante anche nell’insegnamento, e difatti copre buona parte dei punti programmatici relativi all’istruzione, tant’è che, a loro dire, anche i libri di testo dovrebbero essere sostituiti da equivalenti digitali scaricabili da internet e… gratuiti.

Ma un libro di testo in formato digitale non è automaticamente gratuito: si può copiare facilmente, questo, sì, senza che all’editore arrivi un centesimo, ma così facendo ci si mette fuori dalla legalità. Un chiarimento sulla questione è certamente necessario.

Internet ovunque, quindi, obbligatorio nelle scuole, e il cui accesso, anche qui assolutamente gratuito, dovrebbe essere un diritto per tutti i cittadini, fin dalla nascita. Ma attenzione: soltanto dei cittadini. Gli immigrati che risiedono nel nostro paese, pagano le tasse, e i cui figli frequentano la scuola, non rientrano in questo grande piano. Ciò, comunque, non mi sorprende, per la posizione che il movimento ha nei confronti degli immigrati.

Rimane aperta la questione della gratuità di internet, a cui fa il paio la copertura nazionale (altrimenti alcuni cittadini potrebbero venire esclusi da questo diritto fondamentale): chi pagherà per tutto ciò? Di certo non è possibile scaricare i costi sulle compagnie telefoniche, visto che parliamo di aziende private. Non nemmeno è possibile imporre loro l’allineamento delle tariffe a quelle europee (altro punto presente nel programma), visto che siamo in un regime di libero mercato.

A parte questo, c’è da chiedersi come possa conciliarsi l’onnipresenza di internet con l’assenza dell’informatica. Per la scuola è previsto l’obbligo dell’accesso a internet per gli studenti, come pure l’obbligo dell’insegnamento dell’inglese fin dall’asilo, ma non è prevista nessuna infarinatura d’informatica.

Non v’è dubbio che i bambini moderni siano già “tecno-dotati”: imparano a smanettare con telecomandi, tastiere, mouse, dispositivi touch, ecc., allo stesso tempo che a camminare, ma è sufficiente questo? Basta sapere scrivere www.qualcosa.it, chattare o stare attaccati su Facebook per essere a posto con la tecnologia? Per i miei, i nostri figli mi aspetto qualcosa di più.

In definitiva il programma dal punto di vista dell’IT lo trovo carente e pressappochista: troppi slogan e poca visione di ciò che realmente serve, e come realizzare alcune cose. Non affronta neppure la classica diatriba sul software chiuso/aperto/libero/a pagamento: non se ne parla da nessuna parte.

Eppure è ben noto che le posizioni di Grillo e degli attivisti del movimento siano per il software aperto e/o libero: alcune volte si legge dell’uno, altre volte del secondo. Forse non è ben chiara la differenza fra i due, e il fatto che Beppe abbia idolatrato per anni Skype, che non ricade in nessuno dei casi, è indice di un po’ di confusione sull’argomento.

D’altra parte basti andare a controllare le proprietà del file PDF del programma del movimento, che riporta a bella posta “Microsoft® Word 2010” come Creator e Producer (usando Foxit reader). Ma lo stesso capita col famoso “Non statuto”, il cui PDF è scaricabile da qui, che riporta “Microsoft Word” come Creator e “Mac OS X 10.6.7 Quartz PDFContext” come Producer.

In entrambi i casi, nulla che possa essere definito “aperto” o “libero”, e lo stesso vale per i famosi “meetup“, gestiti da un sito a pagamento e di cui non è possibile visionare i sorgenti.

E’, quindi, un rapporto molto strano quello fra il movimento e la tecnologia, che si riflette anche in altre occasioni, anche particolarmente importanti. Di recente sono scoppiate delle polemiche riguardo alla presentazione dei candidati per le prossime elezioni, alcune alimentate da proprio da problematiche di carattere strettamente tecnologico, com’è possibile appurare da una pagina di Facebook, di cui riporto la parte interessata:

Un attivista è risultato “non validato”, con la conseguenza di non poter votare, perché il documento che aveva spedito a un certo punto è risultato “corrotto”. Premesso che è bene prender con le pinze ciò che è successo, se fosse vero sarebbe naturale chiedersi in che modo vengano gestiti i dati, visto che a quanto pare non sarebbe presente nemmeno un banale sistema di backup…

In situazioni come queste sarebbe stato molto utile anche un sistema di “ticketing“, che possa garantire chi ha una particolare problematica di poter tenere traccia di tutto, del materiale inviato, delle date, delle richieste di sollecito, ecc..

Il dubbio che possano capitare problemi soltanto a chi risulta indesiderato o in rotta con gli esponenti del partito è più che lecito, vista la gestione tutt’altro che democratica, che ormai risulta palese a seguito delle varie epurazioni, diktat, e scomuniche varie.

La trasparenza degli atti e degli affari pubblici è uno dei cavalli di battaglia, ma la stessa solerzia e garanzia non è presente al loro interno. Dal punto di vista tecnologico non è stato messo in piedi nulla che possa garantire una gestione completamente trasparente del movimento.

Ad esempio un amministratore dei sistemi utilizzati potrebbe tranquillamente far piazza pulizia di informazioni “scomode”, ma rimangono ugualmente fumose le questioni tecniche che hanno creato tanti altri problemi sempre per definire le candidature per le prossime elezioni.

Dal punto di vista tecnico (tale rimane l’analisi, in questo pezzo) il movimento 5 stelle lascia, dunque, a desiderare, ed è bene che faccia chiarezza e ponga rapidamente rimedio alle varie “falle” del sistema, considerato lo stretto rapporto che ha con la tecnologia, la quale rappresenta l’elemento fondante (senza un dispositivo connesso a internet si è del tutto fuori) e collante / di aggregazione, oltre che propagandistico.

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