DRM e videogiochi: il “casus belli” di Ubisoft

In questo primo contributo di Rosario, andiamo ad introdurre l’argomento che sarà alla base di un botta e risposta fra me e lui, in cui cercheremo di guardare l’argomento da più punti di vista e senza preconcetti. I commenti a questo pezzo ovviamente ci serviranno da spunto per la discussione che leggerete nelle prossime puntate. Buona lettura. | Alessio

Premettendo che nessuno è schierato dalla parte dei grandi produttori o, a maggior ragione, dalla parte della pirateria, in questo post vogliamo in qualche modo riprodurre una discussione che è nata in redazione tra me e Alessio, e il cui spunto di origine riguarda il nuovo sistema anti-pirateria adottato da Ubisoft che richiede la connessione a internet permanente. Vogliamo proporre la discussione in modo originale, con interventi sia miei che di Alessio, in modo da analizzarne in maniera quanto più oggettiva possibile ogni aspetto.

Ubisoft ha introdotto il nuovo DRM con Assassin’s Creed II, ma ha replicato la pratica praticamente con tutti i giochi per PC che ha rilasciato in questa prima parte del 2010, ovvero The Settlers 7, Silent Hunter 5 e Splinter Cell Conviction. Ha già fatto sapere che lo utilizzerà anche in futuro. Il DRM richiede la connessione a internet permanente: nel momento in cui cade la connessione, il gioco va in pausa per tornare attivo solamente quando la connessione torna nuovamente attiva.

Se la disconnessione dura troppo a lungo viene persa la sessione di gioco e bisogna riprendere dall’ultimo salvataggio, sostanzialmente rigiocando la parte che è andata persa. Questo sistema, inoltre, prevede la memorizzazione dei salvataggi, che comunque continuano a essere presenti anche sull’hard disk, in un cloud. È un servizio per l’utente, che così può ripristinare la partita in corso da qualsiasi PC.

La guerra contro la pirateria in ambito PC ormai prosegue da diversi anni, con risultati quasi sempre infruttuosi. Ricordo i tempi della famigerata StarForce, odiata, proprio come il nuovo DRM di Ubisoft, da quasi tutti i giocatori PC. La questione StarForce si verificò circa quattro anni fa: il sistema anti-pirateria usava in maniera intensiva il lettore ottico e provocava danni fisici all’hardware.

Ubisoft ha usato per un certo periodo StarForce per proteggere i suoi giochi, ma nell’aprile del 2006 fu una delle prime software house a comunicare ufficialmente che avrebbe rinunciato a questo DRM. La compagnia francese, tuttavia, è stata costretta a pagare 5 milioni di dollari in relazione ai malfunzionamenti dell’hardware riscontrati dagli utenti che hanno fatto uso di giochi Ubisoft con StarForce.

Anche con il nuovo DRM, il colosso francese ha dovuto fronteggiare tanti ostacoli. Ne abbiamo parlato diffusamente su Hardware Upgrade: dapprima degli hacker hanno bloccato i server che consentono il funzionamento del DRM, impendendo a tantissimi giocatori di continuare a giocare (era appena uscito Assassin’s Creed II). Ultimamente, poi, è stato annunciato e rilasciato un crack che aggira il sistema anti-protezione e consente di giocare senza connettersi a internet.

Lascio ad Alessio la parola in modo che possa fare delle obiezioni su questo tipo di protezione invasiva per l’utente. Cercherò di ribadire più avanti. Quello che mi preme sottolineare adesso è il discorso relativo alle difficoltà dei publisher a continuare a guadagnare con i giochi per PC.
L’industria è notevolmente cambiata negli ultimi anni: se prima era basata principalmente sulla vendita dell’hardware, soprattutto di schede video, e quindi favoriva i vari 3dfx, Nvidia e Ati, adesso è tornata principalmente in mano ai produttori di videogiochi. I principali incassi, vedi il successo commerciale di Activision con Modern Warfare 2 o di 2K Games con Grand Theft Auto IV, infatti se li sono accaparrati proprio i produttori di videogiochi.

Ubisoft, inoltre, ha fatto capire che se questo DRM non raggiungerà i risultati sperati in fatto di lotta alla pirateria, potrebbe abbandonare il mondo del gaming per PC.

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