Effetti della radiazione non ionizzante sull’uomo

Qualche settimana fa abbiamo parlato degli effetti delle emissioni radioattive sul corpo umano . Esistono però, anche altri tipi di radiazione. Se l’energia trasferita dalla radiaziona alla materia è insufficiente per ionizzare gli atomi, ovvero non riesce a strappare un elettrone dagli atomi o dalle molecole, si dice che la radiazione è “non ionizzante” (NIR, non ionising radiation). In questo caso gli elettroni appartenenti ad atomi e molecole verranno solamente “eccitati”, ovvero portati ad un livello di energia successivo.

Lo spettro delle radiazioni non ionizzanti ha una nomenclatura che può creare confusione se si considera l’intero spettro elettromagnetico, ma per convenzione si usa suddividere i campi NIR in due regioni principali: la regione ottica e la regione detta convenzionalmente elettromagnetica. La radiazione ottica si suddivide a sua volta in ultravioletto, visibile e infrarosso. La regione elettromagnetica corrisponde al dominio del radio e va dalle altissime frequenze(nel radio), ovvero le microonde, e le basse frequenze radio. Per essere più precisi le NIR vengono suddivise in:

  • Campi elettrici o magnetici statici 0 Hz;
  • Campi di frequenza estremamente bassa (extremely low frequency, ELF), da 0 Hz a 300 Hz;
  • Frequenze radio (RF) e microonde (MW), da 300 Hz a 300 GHz;
  • Radiazioni ottiche: infrarosso (IR) 760 – 106 nm, visibile 400 – 760 nm e ultravioletto (UV) 100 – 400 nm

L’immagine seguente può essere utile per capire la suddivisione dello spettro elettromagnetico:

Le radiazioni non ionizzanti possono avere un’origine naturale, come la luce solare o le scariche elettriche dei fulmini, oppure possono essere causate dall’uomo, come le radiazioni delle telecomunicazioni wireless, le applicazioni industriali e scientifiche.

Nonostante l’energia trasportata da questo tipo di radiazioni sia molto bassa, esse possono comunque avere un effetto biologico, provocando una modifica nel sistema. Bisogna stare attenti a sottolineare, però, che un effetto biologico non e’ sempre la stessa cosa di un rischio biologico . Infatti un effetto su un sistema biologico diventa un pericolo solo quando questo causa una modifica misurabile nella saluta dell’individuo o sul suo sviluppo. Queste modifiche indotte su un organismo, su un tessuto o una cellula possono essere di tipo fisiologico, biochimico o comportamentale.

Generalmente le radiazioni non ionizzanti interagiscono coi tessuti umani attraverlo la generazione di calore. I pericoli legati a questo fenomeno dipendono dalla capacità delle radiazioni di penetrare il corpo umano e dalle caratteristiche di assorbimento dei diversi tessuti. Tutte le radiazioni non ionizzanti producono un qualche effetto su un sistema biologico, anche se solo alcune possono rappresentare un vero rischio per la salute. In genere la popolazione è molto preoccupata degli effetti delle onde radio, microonde, o di bassissima frequenza, perché rappresentano la stragrande maggioranza della radiazione elettromagnetica artificialmente prodotta dall’uomo per sistemi di telecomunicazione, e sappiamo essere presente in ogni casa, attraverso il modem wireless, il cellulare, il forno a microonde e così via. La realtà è che la radiazione elettromagnetica più pericolosa a cui siamo sottoposti è la radiazione UV del Sole. Il danno prodotto dalle radiazioni agenti nello spettro ottico è confinato esclusivamente alla pelle e agli occhio.

Può essere di due tipi: termico e fotochimico. Nonostante il fatto che i fotoni provenienti dal nostro Sole nel campo ultravioletto non portino energia sufficiente per ionizzare le molecole del nostro corpo, hanno lo stesso la capacità di danneggiare il tessuto della pelle, anche danneggiando la struttura del DNA. Per questa ragione l’esposizione continuata a onde ultraviolette può, a lungo termine, causare il tumore della pelle. Recenti studi, inoltre, hanno provato che l’esposizione continuata a radiazioni ultraviolette riduce l’efficacia del sistema immunitario e può anche limitare la validità di vaccini assunti in precendenza. Preoccuparsi di parlare troppo al cellulare e poi sottoporsi a sedute di lampade abbronzanti, quindi, non ha assolutamente nessun senso.

Le frequenze che vanno da 780 nm fino a 1 mm, ovvero tra la banda visibile e l’infrarosso, possono danneggiare principalemente la retina e la cornea dell’occhio. Questo avviene sia per effetto termico, di surriscaldamento o addirittura bruciatura della retina, sia per effetto fotochimico, a seconda delle frequenze coinvolte.

Le radiazioni di bassa frequenza, radio e microonde, hanno effetti quasi esclusivamente termici. Se l’innalzamento della temperatura superficiale sia effettivamente un rischio per l’uomo, nella misura in cui siamo sottoposti durante l’utilizzo delle apparecchiature domestiche, resta ancora da dimostrare. È vero che il sistema di omeostasi termico dell’uomo può risultare inefficiente se un fattore esterno condiziona in maniera eccessiva la temperatura del corpo.

Se la temperatura del nostro corpo dovesse innalzarsi considerevolmente, le conseguenze per la salute ci sarebbero senza dubbio. Ma le dosi di radiazione elettromagnetica a cui veniamo sottoposti tramite le strumentazioni radio che ci circondano sono abbondantemento al di sotto dei limiti che possono causare un tale effetto (quest’articolo della Word Health Organization lo spiega con dovizia di particolari. Sistemi industriali, come centrali dell’alta tensione, per esempio, possono rappresentare un rischio, per cui è bene mantenersi a distanza adeguata e/o non esporsi a tali radiazioni per un tempo prolungato.

Nell’ambito delle radiazioni radio di uso comune, possiamo a loro volta suddividerle in base all’intensità e alla frequenza di operazione. In particolare notiamo come le emissioni dei cellulari siano considerevolemente più intense rispetto a quelle prodotte dalle strumentazioni Wi-fi di cui disponiamo in ambito casalingo e lavorativo. Secondo la Mobile Telecommunications and Health Research (MTHR), un anno di esposizione continuativa a segnali wi-fi, corrisponde ad una telefonata al cellulare di 20 minuti.

I cellulari inoltre, operano ad una frequenza più alta, nella banda delle microonde, e quindi rappresentano l’unico oggetto di uso comune che potenzialmente può costituire un pericolo per il nostro corpo (almeno per quanto riguarda l’emissione elettromagnetica). Le microonde infatti sono di frequenza più alta rispetto alle onde radio di banda larga, per cui possono avere effetti termici considerevoli. Basti pensare che usiamo le microonde per cucinare nei forni a microonde (che sono oppurtumamente schermati per non lasciar trapelare radiazioni dannose).

Nonostante questo, la potenza di emissione di un cellulare picca attorno ai 2 W, e rimane quindi al di sotto della soglia di sicurezza per il rischio di assorbimento eccessivo di radiazione da parte del corpo umano. Inoltre, sebbene sia provato un’aumento della temperatura della zona cerebrale attorno all’orecchio, non è dimostrato che questa possa avere conseguenze sulla salute. Tra l’altro il sistema di regolazione della temperatura del cervello umano riesce in genere a gestire queste differenze senza problemi. Restano ancora da studiare in modo più approfondito gli effetti del telefono cellulare sul cervello dei bambini, più indifeso rispetto a quello degli adulti.

In ogni caso risulta chiaro dalle ricerche che un uso moderato del telefono cellulare non comporta alcun rischio. L’utilizzo di auricolari nel caso di un uso prolungato è raccomandabile per scongiurare ogni rischio, ma tranquillizza sapere che studi più approfonditi sono ancora dedicati alla comprensione degli effetti dei telefoni cellulari sul corpo umano.

 

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