Una “nuova”, “vecchia” tecnologia – Il motore Stirling (le applicazioni)

Scusandomi per l’assenza la scorsa settimana del canonico post del lunedì mattina, riprendiamo oggi con la nostra consueta rubrica Energia e Futuro, riprendendo e concludendo l’argomento iniziato due post fa (1 e 2), andando a parlare delle applicazioni principali dei motori Stirling.

Il motore Stirling come già detto finora è stato usato inizialmente come mezzo di produzione di energia meccanica per l’industria, in parziale sostituzione dei motori a vapore che inizialmente presentavano problemi legati alla scarsa qualità costruttiva, che rendeva frequenti incidenti legati ad esplosioni e perdite.

Successivamente l’incrementata qualità costruttiva di questi ultimi, unita ad un insieme di altre caratteristiche hanno relegato il motore Stirling quasi nell’oblio.

Il motore Stirling si è comunque saputo ritagliare un certo campo di utilizzo in virtù delle sue caratteristiche che ne hanno impedito la scomparsa, ed oggi c’è un certo interesse a sviluppare tale tecnologia per diversi tipi di impiego.

MOTORE STIRLING – GLI IMPIEGHI

In passato questi motori, accantonato il loro l’impiego per la produzione di energia meccanica dopo il loro declino, sono stati utilizzati spesso per la produzione di energia elettrica in ambienti nei quali la manutenzione poteva essere un problema, e veniva quindi richiesta una grande affidabilità.

Come già detto nei post precedenti, un motore Stirling non prevede combustione al suo interno, pertanto gli stress termomeccanici risultano estremamente ridotti e questo consente di minimizzare la richiesta di manutenzione.

Utilizzi tipici sono stati generatori elettrici dalla potenza ridotta, ma destinati ad operare per lunghi periodi in assenza di manutenzione, come impianti frigoriferi (applicazione per la quale sono tutt’oggi molto validi) e recentemente come dispositivi per la conversione dell’energia da solare a elettrica.

Tale ultima applicazione giustifica il tag “solare” in questa serie di articoli, in quanto (così come accennato anche nel primo post della serie) oggi alcune aziende stanno sviluppando l’impiego di motori Stirling da collocare in corrispondenza del fuoco di concentratori parabolici.

Per concludere la trattazione dei motori Stirling mancava soprattutto questo loro implementazione, e nelle prossime immagini è possibile vedere dei rendering e delle foto di tale soluzione:

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La potenza producibile (ovviamente in funzione di adeguata insolazione) con tali tipi di impianto parte da potenze dell’ordine del kW elettrico per arrivare a potenze dell’ordine di 25 kW elettrici, con l’obiettivo di raggiungere potenze sempre più elevate migliorando il rendimento di conversione, in quanto le dimensioni del motore deve essere proporzionato allo specchio concentratore, e pertanto non può crescere enormemente in dimensioni.

Tale tipologia di impianti sta riscontrando un fortissimo interesse di molte aziende che stanno cercando di migliorare tale tecnologia per renderla sempre più competitiva nel panorama delle tecnologie solari esistenti.

Nel prossimo post cambieremo argomento, ma continueremo ancora a parlare di Energia e di fonti rinnovabili… vi aspetto lunedì prossimo…

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