L’esempio cinese dei costi del D-cinema

D-cinemaVideodrome – ai confini del video, oggi parleremo di D-cinema e faremo alcune considerazioni “asiatiche” sui costi di questo sistema.

Il D-cinema, oltre alla rivoluzione tecnica apportata, ha anche abbassato i costi soprattutto per quanto riguarda la distribuzione.

Il cinema digitale e’ una tecnologia “flessibile” che, come risaputo, ha apportato e sta apportando una ovvia notevole riduzione dei costi di distribuzione che può arrivare al 70-80% (miliardi di euro all’anno); i motivi sono tanti ma, soprattutto in fase distributiva, il non dover più sapere in anticipo quante copie stampare e il poter inviare quante copie si vogliono, senza incrementi di prezzo, a uno o più cinema, aiutano sicuramente a limitare i costi delle proiezioni (oltre ai costi di manutenzione e la diminuzione dei problemi in fase di proiezione).

Un esempio interessante e’ rappresentato dalla Cina. In Cina ci sono pochi cinema, più o meno 4000 e i prezzi degli spettacoli sono molto cari. Normalmente il martedì, soprattutto in relazione all’introduzione del digitale, i biglietti vengono venduti a metà prezzo e le sale si riempiono in maniera incontrollata. Ovviamente in questo giorno della settimana i film presentati sono sempre grandi successi come Transformers 2 o l’ultimo Harry Potter e, di conseguenza i tempi di attesa diventano biblici… per fare un esempio: si e’ fortunati se alle sei si trova posto per uno spettacolo alle 10. Oppure, molti cinema proiettano a metà prezzo alla mattina.

Il problema però resta il prezzo, un blockbuster di successo arriva a costa anche 11 euro (poco più di 100 yuan), troppo per i salari cinesi, soprattutto se si deve aggiungere il trasporto e qualche “extra”. Troppo anche per i prezzi europei, dove in molti paesi si può vedere un film per mediamente 8 euro.

Una recente indagine dell’industria cinematografica cinese, ha mostrato che il prezzo di un biglietto rappresenta il 5% di uno stipendio medio. Emi Lian general manager di Dadi Digital Cinemas, dichiara che il prezzo alto e’ determinato dal mercato. Un mercato limitato se si pensa ai soli 4000 schermi presenti :”Il basso numero di sale cinematografiche non può soddisfare la domanda di una popolazione così numerosa” dichiara. Insomma, aggiungete qualche sala e vedrete che i prezzi scenderanno. Inoltre Dadi Digital ha iniziato una politica del risparmio, solo 10-30 yuan per Transformer 2 nei suoi nuovi cinema posizionati in zone cittadine periferiche. Questo perché la tecnologia adottata e’ quella digitale.

Alla fine del 2008 c’erano 8614 digital screen in tutto il mondo, 33% in più del 2007, secondo quanto riportato da entgroup.cn.

La Cina ne possiede 800 (se ne attendono 2000 per la fine dell’anno) e si piazza seconda per numero dietro alla primatista USA con 5474. E il governo centrale Cinese sta incoraggiando e finanziando piccole catene indipendenti ad adottare il D-cinema, il tutto per poter espandere questa tecnologia, non solo nei grandi centri urbani, ma anche in città piccole e medio piccole.

Per esempio, la Shanghai United Cinema, catena di multiplex gestita interamente dallo Stato, prevede di arrivare avere, prima della fine dell’anno, fino a 160-190 sale in D-cinema. “È un trend inevitabile” dichiara Bao Yifan, dirigente della catena, “Le fotocamere digitali rimpiazzeranno completamente quelle analogiche nelle nostre case. Lo stesso farà il cinema digitale”.

Nella maggior parte dei casi un solo proiettore che va a rimpiazzare i classici due a pellicola per il primo e il secondo tempo… e con solo 1000 yuan in Cina si può comprare un hard disk che può funzionare da “mother disk” per una città intera.

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