I parassiti della blogosfera

Zanzara

Poche ore dopo la messa in vendita di Blogbabel su ebay per qualche spicciolo, voglio proporre questo spunto nella speranza che aiuti a gettar luce – senza pretesa di esaustività – sulla triste deriva che i blog stanno prendendo.

Buon pomeriggio, tutto bene?

Mi permetto di scrivervi in primis per augurarvi una buona estate e, in secondo luogo, per chiedervi la cortesia di voler segnalare (se lo ritenete opportuno, se vi piace, se considerate i contenuti interessante) ad amici, parenti, colleghi e, magari anche lettori del vostro blog con un bel embed/post (soluzione graditissima, i vostri pareri sono sempre importantissimi!!), il video relativo al lancio del nuovo *prodottomarcio, registrato alla stazione centrale di XXXX :)

Ringraziandovi anticipatamente, allego, oltre un file che indica il link al video e i siti ufficiali del prodotto, anche il breve comunicato stampa del cellulare, di modo che possiate conoscere l’ultimo nato in casa *famosaazienda :)

Confidando nella tua disponibilità, aspetto speranzoso il link al tuo post ;)

Grazie tante & a presto!

*nomecognomeprofessionistagiallo
*mansionedapolygen
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*agenziagialla

Questo è il genere di messaggio che i la nuova generazione di “professionisti del marketing” dirama nella blogosfera, in cerca di marchette a costo zero.

Lo stimato professionista che ha inoltrato questo messaggio ad un collega, è la figura che alcune agenzie “di nuova generazione” deputano all’elemosina di visibilità in cambio di gratitudine, pacche sulle spalle, simpatia.

In altri termini il titolare di un blog, dovrebbe fargli il favore di offrirgli gratuitamente qualche minuto dell’attenzione della sua audience, creando uno straordinario post su commissione che poi il nostro professionista userà per farsi bello col suo responsabile.

La rete fin dal suo principio ha problemi di monetizzazione e, ad oggi, vive di pochi e ben consolidati modelli di business (no, i social network non hanno un modello di business e se ce l’hanno, è uno dei soliti).

Codesti modelli di business prevedono nella quasi totalità dei casi, l’accesso gratuito degli utenti ai contenuti, remunerato con la spesa che le aziende sostengono per ottenere visibilità presso i contenitori.

Senza aziende che pagano per la pubblicità non esistono tuttavia contenuti – almeno, fino a quando chi lavora nel settore avrà la pretesa di alimentarsi, avere un tetto sulla testa etc. – ed al pubblico rimangono come alternativa i siti amatoriali e quelli “gialli” i quali, sempre aderendo a fantasiosi codici etici, barattano opinioni per danaro, salumi, tartine, mojito e via discorrendo.

Sarei curioso di sapere cosa i PR, product e marketing manager dei famosissimi brand – come quello qui caritatevolmente omesso – che si affidano a queste penose azioni, penserebbero della reputazione che da esse può derivare.

Di certo l’esistenza di blogger disposti ad aderirvi, e di agenzie che ne lucrano, testimonia un paradigma ormai chiarissimo: chi – sia un blogger o qualche sorta di “professionista” – lavora per imboscare messaggi pubblicitari fra contenuti di prima mano, danneggia la credibilità degli spazi che invade e dunque si nutre a spese del corpo che lo tiene in vita. Il che mi pare corrisponda alla definizione di parassita.

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