Twitter, social network e giornalismo: l’esperienza iraniana, parte seconda

Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista a Luca Alagna. La prima parte è disponibile qui.

D. Le informazioni che circolano sui social media sono difficili da verificare e frammentarie, come hai fatto a selezionare le fonti?Il filtro è il cuore di questo nuovo tipo di informazione e non può prescindere dall’intervento umano. I social media possono contenere non solo rumore di fondo ma tentativi di disinformazione ed è importante saper selezionare le fonti più affidabili.

Ho messo a punto un metodo empirico per realizzare un filtro che si basa in parte su classici metodi giornalistici (come il controllo incrociato) e in parte su considerazioni di analisi semantica e dei dati. l tutto con l’ausilio di applicazioni 2.0, pubblicamente disponibili, per l’analisi dei social media.L’analisi – e la rappresentazione – di questo tipo di dati è sicuramente una direzione di sviluppo molto promettente.Ci tengo a sottolineare comunque che il filtro, proprio come l’articolo di un giornalista, pur basandosi su fatti reali è intrinsecamente soggettivo. L’informazione su un determinato avvenimento è costituito dall’insieme di più filtri.

D. Una volta individuate le fonti, e parliamo di un lavoro costante, mai definitivamente concluso, che sistema hai adottato per riaggregare le informazioni in maniera che non andassero disperse?Quando mi resi conto che le notizie che fluivano erano importanti e molto veloci ho inziato ad aggregare ogni frammento in una stanza di Friendfeed.com dal titolo “green revolution“.Volevo che non andassero persi i frammenti delle notizie che filtravo ma allo stesso tempo stavo in pratica realizzando un canale di news in italiano sull’Iran.

Nel resto del mondo anche altri stavano facendo qualcosa di simile su blog e siti web ma Friendfeed ha delle caratteristiche molto più parteciptive: elevata reattività e massima apertura verso qualsiasi altro social media, dai blog a Facebook a Twitter…Questo impulso ha successivamente stimolato altri a partecipare al gruppo proponendo il proprio filtro delle notizie dall’Iran.

In seguito ci siamo trasformati in un gruppo di news dal basso da tutto il mondo coprendo con i nostri filtri altri avvenimenti come il golpe in Honduras e la repressione cinese nell Xinjiang.Infine abbiamo iniziato a raccogliere questo tipo di informazioni, i fatti raccontati attraverso i social media, in un Tumblr dedicato, iNews, per avere un’organizzazione cronologica più precisa delle news rispetto a Friendfeed.Almeno una decina di persone hanno accettato di partecipare a iNews, parlando di fatti interessanti che spesso i mass media ignorano o non sono in grado di fornire per motivi redazionali o di budget.

D. Pensi che i social media possano introdurre nuove figure e professionalità nel mondo dell’Informazione?

Senza dubbio. Il mondo dell’informazione sta cambiando più rapidamente di quanto le vecchie strutture organizzative siano in grado di assorbire, la presenza di questi buchi lo dimostra. Questo non significa che bisogna buttare tutto o che chiunque potrà fare il giornalista come paventano erroneamente molti.

Sta cambiando la formazione della notizia, cambiano le conoscenze e le esperienze che deve avere un giornalista ma complessivamente ci sarà un benefico ritorno all’essenza di questo mestiere. Quindi inevitabilmente nasceranno nuove figure intermedie di ausilio o di raccordo con i social media, che potranno coincidere o meno col giornalista stesso, sia transitorie (per es. l’addestramento dei giornalisti a queste nuove modalità) sia definitive (per es. i filtri in parte umani in parte automatici e gli strumenti di analisi di questi dati).

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L’esperienza di Green Revolution, avviata da Luca [il suo blog personale] è sviluppata in maniera partecipativa con altri utenti, è un caso molto interessante di integrazione tra social media e giornalismo. Se ne sono accorti anche alcuni giornalisti.

Se evitassimo per primi noi cosiddetti “power user” della rete di considerare gli strumenti che abbiamo a disposizione solo in base a come vengono essere usati dalla parte forse più rumorosa ed appariscente degli utenti, ma non per questo da quella più rilevante e significativa, faremmo probabilmente un favore a noi stessi, e qualcosa di utile per gli altri.

Allo stesso modo quando i due mondi del giornalismo e di Internet troverà forme di integrazione più complete, e si badi bene, integrazione, sintesi, non la prevalenza di uno sull’altro, allora l’Informazione avrà compiuto un importante passo avanti nella storia dei media.

Markingegno

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