iPhone 3G in dirittura d’arrivo

iPhoneLa diffidenza generalizzata del settore, le polemiche a fuoco incrociato su limitazioni tecniche, prezzi, chiusura, impatto ambientale, hanno volteggiato a lungo attorno all’iPhone come avvoltoi. Oggi, a cinque mesi di distanza dal lancio, critici e osservatori si trovano però a dover ammettere che la prima incarnazione del telefono di Apple è stata un grande successo.
Alla luce dei risultati del 2007, a cui manca ancora il capitolo natalizio, l’obiettivo di Jobs di consegnare 10 milioni di unità nel 2008 sembra senza dubbio più vicino. A rafforzare la validità di questa previsione arriva in questi giorni l’annuncio ufficiale della versione 3G, prevista per il debutto proprio nel 2008, che probabilmente darà al dispositivo qualche slancio in più anche in Europa, mercato tecnologico molto competitivo, che continua inspiegabilmente a pagare la tecnologia come se il cambio Euro/Dollaro fosse ancora sostanzialmente pari.


Stando dunque alle dichiarazioni del CEO di AT&T, da cui prende spunto questa rivelazione, sembra evidente l’impegno di Apple per soddisfare, anche se con qualche ritardo, le richieste del mercato mondiale, impegno finora ostacolato dai forti requisiti energetici che il chip per l’interfacciamento con la rete 3G impone.

Credo tuttavia che il successo della prima generazione di iPhone, e perfino gli ambivalenti risultati ottenuti finora nel difficile mercato europeo, mostrino una grande vitalità del prodotto: il prezzo alto e le talvolta rilevanti criticità tecniche – non ultima la desolante esperienza di navigazione via EDGE, particolarmente grave in un mercato come il nostro abituato all’UMTS – non sono state sufficienti ad impedire a orde di consumatori di correre a comprarne uno. Il passaggio alla rete di terza generazione crea in quest’ottica le condizioni ideali perché iPhone possa svelare al mondo, Europa compresa, il suo reale potenziale. Difficile dunque non pensare che, nonostante il complessivo successo del 2007, il bello per iPhone debba ancora arrivare.

Fonte: Bloomberg

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