Il Radon come previsione dei terremoti: è attendibile?

Il terremoto abruzzese di Lunedì scorso è stata una tragedia sentita senz’altro in tutto il mondo. Ma al di là del caso umano ha fatto strada ad una domanda che, forse, potrebbe aiutarci ad evitare in futuro delle tragedie di questa portata. Il ricercatore Giampaolo Giuliani, dei laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso, ha molta fiducia nella misura di anomalie nell’emissione del Radon222 dalla Terra, quale sistema di previsione dei terremoti.

La previsione dei terremoti rappresenta il Santo Graal della sismologia, è il sogno di tutti da secoli riuscire a prevedere dove e quando un terremoto avrà luogo. Nel corso della storia umana, si è osservato che alcuni fenomeni sembravano verificarsi in corrispondenza di un terremoto.

Tra questi, il fatto che i terremoti hanno talvolta un comportamento ciclico, la corrispondenza con le fasi lunari, movimenti di liquidi o gas all’interno della Terra subito prima del verificarsi del terremoto, delle differenze nei livelli dell’acqua nei pozzi, cambiamenti del campo elettromagnetico terrestre e nell’attrazione elettromagnetica o gravitazionale, un tempo atmosferico inusuale e uno strano comportamento di animali ed esseri umani.

Tutte queste osservazioni possono essere considerate metodi di previsione dei terremoti, ma solo alcune di esse hanno fondamento scientifico. Purtroppo, anche tra quelle scientifiche, non si ha ancora una prova certa della loro affidabilità.

Il Radon è un gas inerte prodotto dal decadimento della serie dell’Uranio 238. La quantità totale di Uranio 238 nella crosta terrestre è approssimativamente 3-4 ppm (parti per milione) che, anche se a prima vista può sembrare di no, è una quantità molto significativa in termini di massa totale e di contributo radiologico alla nostra atmosfera.  Di conseguenza, il Radon è presente in modo molto sostanziale nella Terra.

Una delle caratteristica del Radon è di avere una vita media molto breve, di circa 4 giorni, e questo è ciò che lo rende così pericoloso per l’uomo (ma magari questo lo spiegherò in un altro post…).  L’uso del Radon come previsione dei terremoti si basa sull’ipotesi che l’emissione di questo gas cambi radicalmente subito prima della scossa di un terremoto. Questo cambiamento è causato degli stress fisici che avvengono nella crosta terrestre al fine di triggerare la scossa.

Il metodo di monitoraggio del Radon è molto discusso perché, a fronte di diversi successi, ci sono anche stati molti casi in cui non è bastato per predire la scossa. Negli Stati Uniti, soprattutto in California, sembrava che il radon potesse essere la soluzione, almeno fino agli anni ’80. Poi, con il tempo, molti fallimenti hanno fatto perdere interesse in questo sistema. In Giappone, invece, ci sono attualmente molti sforzi nel monitoraggio del Radon, soprattutto in base a osservazioni passate, che hanno mostrato un evidente aumento del Radon nelle ore precedenti al terremoto di Hyougo Nanbu.

Nella scienza, però, un caso di successo, o pochi casi di successo, non sono sufficienti per sigillare una teoria come reale, perché il fenomeno deve poter essere riproducibile e sotto controllo. Il Radon come sistema di monitoraggio dei terremoti è sicuramente un’osservazione importante, che può aiutare a capire e tenere sotto controllo l’attività sismica terrestre, ma da solo non è da considerarsi, almeno per ora, un sistema affidabile e in cui riporre totale fiducia. La scienza e la tecnologia non ci permettono ancora di predire con sicurezza un terremoto, anche se pian piano stiamo cominciando a comprendere sempre più cose sulla natura della Terra.

Se uno scienziato prevede con questo, o altri metodi analoghi, una scossa sismica, purtroppo non è una ragione sufficiente per mobilitare centinaia di migliaia di persone, ma dovrebbe mettere in allarme le istituzioni, ed essere una ragione per cercare conferme con sistemi di origine diversa. Di sicuro, è una follia denunciare lo scienziato per “procurato allarme”, visto che l’allarme c’era, e andava ascoltato.

Purtroppo è fenomeno comune in Italia non ascoltare la voce degli scienziati; spesso si tende addirittura a deriderli mentre politici incompetenti in materia si ergono a giudici per valutare l’operato scientifico di persone che hanno dedicato la propria vita alla ricerca. Di certo, per un caso di previsione tutto sommato precisa (ma neanche tanto: il terremoto era stato previsto una settimana prima), ci sono molti casi di falsi allarmi, tali da rendere non attendibile questo sistema di previsione.

La società, però, dovrebbe tenere un po’ più l’orecchio teso, e dovrebbero esserci persone più competenti nei punti chiave, in modo da evitare, per quanto possibile, tragedie di questo tipo. Tanto per cominciare, in una zona sismica come l’Abruzzo, incrocio di varie faglie, sarebbe utile concentrarsi sulle tecniche di edilizia e costruzione per rendere le abitazioni più sicure e su esercitazioni collettive per la gestione di un’emergenza sismica.

Press ESC to close