Spectrum: il ritorno al passato e la fine

Sir Clive SinclairLa storia dei computer Sinclair, figli del genio dell’eclettico Sir Clive Sinclair, è una parte essenziale dell’avventura dell’home computer, nonché emblema della sua ascesa e del suo declino. Dopo esserci occupati dell’epica sfida fra ZX vs Commodore 64, la racconteremo oggi attraverso l’epopea di alcuni dei suoi ultimi prodotti.

Partiamo dal tristemente celebre Sinclair QL (1984): un sistema nato per soddisfare i requisiti di un’utenza professionale, sviluppato in fretta e furia per arrivare sul mercato prima del Macintosh (obiettivo riuscito per pochi giorni) attorno a un ignoto componente della famiglia di CPU 68k, il 68008 –  dotato di data bus e address bus a 8bit/20bit contro i 16/24 del 68000, per ridurre i costi di progettazione, realizzazione ed espansione.

Il QL fu concepito per dominare l’interregno fra le obsolescenti piattaforme a 8bit e i nuovi sistemi a 16bit. Con l’eccezione del Mac, le restanti piattaforme a 16bit sarebbero in effetti arrivate sul mercato un anno più tardi e il QL, in forza della CPU 68k poteva perlomeno vantare performance superiori ai sistemi 8bit. Questo non bastò tuttavia, per fare del QL un vero contendente sul mercato home computer.

I motivi del flop risiedono tanto nel mercato quanto nel prodotto:

– il QL era diretto a un’utenza business, che in quell’epoca andava già orientandosi sul PC;

– sul fronte consumer, risentiva del persistente dilagare delle piattaforme a 8bit, che “tenevano botta” con prezzi competitivi e un parco software vastissimo;

– la sua dotazione HW/SW non era lontanamente paragonabile a quella del Mac (il cui punto di forza, più che l’hardware, era la GUI), né a quelle di Amiga ed Atari ST, che oltre alla GUI offrivano – particolarmente il primo – una potenza ben superiore a quella dello stesso Mac;

– dal punto di vista hardware, il QL aveva notevoli pecche, figlie forse dell’eccessiva fretta con cui fu lanciato sul mercato: complessivamente non fu ben ricevuto dalla stampa di settore.

Il concorso di questi fattori ne decretò l’insuccesso – uno dei suoi pochi acquirenti fu un certo Linus Torvalds – cui seguì un ritorno alle origini, con gli ultimi esemplari dello Spectrum “purosangue”. Fra questi mi piace ricordare lo Spectrum 128 (1985), ultima breve parentesi della gestione Sinclair.

Img courtesy of computermuseum.50megs.comSi tratta di un sistema 8bit, basato come lo ZX-81 e il successivo, celeberrimo ZX, su CPU z80 a 3,5Mhz: un netto passo indietro rispetto al QL, forse inevitabile ma di certo germe della fine della vecchia Sinclair, ormai dietro l’angolo.

Dietro un’apparenza simile ai predecessori – fra cui lo stesso QL, con cui condivide il layout della tastiera – si celano numerosi cambiamenti, che fanno del 128 un decentissimo sistema 8bit: la possibilità, in ragione della “abbondante” memoria, di creare un RAM disk, un suono drasticamente migliorato e un interprete BASIC anch’esso oggetto di miglioramenti.

Lo Spectrum 128, in ragione di una breve vita sullo scaffale, non conobbe enorme popolarità. Rappresenta tuttavia un oggetto di culto per collezionisti e vittime di quella nostalgia informatica che ci piace raccontare ogni venerdì, più o meno all’ora del the.

Gli succedettero il modello +2 e +3, successivi all’acquisizione da parte della rampante Amstrad di Alan Sugar, cloni in salsa Spectrum rispettivamente del CPC 464 e 4128: una fine triste per una famiglia di computer su cui si è formata una generazione di smanettoni.

Vi lascio con il link a un video di un’interessante comparativa fra il QL e i suoi diretti rivali dell’epoca.

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