Il “Killer Instinct” diventa picchiaduro e segna la nuova generazione

Killer Instinct LogoIl 1994 è stato uno degli anni forse più importanti nella storia dei videogiochi. Fece la sua comparsa la Playstation che come sappiamo cambiò il rapporto di forze in campo (prima di allora piuttosto fossilizzato nello scontro Sega-Nintendo), Donkey Kong Country “alzò l’asticella” per quanto riguarda le console a 16 bit ed in generale si sentiva che il fronte delle nuove piattaforme avrebbe offerto un’esperienza di gioco diversa da quella a cui eravamo abituati.

Sul fronte coin-op non si stava certo a guardare: proseguiva la marcia inarrestabile del Neo Geo, Daytona conquistava il cuore degli amanti dei circuiti. E nonostante la serie di Mortal Kombat, con il secondo capitolo, avesse stabilito il proprio primato, Killer Instinct riuscì a ritagliarsi un posto importante nelle sale giochi di tutto il mondo (Giappone escluso perché lì i beat’em up piacciono fino a un certo punto).


Killer Instinct Fronte-Retro

La trama seppur non così complessa (ma non è decisamente il pezzo forte del genere beat’em up) è a suo modo originale. Glacius è un alieno catturato dalla corporation Ultratech e le sue conoscenze tecniche vengono utilizzate per formare una nuova “razza” (new breed come scrive la locandina) di soldati e cyborg supercombattenti; allo sfortunato extraterrestre viene promessa la libertà se vincerà il torneo organizzato proprio dalla Ultratech che servirà per valutare quali sono gli esperimenti migliori da proseguire.
In finalista dovrà poi affrontare Eyedol, un antico signore della guerra a due teste rimasto intrappolato in una prigione temporale e liberato per l’occasione.

I punti di contatto con Mortal Kombat sono molteplici.
La Midway aiutò Rare nello sviluppo della piattaforma arcade e ne fu anche publisher per i porting su console.
In secondo luogo va menzionata la tecnica motion capture il cui utilizzo, combinato alla registrazione dei filmati per sfondali ed altri elementi dello scenario, fa apparire lo spazio dove si muovono i personaggi completamente 3D.
Le tecniche in particolare quelle finali e anche lo stile “umiliante” (tipico delle fatality) è preso dal capolavoro di Tobias e Boon. Quel che realmente abbacina e si contraddistingue per essere un elemento proprio di Killer Instinct è la combinazione di colpi su cui si basa effettivamente il gameplay e la possibilità reale di passare gli stage più avanzati. Il livello di difficoltà infatti era calibrato in modo tale per cui il solo utilizzo di mosse speciali non sarebbe bastato perché lo stesso COM (l’acronimo solito per l’avversario rappresentato dal computer) faceva uso di combo contro il malcapitato personaggio controllato dall’utente.
E ce n’era per tutti i gusti, fino ad arrivare alle “Ultra Combo”, strillate dalla voce fuoricampo, da decine di mosse consecutive, come quella di Orchid, la procace guerriera che però serviva ben 48 mazzate consecutive.
Il gioco veniva infine riequilibrato dalla presenza delle famose combo breaker che fermavano sul nascere la pretesa di raggiungere quei numeri e di levare con una sola combinazione buona parte dell’iniziale barra di energia.

I colori scintillanti (i fulmini di Fulgore e il rosso fuoco di Cinder restano alcune tra le tonalità più belle viste finora su uno schermo), gli scenari che univano il mistico-mitologico con l’elemento cybernetico rappresentato dalla Ultratech ed alcune sue creature ed infine l’incalzante colonna sonora sono stati elementi senz’altro di novità in una panorama comunque molto vasto ed allora estremamente eterogeneo (mi permetto di dire anche molto più eterogeneo di quello attuale).
Fu proprio il porting su SuperNES, seppur privo di alcuni elementi grafici, sprite soprattutto, a stabilire la superiorità della console Nintendo sul rivale Sega MegaDrive e fu tra l’altro uno dei primi esperimenti di videogiochi legati e presentati come opera non solo ludico-grafica ma anche audiofila: nella limited edition infatti era presente il cd della colonna sonora (di chiara matrice hard-rock/heavy metal) denominata “Killer Cuts“.
Il seguito, pubblicato su Nintendo64 con il nome di Killer Instinct Gold, non ebbe lo stesso impatto e fu criticato proprio per la mancanza di novità di spicco nel sistema di gioco.

Da anni sono in tanti a chiedere a Rare di riesumare questa serie e rispolverarla sulle piattaforme di ultima generazione: la software house ci sta pensando ma ancora manca la data che soddisfi la nostra curiosità e attesa.
Vorrà dire che nel frattempo aspetteremo fiduciosi, potendo comunque gustarci questo capolavoro con le possibilità offerte dal retrogaming e dall’emulazione.

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