Scoperto l’elisir di lunga vita per le memorie Flash

Pochi giorni fa’ si è sparsa la voce di uno studio che potrebbe rivoluzionare l’intero settore IT e non solo. Verso la fine di Maggio del corrente anno infatti è stata pubblicata una press release dell’Istituto Nazionale di Scienza e Tecnologia Industriali Avanzate (altrimenti detto AIST) in cui si annunciava la scoperta di una tecnica che rende possibile l’ingegnerizzazione di memorie Flash utilizzabili fino a 10000 volte più delle attuali.

La chiave di questo “miracolo” starebbe nell’utilizzo di un composto ferro-elettrico (l’acronimo tecnico è FeFETs, ovvero ferroelectric gate field-effect transistors), di cui potete vedere qui in basso un’immagine al microscopio

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I vantaggi, secondo gli scienziati sarebbero di due tipi.

Il primo come già accennato riguarderebbe la durata del supporto: attualmente, in media, si stima che la vita di una memoria Flash si aggiri intorno ai 10 mila cicli di scrittura prima cominci a presentare segni di malfunzionamento e quindi all’incirca una decina d’anni di utilizzo.
Con questa tecnica invece i cicli verrebbero portati a 100 milioni (10 mila volte i numeri attuali), con un decadimento pressoché inesistente se comparato alla vita di un essere umano.

Il secondo aspetto riguarda invece la miniaturizzazione.
Prima degli studi nipponici di cui stiamo parlando, si approssimava l’impossibilità di scendere sotto i 30 nanometri per il processo produttivo.
Ma con l’utilizzo di questo composto unito ad una nuova tecnica di redistribuzione intelligente di celle danneggiate si potrebbe scendere a 20 e addirittura fino a 10 nanometri.
Questo consentirebbe altri benefici collaterali quali un risparmio energetico, quantificato in circa un terzo di quello attuale (il comunicato stampa infatti afferma l’impiego di 6Volt per la fase di scrittura e lettura contro i 20 o + attuali).

Le ricadute sarebbero immense. Provate a contare il numero di dispositive che prevede l’utilizzo di memorie NAND-Flash per espandere il quantitativo presente di default (macchine fotografiche, cellulari, palmari, console portatili e via avanti).
E non solo, perché gli stessi dischi SSD o ibridi (SSD-meccanici) potrebbero garantire un altissimo rendimento sia prestazionale che di affidabilità pur costando meno (perché la resa produttiva sarebbe più alta).

Gli studi proseguono ma potrebbe essere una chiave di volta per il futuro prossimo di tutto il settore hi-tech.

Come si dice “Eureka!” in giapponese? :)

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