Sega Neptune: un “cosmico” flop

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Facciamo un balzo nel futuro e saltiamo dagli anni 80 al periodo forse più buio nella storia della Sega.

Siamo nel passaggio dalla quarta generazione alla quinta, ovvero da quella definita comunemente “16bit” a quella “32”.
Scordatevi i fasti di Sonic, le movenze di Michael Jackson in Moonwalker o le mazzate di Streets of Rage; è crisi nera nel comparto hardware della famosa casa giapponese e il Neptune ne rappresenta forse il punto più alto, seppur sconosciuto alla stragrande maggioranza dei videogamer.

Diciamoci la verità, la dirigenza Sega negli anni 90 ha decretato con le sue stesse mani l’uscita dal mercato delle console, relegandosi a “semplice” publisher software.
Qualche mossa poco azzeccata era stata fatta anche precedentemente, come ad esempio il tentativo di risposta a Super Mario con Alex Kidd sul Master System, ma nel decennio successivo le stupidaggini sono state all’ordine del giorno, un po’ come quando si mangiano le ciliegie: una tira l’altra.

Il problema fu sostanzialmente la necessità di sostituire il MegaDrive. Paradossalmente, il successo planetario di questa piattaforma ostacolò lo sviluppo di successore che fosse coerente sia dal punto di vista progettuale sia di marketing.
Tra la fine del 1991 e il 1993 a seconda delle aree considerate, uscì il Mega/SegaCD, l’addon con lettore ottico integrato, di cui abbiamo accennato la settimana scorsa.

Nel 1994 venne presentato alla stampa il 32X, altro addon per il MegaDrive che lo trasformava in console a 32bit utilizzando però sempre il formato cartuccia; ma quasi contemporaneamente il mercato vide l’introduzione anche del Sega Saturn, vero esponente della 5a generazione e che portava nei salotti porting di coin-op quali Virtua Fighter e House of the Dead.

10 giorni dopo, lo shock in prima mondiale: la Playstation fa il suo ingresso nel panorama videoludico e va subito a ruba nonostante manchino ancora le esclusive che faranno le fortune di questa piattaforma e nonostante le sue potenzialità non siano ancora sfruttate.

Insomma la Sega ha le idee confuse per conto proprio senza contare che da una parte c’è il SuperNintendo (console topselling sia negli States sia in Giappone) dall’altra la forza del marchio Sony ha la meglio rispetto al confronto hardware puro tra PSX e Saturn).

E cosa si inventa il team che ha dato la vita a capolavori come Daytona? Il Neptune!
Una macchina frutto della nostalgia per il 2D (nel quale tra l’altro il Saturn stesso eccelleva) e gli anni 80, che univa MegaDrive e 32X in unico chassis. L’obiettivo era quello di riuscire ad abbassare i costi di produzione dell’addon che ne avevano decretato la morte prematura in meno di un anno dalla sua uscita; il costo retail di questo prototipo si vocifera fosse intorno ai 200$, tutto sommato una cifra accettabile se non fossero stati sbagliati i tempi, i modi e senza la concorrenza interna.

A posteriori possiamo dire, tutto sommato, che i nomi altisonanti presi dalla mappa del cielo non abbiano portato granché fortuna alla Sega. Tutt’altro.

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