L’epopea di Street Fighter e dei picchiaduro 2D – Parte 2

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La settimana passata abbiamo ripercorso le tappe che hanno visto crescere il fenomeno di Street Fighter e divenuto ormai una pietra miliare nella storia dei videogiochi. La passione per questo tipo di titoli va di pari passo con la passione crescente verso le arti marziali e da tecniche di combattimento in generale, basti pensare a quante discipline (e palestre) siano ora presenti anche solo sul territorio nazionale, importate più o meno recentemente dai paesi orientali.

Sul fronte videogiochi però, gli anni 80, sì sempre quei magnifici anni 80, hanno portato in auge anche altri due capolavori, Double Dragon e Final Fight.

Se Street Fighter è diventato l’icona rappresentativa dei beat’em up 1VS1 o ad incontri, ovvero quei giochi dove un utente sfida la macchina oppure un altra persona e passa il turno chi vince solitamente due round su tre, prima Double Dragon e poi Final Fight sono i rappresentanti dei picchiaduro a scorrimento orizzontale, in cui il protagonista (solitamente predefinito oppure eleggibile ma tra una sparuto gruppo di personaggi predefiniti) incontra molti avversari mediocri e limitati per poi lottare contro il boss finale, il quale blocca l’accesso allo stage successivo.

Nel 1987 la software house giapponese Techno Japan pubblica il gioco Sou-Setsu-Ryu, i cui diritti per gli Stati Uniti e l’Europa vennero acquisiti dalla Taito che decise di ribattezzarlo appunto Double Dragon.
Il plot è come sempre in questi anni molto banale ma dannatamente azzeccato: viene rapita l’amica di due fratelli, Billy e Jimmy (i quali sono anche i protagonisti del gioco), che decidono di salvarla dalle grinfie di un’organizzazione criminale chiamata “Shadow Warriors”.
Pugni, calci, calci volanti, mosse comboprese ( novità rispetto a quasi tutti i titoli visti finora) sono gli ingredienti di questo capolavoro.
La prima apparizione avviene su macchina arcade, in particolare il CPS (il Capcom Play System che ha dato la luce anche allo stesso Street Fighter) ma il successo si diffuse talmente rapidamente e così a macchia d’olio che praticamente tutte le piattaforme dell’epoca lo misero a listino, a partire dall’Amiga, Commodore, Atari 2600 e 7800, Sega Master System e GameBoy e GameGear per le console portatili.

Negli anni a venire vennero rilasciati anche gli immancabili seguiti, ma qualitativamente non sempre così all’altezza; meritano una citazione in particolare Double Dragon II e III (probabilmente i migliori e che fecero la fortuna del NES) e Super Double Dragon nel 1992 su Super Nintendo (o Super Famicom, a seconda di quale area si voglia considerare)
Come per Street Fighter il successo mediatico “provocò” la creazione sia di serie animate sia di un film, di poco successivo a quello interpretato da Van Damme.

Solamente due anni dopo l’uscita del capolavoro Technos, Capcom, sulla scia del successo di Street Fighter e grazie ai soldi incamerati con quest’ultimo, fu in grado di proporre la propria alternativa al genere, ovvero Final Fight.
Rispetto a Double Dragon, si possono notare i dettagli grafici nettamente più particolareggiati e il character design più curato, simile a quello usato dai manga in quel periodo (Hokuto No Ken o Le Bizzarre Avventure di Jojo per fare due nomi); il team infatti è fondamentalmente lo stesso che ha creato Street Fighter e le somiglianze con i personaggi si notano.
Le novità portate in auge sono diverse: vi è la possibilità di selezionare un personaggio principale, come avviene nei beat’em up 1VS1, anche qui ci sono degli stage bonus per incrementare il proprio punteggio e alcuni dei boss sono ripresi dalla realtà della lotta reale come per esempio Andre The Giant.

Calci pugni base, mosse speciali e la possibilità di rompere e raccogliere oggetti lungo il proprio cammino sono gli ingredienti di questo altro (ed ennesimo) capolavoro Capcom, che farà il suo esordio, parimenti ad altri giochi dall’illustre pedigree, su macchine coin-op per poi diffondersi sulle console casalinghe.
Tra queste merita una menzione d’onore la versione SNES (che vedrà poi la pubblicazione del seguito Final Fight II) e quella MegaCD, addon per Sega Mega Drive dalle enormi potenzialità, poco sfruttate e mai abbastanza rimpianto.

Negli anni 80 si susseguono in pochi anni titoli di cui forse, al tempo, non si ha abbastanza la percezione che diventeranno dei capolavori e che verranno considerati come fondanti della storia dei videogiochi, anche perché uscendo ad un ritmo così serrato è sempre difficile rendersi conto di quanto l’asticella venga portata avanti ad ogni nuovo titolo.
Quel che è certo è che Street Fighter, Double Dragon e Final Fight hanno fatto la fortuna del genere picchiaduro e di software house come la Capcom che, su questo stile, baserà quasi interamente la sua filosofia di sviluppo e marketing.
Ma siamo solo agli inizi di quest’avventura, perché l’epopea dei picchiaduro 2D durerà per molti anni a venire.

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