Arrivano i monitor 3d. Di nuovo. – II

Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati ieri per una panoramica sulle tecnologie di visione stereoscopica:

  • occhialini a cristalli liquidi (nVidia): da non confondersi con i cosiddetti “head mounted display”, sono ormai modernariato. Il principio di funzionamento è semplice: due otturatori elettronici oscurano alternativamente la vista all’occhio destro e al sinistro, mentre sul monitor viene mostrata l’immagine corrispondente. Il risultato è un refresh verticale dimezzato (non a caso serve un CRT in grado di reggere almeno i 100 Hz, che diventano quindi 50), una luminosità ancor più ridotta e un buon mal di testa per sessioni più lunghe di un quarto d’ora.
  • monitor LCD polarizzati (Zalman, Hundai…): anche qui servono gli occhialini. La buona notizia è che bastano dei leggeri ed economici occhiali con lenti polarizzate: è possibile quindi usufruire dell’effetto 3d in più osservatori. Il principio di funzionamento è semplice: la polarizzazione delle lenti è sfasata di 90°, così come quella delle righe (o colonne) pari e dispari del filtro sul display. Un occhio pertanto vedrà le une e le altre nere, e viceversa: sovrapponendo opportunamente le due immagini si potrà ottenere quindi l’effetto stereoscopico. La luminosità del monitor si dimezza, ma i problemi di refresh e di mal di testa sono superati.
  • display LCD con barriera (o illuminazione) parallattica (Sharp, DTI…): sono i monitor autostereoscopici, ovvero per i quali non serve l’uso degli occhialini, di fascia economica. Il principio di funzionamento è piuttosto semplice: una barriera di righe opache di opportuna dimensione viene posta a una distanza ben precisa dal pannello (si parla di mm). A conti fatti, quando l’osservatore si trova nel punto stabilito, l’occhio destro vedrà le colonne pari mentre quelle dispari risulteranno coperte dalla barriera, e viceversa. Con un po’ di policarbonato, un foglio per lucidi e una stampante con una buona risoluzione potete provare voi stessi a trasformare il vostro LCD in un display 3d autostereoscopico: non ci riuscirete, ma avrete modo di scoprire che una barriera parallattica deve essere molto più precisa di quanto lo sia una buona stampante. Anche questi monitor soffrono di una luminosità ridotta, ma la pecca peggiore è che si ha l’effetto stereoscopico solamente in un preciso punto di osservazione.
  • display LCD con microlenti (Philips…): anch’essi autostereoscopici, impiegano delle microlenti opportunamente calibrate, con un principio simile a quello delle figurine la cui immagine cambia a seconda di come le giri. Grazie a questo particolare elemento ottico è possibile mostrare le colonne pari ad un occhio e quelle dispari all’altro, senza però incorrere in quegli effetti collaterali (in particolar modo per la luminosità) di cui soffrono le altre tecnologie. Per di più è possibile l’osservazione multipla, per cui più persone possono godere dell’effetto 3d allo stesso tempo. Peccato solo che costino un occhio della testa, e come ben sappiamo di occhi ce ne servono due per poter apprezzare la stereoscopia.

A questo punto penso che sia chiaro il motivo per cui, nel segmento consumer, i display 3d non si diffonderanno nel breve / medio periodo. L’utente oggi deve o scendere a compromessi (occhialini, un solo punto di osservazione) o spendere un capitale, mentre il valore di questa caratteristica, misurato sull’interesse effettivo, in funzione dell’effettiva possibilità di sfruttarne le potenzialità, rimane decisamente basso.

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