Primi passi verso l’astrofotografia

Pubblichiamo di seguito un guest post di Roberto Capacci, autore di bellissime fotografie astronomiche. Ci spiegherà in una serie di post le tecniche e la strumentazione da utilizzare per diventare esperti astrofotografi!

Quasi tutti abbiamo, almeno una volta, alzato gli occhi al cielo in una buia notte estiva, scrutato le stelle e seguito con lo sguardo la Via Lattea attraversare il firmamento.

È uno spettacolo, purtroppo, sempre più raro a causa del crescente inquinamento luminoso. Non stupisce quindi che si cerchi di serbare oltre il ricordo di quella visione anche qualcosa di più durevole nel tempo, magari una fotografia. Ma come fare? Quali attrezzature usare?

In realtà è più semplice di quanto si possa pensare e nel seguito saranno esposti i tre metodi più comunemente adottati.

Prima, però, ricordiamo il brevemente il movimento degli astri e della Terra nel cielo. La Terra ruota nello spazio attorno ad un asse di rotazione passante per il Polo Nord e il Polo Sud; tale rotazione avviene da ovest verso est. Questo significa che per un osservatore sulla Terra tutti gli oggetti immobili nello spazio esterno, come le stelle, le nebulose e le galassie, sembrano spostarsi dall’orizzonte est a quello ovest. L’unica stella che appare immobile è la Stella Polare poiché è allineata quasi perfettamente con l’asse di rotazione della Terra.

Tecniche di ripresa

Eccoci al momento fatidico: come fare a fotografare il cielo e cosa aspettarsi in base alla propria attrezzatura.

Esistono tre modi principali per  riprendere gli oggetti celesti: fotografare con una macchina digitale usando un cavalletto fotografico; fotografare con una macchina digitale posta su una montatura equatoriale motorizzata; fotografare con una macchina digitale reflex o una camera CCD direttamente collegata ad un telescopio.

Macchina fotografica digitale e cavalletto fotografico

È il metodo più semplice e meno dispendioso. Consiste nell’adoperare una macchina fotografica digitale montata su un comune cavalletto fotografico, da poche decine di euro. I risultati migliori vengono se si utilizza una macchina digitale reflex, ma anche una compatta può dare dei discreti risultati se adoperata con accortezza.

Vediamo il caso di una macchina digitale reflex: generalmente in dotazione possiedono obiettivi 18-55mm più che adatti per il nostro intento, ovvero la fotografia panoramica del cielo stellato o di congiunzioni tra la Luna e altri pianeti.

Per fotografare il cielo stellato è sufficiente seguire i seguenti passaggi:

  1. inquadrare con la camera la porzione del cielo desiderata
  2. selezionare (manualmente o in automatico) la messa a fuoco all’infinito (simbolo ∞ nella ghiera di messa a fuoco)
  3. scegliere la massima apertura del diaframma (ad esempio f/2.8 o f/4)
  4. scegliere la sensibilità più alta tra le disponibili (generalmente 1600 ISO o 3200 ISO)
  5. selezionare un tempo di esposizione di 30”
  6. premere il pulsante di scatto e non toccare la camera prima che l’otturatore si chiuda di nuovo,cosi da evitare foto mosse.

Come detto, la volta celeste è in continuo movimento, quindi la scelta dell’esposizione di 30 s è dovuta al compromesso di avere un’immagine abbastanza nitida del cielo ma senza creare l’effetto delle stelle allungate. Questo metodo può anche essere utilizzato per fotografare le stelle cadenti.

Allo stesso risultato si può giungere usando una compatta, selezionando tra le opzioni preimpostate quella relativa ai paesaggi notturni.

Per riprendere soggetti diversi, come per esempio paesaggi in cui la Luna e pianeti o stelle luminose si trovino particolarmente vicine, si eseguono i medesimi passaggi descritti sopra, ma utilizzando pose nell’ordine di 1-4 secondi e sensibilità tra 400 -800 ISO.

Macchina fotografica digitale reflex in parallelo ad una montatura equatoriale motorizzata

Per poter compensare il moto di rotazione terrestre, così da avere stelle puntiformi e tempi di posa nell’ordine di diversi minuti si può ricorrere ad una montatura equatoriale motorizzata. Questo strumento, una volta allineato con l’asse di rotazione della Terra (cioè puntato verso la Stella Polare), permette alla macchina fotografica (o ad un telescopio) installato sopra, di muoversi all’unisono con la volta celeste.

Siccome la maggior parte delle reflex in commercio ha tempi di esposizione massimi di 30 secondi è necessario acquistare anche un comando di controllo per la fotocamera che permetta pose più lunghe. Il costo di un temporizzatore per le reflex varia da modello a modello ma è nell’ordine di 25-45 euro, mentre una montatura equatoriale motorizzata solo per la fotografia con reflex in parallelo è nell’ordine dei 180-250 euro.

Fatti questi acquisti, i passi per  fotografare sono sostanzialmente quelli già elencati, con l’eccezione che stavolta i tempi di posa potranno prolungarsi fino a 5-7 minuti in base alla bontà del cielo. Infatti cieli più scuri permettono tempi di posa più lunghi perché risentono meno dell’inquinamento luminoso.

In questo caso è possibile usare anche teleobiettivi fino a circa 135-180  mm senza rilevare il fenomeno del  mosso. I soggetti da fotografare diventano centinaia, per la maggior parte nebulose ad emissione come la Nebulosa Nord America NGC 700 o la Grande Nebulosa di Orione M42 o ampi campi stellari e costellazioni. Inoltre è possibile eseguire più di uno scatto e sommarli insieme per aumentare il segnale (ovvero l’intensità con cui il cielo viene ripreso) attraverso appositi software come Iris e DeepSky Stacker, entrambi gratuiti.

Macchina fotografica reflex o CCD al fuoco diretto di un telescopio

Questa soluzione è generalmente riservata agli astrofotografi più appassionati, poiché richiede un’attrezzatura comprensiva, oltre alla reflex, di un telescopio di buona fattura, di una montatura equatoriale sufficientemente robusta, di un più piccolo telescopio guida e di una camera di autoguida.

Il setup suddetto permette di riprendere, in base alla tipologia del telescopio, oggetti del cielo profondo come nebulose a emissione od oscure, ammassi aperti e globulari, pianeti e galassie, oltre al nostro ben noto satellite.

La spiegazione, in questo caso, meriterebbe ben più spazio, ma è riassumibile  in poche righe: la camera di ripresa, sia una reflex o un sensore CCD per astronomia, assorbono la luce del soggetto raccolta dal telescopio. Quest’ultimo deve essere installato su una montatura equatoriale che, grazie al suo sistema di motori, compensa la rotazione terrestre e mantiene inquadrato l’obiettivo. Il telescopio di guida e l’autoguida (una piccola camera di ripresa più piccola e meno sensibile di quella principale) hanno lo scopo di individuare una stella vicina al soggetto da riprendere e rilevarne i leggeri spostamenti a causa delle imperfezioni della compensazione del moto delle stelle nel cielo. Una volta rilevati tali scostamenti, le relative informazioni vengono inviate alla montatura che li corregge in tempo reale garantendo così la puntiformità delle immagini.

Il costo minimo di tale attrezzatura non è generalmente inferiore ai 500-700 euro.

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