Nexus S: qual è la strategia di Google nel mercato smartphone?

Come reagirebbero gli OEM del mondo PC se Microsoft iniziasse a produrre sistemi brandizzati, come fossero Xbox? Se, con intenzioni serissime e una potenza di fuoco pubblicitaria potenzialmente devastante, iniziasse ad indossare la doppia veste di partner tecnologico e competitor?

La domanda oggi andrebbe posta a Motorola e HTC – detentori rispettivamente del 17% e del 29% del mercato Android (dati Asymco), la prima con un ASP (prezzo medio di vendita) decisamente superiore alla seconda – mentre vedono Samsung (primo produttore Android) a fianco di Google per la realizzazione del nuovo e interessantissimo terminale Nexus S.

Motorola in particolare, dopo le voci secondo cui avrebbe lavorato fianco a fianco con Google per il secondo Nexus (il primo era realizzato in collaborazione con HTC), da titolare di modelli Android di successo come la serie Droid, non dev’essere molto soddisfatta di un accordo che la vede ancora una volta fuori dai giochi (peraltro l’azienda, a differenza di HTC e Samsung, è ancora assente dal mercato Windows Phone 7).

Particolarmente perché, dopo la molto meno che esaltante parabola del pur valido Nexus One – che Google desiderava usare per spingere un nuovo modello di business basato sulla condivisione dei guadagni pubblicitari – il Nexus S arriva in vendita a prezzo pieno ma anche a prezzo ridotto con contratto biennale T-mobile, secondo il più classico degli schemi per la vendita di smartphone.

Rimane poi da affrontare un’ipotesi già ventilata in occasione del Nexus One: dopo mesi nei quali Google non sembra aver fatto molto per evitare una frammentazione del parco terminali Android in quanto a funzionalità e interfaccia, ha ancora senso dire che Nexus S rappresenti una sorta di reference design?

In un mercato in cui ogni produttore cerca di differenziarsi dagli altri per funzionalità ed interfaccia onde sfuggire ad una guerra aperta sui prezzi, in cui gli stessi carrier possono apportare personalizzazioni anche radicali per “fidelizzare” la clientela, che probabilità ci sono di vedere le innovazioni di Nexus S + Gingerbread implementate altrettanto bene sui terminali concorrenti? D’altro canto perché mai, potendo avere Gingerbread come mamma Google l’ha fatto, si dovrebbe continuare a scegliere, allo stesso prezzo, un altro terminale carico del bloatware del produttore/operatore?

Questa serie di domande per concludere che, se al termine dell’analisi sul primo Nexus era abbastanza evidente la strategia sottostante, il nuovo modello apre più interrogativi sul ruolo di Google nel mercato smartphone di quelli che risolve.

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