The Browser Wars

FireFox e Chrome hanno un grande merito: aver rilanciato la competizione nello sviluppo dei Web Browsers.

Per anni, infatti, il settore è rimasto quasi ad esclusivo appannaggio di Internet Explorer che, tra l’altro, ha da poco spento 15 candeline.

Grazie a questa “seconda giovinezza”, oggi gli utenti possono contare su una moltitudine di browser, più o meno evoluti, che hanno in comune l’obiettivo di migliorare l’esperienza d’uso del web.

In questo articolo cercheremo di evidenziare gli elementi che hanno portato alle cosiddette “guerre dei browser”, ripercorrendo la storia legata a questi indispensabili applicativi.

Prima di inoltrarci nell’analisi, cominciamo con un riferimento a quello che può essere ritenuto il primo browser grafico della storia, anche se pensato per il mondo desk e non per quello web.

Dobbiamo tornare al 1985 quando Bill Atkinson, “Mr. User Interface” di Apple, pensa ad un sistema per collegare tra loro documenti di MacWrite ed immagini di MacPaint. Atkinson attinge ispirazione dagli hyperlink (ne abbiamo parlato qui) e sviluppa HyperCard. Diversi anni dopo, in un’intervista, Mr. UI propone un interessante dualismo HyperCard – Web Browser:

I think of HyperCard as a software Erector Set. You didn’t have to be able to fabricate—to machine and lathe all the parts; you just bolted them together. In many ways, HyperCard was the precursor to the first Web browser. It was like a Web browser that was chained to a hard disk, instead of connecting to the World Wide Web. Pages on the Web are like cards on a stack—they all have graphics, text, and a scripting language. […]

Dopo questa breve parentesi, ritorniamo ai Web Browser e al capostipite WorldWideWeb (tutto attaccato, poi rinominato in Nexus),  sviluppato da Tim Bener-Lee su piattaforma NextStep. Nexus offriva funzionalità minimali di navigazione e di visualizzazione delle immagini e fu realizzato per utilizzare il neo-nato world wide web, sviluppato per il CERN di Ginevra (ne abbiamo parlato qui).

Nexus

Nexus aveva un grosso limite: il legame profondo alla piattaforma NeXT.  Bisogna attendere Aprile del 1992 con il rilascio di Erwise, sviluppato da un gruppo di studenti presso l’Università della Tecnologia di Helsinki (Kim Nyberg, Kari Sydänmaanlakka, Teemu Rantanen e Kati Borgers) per avere il primo browser grafico per i sistemi Unix, sicuramente molto più diffusi.

Erwise

Erwise era abbastanza completo, con la possibilità di cercare una parola all’interno delle pagine web e di aprirne più di una contemporaneamente. Il progetto si arenò per l’impossibilità di trovare sponsor economici che permettessero di trasformare un progetto universitario in un software commerciale, difficoltà in larga parte dovuta alla forte crisi finlandese degli anni ’90.

Contemporaneamente presso l’Università del Kansas il browser testuale Lynx viene aggiornato in modo da potersi collegare al web. Lynx viene reso disponibile per Unix e Dos e considerato da alcuni dei primi web designer, il “browser” di test per i siti web. Anche MidasWWW si fa notare, introducendo il cambio di colori dei link una volta selezionati e la possibilità di espansione attraverso plug-in.

Lynx

Qualche mese dopo, Pei-Yuan Mei presenta ViolaWWW che annovera caratteristiche di tutto rilievo, come: gestione integrata della grafica, scripting e gestione di piccole animazioni. Come Erwise anche ViolaWWW sfrutta il sistema grafico X Windows di Unix.

ViolaWWW

ViolaWWW ha il merito di aver ispirato Marc Andreessen e Eric Bina nella creazione di Mosaic. Infatti questo browser viene utilizzato nel 1992 da Joseph Hardin e Dave Thompson per testare il nascente World Wide Web presso l’NCSA (National Center for Supercomputer Applications) dell’Università dell’Illinois. Colte le enormi potenzialità in campo scientifico, l’NCSA da vita al progetto MOSAIC con l’obiettivo di realizzare un proprio browser.

La prima versione pubblica di Mosaic (0.5) viene rilasciata il 23 Gennaio del 1993 e, alcuni giorni dopo, il messaggio di presentazione viene postato sulla newsgroup di Berners-Lee al fine di raggiungere un’ampia platea e raccogliere impressioni e suggerimenti. In particolare Andreessen si occupa del supporto funzionale e diviene ufficialmente il team-lead del progetto, mentre Bina si dedica alla risoluzione dei bug.

La versione 1.0 fa la sua comparsa il 22 aprile 1993, mentre a maggio arriva la 2.0. Sempre nel 1993 vengono rilasciate anche la prima versione per Mac, scritta da Aleks Totic, e quella per Windows, scritta da Jon E. Mittelhauser e Chris Wilson. A maggio del 1994 viene infine rilasciata una versione per l’Acorn Archimedes, consacrando Mosaic come primo browser cross-platform della storia e browser più utilizzato tra gli internauti.

Mosaic 1

Dopo alcuni anni di gestazione presso l’NCSA, in cui viene offerto quasi gratuitamente vista la natura stessa dell’NCSA, Mosaic è pronto a trasformarsi in un vero e prodotto commerciale.

Sul finire del 1994 Andreessen lascia l’NCSA ed insieme a Jim Clark fonda Mosaic Communications Corporation, presto rinominata in Netscape Communications Corporation che lancia il browser Nestscape Navigator, in grado di imporsi subito come leader del settore.

Netscape Navigator 1

La tecnologia ed il marchio “Mosaic” vengono acquistati da Spyglass Inc., nata sempre all’interno dell’università dell’Illinois. Spyglass, però, non realizzò mai un proprio browser ma si limitò a fornire le tecnologie ottenute dall’NCSA a terzi, tra cui Microsoft che nel 1995 scatena la cosiddetta “1st Browser Wars” con il lancio di Internet Explorer, basato proprio sulla tecnologia derivata da Mosaic.

Il big di Redmond arriva con ritardo sul Web, avendone sottovalutato l’impatto, e le prime versione di IE sono tutt’altro che entusiasmanti.

Internet Explorer 1

Ma Gates ha un asso nella manica: integrare completamente Internet Explorer all’interno di Windows, “forzando” gli utenti ad utilizzarlo in quanto disponibile di default nel sistema. L’integrazione forte avviene con Windows ME/2000  (IE 4) dove, rispetto a Windows 98, diventa effettivamente difficile rimuovere IE senza pregiudicare il corretto funzionamento del sistema operativo. Al contempo Netscape Comm. rileva tutta la sua debolezza organizzativa, precipitando in uno stato confusionale tale da non riuscire a pianificare una valida strategia aziendale per contrastare la società di Redmond.

Basta un triennio per far si che dal dominio di Netscape  si passi ad una penetrazione di Internet Explorer vicina al 50%, mentre il browser di Andreessen vede calare costantemente il numero di utilizzatori così come il numero di installazioni.

E’ interessate evidenziare che proprio durante questo triennio di fuoco (nel 1996), si affaccia sul mercato il gigante delle TLC norvegesi Telenor, che lancia Opera, ritagliandosi da subito una piccola ma dignitosa fetta di utenti.

Evoluzione del logo di Internet Explorer

Praticamente nel panico e con un annuncio a sorpresa, Netscape decide di sponsorizzare la nascita del progetto Mozilla e della relativa community, rilasciando il codice sorgente del proprio Browser, sotto il nome di Open Netscape. Nonostante la società sia successivamente sparita, questa mossa pose le basi per la nascita del futuro “Re” dei browser open source .

Il nuovo millennio si apre ancora sotto il dominio Microsoft che con la release 6 di Internet Explorer, passando di tribunale in tribunale per fronteggiare l’accusa di abuso di posizione dominante (soprattutto dell’Antitrust Europea), arriva ad una quota del 95%.

Nel 2002 la situazione sembra assolutamente cristallizzata anche se Mozilla Foundation continua a lavorare intensamente al proprio browser e a giugno rilascia la prima release pubblica che resta, praticamente, confinata ad una schiera di appassionati e smanettoni. Poco dopo anche Apple si svincola da Microsoft (IE per Mac) e crea Safari, rilasciato a metà del 2003 per i sistemi Mac OS X.

Ad onor di cronaca bisogna ricordare che anche Netscape Comm. rilascia nuove versioni di Navigator basate sul CORE di Mozilla, ma queste vengono praticamente snobbate.

Nel 2004 con il rilascio di FireFox 1.0 scoppia la “2nd Browser Wars”.

Firefox 1

Il “panda rosso” conquista nel giro di pochi mesi l’8% degli utenti e lancia, senza troppi timori, la sfida a Internet Explorer. Il successo di FireFox è dovuto, in larga parte, al coinvolgimento diretto degli utenti che ha permesso di catturarne le esigenze ed ottenere la segnalazione di centinaia di bug, rendendo il browser veloce, leggero e decisamente stabile.

Microsoft, inoltre, non riesce ad aggiornare velocemente Internet Explorer 6 per supportare adeguatamente le nuove tecnologie web che fanno largo uso di Javascript (Ajax in primis) e che risultano particolarmente lente a causa dell’interprete esterno e non direttamente integrato.

Nel 2005 FireFox passa al 24% del gradimento degli internauti ed Internet Explorer scende al 69%. Il 2006 è l’anno di Internet Explorer 7 che migliora decisamente gli aspetti legati alla sicurezza, all’adesione agli standard e alla velocità. Tutto questo però non basta e il browser di Redmond scende al 60% del mercato, nello stesso anno, e al 56% l’anno successivo.

Evoluzione del logo di Firefox

E nel 2008 anche Google, dopo annunci e versioni beta più o meno pubbliche, lancia il proprio browser Chrome, che stupisce per velocità e stabilità. Inoltre il gigante di internet riduce al minimo gli elementi dell’interfaccia in modo da massimizzare lo spazio a disposizione per la visualizzazione delle pagine.

Chrome 1

Siamo ormai di fronte alla “3rd Browser Wars”, combattuta da tre comprimari: Internet Explorer 8 e FireFox 3.6 praticamente alla pari (intorno al 40/43%) e Chrome 7 al 13/15%, più una serie di “comparse” tra cui Safari, che dal 2007 è disponibile anche per Windows (circa il 4%) ed Opera (circa 2/2,5%).

Nello scenario odierno la nuova frontiera sembra ora essere l’utilizzo della GPU per velocizzare le operazioni proprie del browser. FireFox ha intrapreso questa strada con lo sviluppo della versione 3.7 ma la 4 rivedrà completamente l’engine, offrendo, inoltre, un’interfaccia minimale stile Chrome/IE8. Anche la futura versione 9 di Explorer utilizzerà la GPU e, finalmente, avrà un parser javascript integrato, consentendo incrementi prestazionali notevoli nell’esecuzione degli script, e una più forte adesione agli standard W3C. Stesso percorso per Google che, sicuramente, non mancherà di stupirci.

Insomma la guerra è quanto mai aperta e a beneficiarne saranno gli utenti che, indipendentemente dal browser scelto, avranno a disposizione applicativi sempre più efficienti pensati per “vivere” il Web.

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