Allarme sociale: i bambini divorano le finanze familiari inviando 47 sms al giorno

fiorono+Il Corriere della Sera ha recentemente diffuso i dati di un’indagine di Adiconsum Lombardia, sull’uso dei cellulari nei giovani lombardi tra i 13 e i 16 anni.

Inutile qualificare i toni usati per parlare di questo nuovo “allarme sociale”, di questo incombente pericolo per la salute mentale dei nostri bambini e di quanto questo inconsulto utilizzo dei cellulari provochi danni all’economia familiare. “Un ragazzo su 10 usa il cellulare a scuola“, titola il Corriere, dando poi (tra le righe) la colpa al cellulare e non al genitore/professore del tutto incapace di educare il figlio/studente.

Ebbene, non voglio soffermarmi più di tanto sul merito della questione, quanto sui numeri riportati nell’articolo. In esso si afferma che i ragazzi farebbero, in media, tre telefonate e invierebbero 47 sms al giorno. Sempre secondo “l’autorevole” quotidiano la spesa media mensile per le ricaricabili di questi ragazzi sarebbe di 30 euro.

Facendo un banale calcolo, che gli stessi ragazzi tanto denigrati dall’articolo sarebbero in grado di fare, si scopre che, mediamente, per inviare 47 sms servono cira 6 euro che, moltiplicati per 30 (i giorni in un mese), sfiorano i 200 euro mensili, ben lontani dai 30 dichiarati.

L’articolo prosegue in altri allarmanti calcoli, di tredicesime bruciate in cellulari e di famiglie allo sbando con oltre 4-5 cellulari, più di uno a testa: orrore!

Personalmente ritengo difficile credere che ragazzi tra i 13 e i 16 anni in media mandino 47 messaggi SMS al giorno, sia per ovvi motivi di budget sia perché, seppure a fatica, i computer si stanno facendo strada e in quella fascia d’età l’uso di servizi di messaggistica istantanea è relativamente diffuso.

Mi pare che anziché mettere sotto accusa il pessimo sistema scolastico e l’evidente poca propensione all’educazione dei genitori, si colga ogni volta l’occasione per additare le nuove tecnologie, vettori di nuove opportunità, quali la causa di tutti i mali.

Mi sorge una sola domanda. Dato che ai tempi di coloro i quali oggi insegnano e sono genitori i cellulari e le altre “diavolerie” elettroniche non c’erano, come mai sono cresciuti così incapaci di educare i propri figli? Non mi pare, dunque, si possa dire che la tecnologia sia causa di tutta questa deriva, semmai imputabile all’incapacità di quella generazione di educare i propri figli/studenti a valori sempreverdi, che non cambiano col tempo.

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