Apple esclude lo sviluppo non nativo su iPhone, Adobe fa causa: due punti di vista

La questione nelle sue linee essenziali è la seguente: i nuovi termini di servizio di iPhone OS (la versione 4) escludono l’utilizzo di toolkit e framework di terze parti per lo sviluppo di applicazioni iPhone/iPad. Ambienti come Monotouch di Novell o la prossima versione di Adobe Flash – la cui value proposition consiste nella possibilità di creare applicazioni cross platform e poi confezionarle per ogni singola piattaforma – saranno dunque esclusi dall’accesso alla piattaforma smartphone leader nel mercato delle applicazioni.

La scelta è stata giustificata da Apple richiamando la necessità di ottimizzare il codice per la piattaforma, imponendo agli sviluppatori l’uso di strumenti nativi che garantiscano il pieno accesso alle risorse hardware. Una politica questa, che può impattare significativamente sulle performance delle applicazioni e dunque sulla vita utile della batteria, particolarmente in scenari multitasking.

In dettaglio, la posizione di Jobs al riguardo è la seguente: consentire lo sviluppo tramite toolkit e framework di terze parti, produrrebbe applicazioni mediocri e ostacolerebbe lo sviluppo della piattaforma.

Ciò che Jobs non ha detto, ma che di certo ha influito sulle politiche di Apple, è che la disponibilità di ambienti di sviluppo di terze parti allenta la salda presa che Apple oggi ha sull’ecosistema software che ruota attorno ad iPhone OS. Inoltre uno scenario che potrebbe potenzialmente derivare dall’uso di strumenti di terze parti, è quello di App store terzi che distribuirebbero applicazioni cross-platform, in concorrenza con Apple.

Particolarmente quest’ultimo scenario, priverebbe Apple di un’ottima parte del controllo che oggi esercita sulla piattaforma e creerebbe enormi forze centrifughe nella comunità degli sviluppatori, oggi molto leali ad Apple.

Queste considerazioni hanno peraltro portato Adobe a valutare una causa contro Apple per abuso di posizione dominante.

Tutto quanto detto non esaurisce l’argomento, che ha risvolti tecnici complessi per i quali rinvio a queste due posizioni, antitetiche ma molto autorevoli, espresse rispettivamente da John Gruber di Daring Fireball e Peter Bright di ArsTechnica.

Vi consiglio di dedicargli qualche minuto, ne vale la pena per svilupparsi un’opinione informata.

Aggiungo un quesito: che posizione prenderanno Google e Microsoft al riguardo? Accoglieranno a braccia aperte le pressioni di Adobe, pur di agire ostilmente ad Apple? O piuttosto troveranno conveniente mantenere un loro “walled garden” e preservare la user experience dei loro utenti, a scapito dell’apertura del mercato?

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