Fotografia: dalla pellicola al digitale

Come promesso, per gli amanti della fotografia c’è in serbo una gradita sorpresa. Conscio dei miei limiti come fotografo e desideroso di ampliare gli argomenti trattati, spaziando dalla mera tecnologia alla tecnica fotografica ed alle sua applicazioni sul campo e consapevole di avere molte lacune in questo specifico contesto, ho cercato aiuto altrove, contattando un paio di persone che, per quanto ho avuto modo di constatare, reputo molto competenti in materia. Uno dei due ha accettato con entusiasmo l’invito e, pertanto, ho il piacere di annunciare che, da questo momento, mi aiuterà nella stesura degli articoli relativi alla fotografia digitale ed alle tecnologie ad essa dedicate, integrando l’esposizione di tipo strettamente tecnologico con interventi più strettamente connessi alla fotografia come scienza, arte e mezzo di espressione. Questa collaborazione potrebbe essere il preludio all’apertura di una rubrica, su AD, dedicata alla fotografia in tutti i suoi aspetti. Ma questo dipenderà, soprattutto, dalla disponibilità della persona che mi accingo a presentarvi. Si tratta di un utente molto noto nel forum di fotografia digitale di Hardware Upgrade, conosciuto con il nick di IHPatriota, al secolo Matteo Fossati a cui lascio volentieri la parola per un post introduttivo e di presentazione. Yossarian

Dopo aver raccolto con entusiasmo l’ invito di Yossarian per coadiuvarlo nell’approfondimento delle tematiche fotografiche eccomi qui a scrivere il mio primo articolo, questo è il primo di una serie di appuntamenti in cui andremo ad approfondire alcuni aspetti della fotografia non guardandoli solo con l’occhio dell’esperto di tecnologia ma cercando di tradurre il tutto nella pratica quotidiana con la speranza di dare qualche spunto di riflessione utile da ricordare prima del fatidico click dell’otturatore.

Partirei dall’inizio o meglio dall’inizio dell’avvento del digitale cercando di far emergere differenze e rivoluzioni più o meno evidenti che il passaggio dalla pellicola al digitale  ha comportato , sorvolo sui più semplici ed immediati (ovviamente parlo dei vantaggi legati al risparmio di tempo e denaro per arrivare in mano ad un prodotto finito , la possibilità di poter rivedere immediatamente lo scatto , rifarlo o condividerlo in punta di click in tempo reale con tutto il mondo ecc..ecc..) ed andiamo a vedere come nella realtà il cambiamento sia stato ben piu’ profondo innescando una reazione (per alcuni molto dolorosa) che ha portato ad uno sconvolgimento dell’ intero settore , sia consumer che professionale .

Una delle più importanti questioni in gioco è la qualità globale del nuovo sistema digitale.I produttori si sono divisi in possibilisti e scettici e a distanza di più di dieci anni si puo’ dire che in ordine si siano trasformati in aziende affermate ed aziende in forte crisi (quando non chiuse o assorbite come Minolta).

A dispetto dell’era della pellicola dominata dal formato 35mm (che ricordo essere di derivazione cinematografica e non creato ad HOC per la fotografia), il digitale ha creato una moltitudine di nuovi formati per i sensori, l’introduzione dei formati più piccoli ha permesso alle aziende di entrare nel mercato e diffondersi a costi “relativamente” contenuti (la mia prima digitale Olympus Camedia  D-340L l’ ho pagata oltre 1 milione di lire) in attesa che i tempi fossero maturi per riuscire a produrre un prodotto qualitativamente in grado di competere con la pellicola.

Ad oggi si può dire che l’obbiettivo è stato raggiunto (mi riferisco in particolar modo alle DSLR) o perlomeno che le differenze restano risibili alle basse sensibilità mentre il digitale è qualitativamente migliore alle alte sensibilità, ma avremo modo di approfondire il discorso in un altro articolo con test specifici.

Il connubio poi tra foto in formato digitale e lo sviluppo di software di elaborazione delle immagini sempre più avanzati ha allargato il limite creativo al di là di quanto potesse essere immaginabile a tal punto da cambiare anche il modo di approcciare la fotografia.

Nello still life in studio è ormai prassi consolidata non solo il riprendere i soggetti uno per volta per poi montarli successivamente al PC ma anche di sovrapporre con diversi metodi di fusione dei layer lo stesso oggetto ripreso con diversi tipi di illuminazione (come la foto in testata dell’ articolo che di fatto è un’ insieme di 4 fotografie diverse).

Il tempo che una volta si impiegava per allestire il set fotografico e costruire dei mock up  ora lo si passa al pc a montare i diversi scatti. L’implementazione di queste nuove tecnologie ha quindi spostato parecchio in avanti il limite consentendo al fotografo un maggiore campo d’azione limitato unicamente dalla sua creatività ed immaginazione.

Il digitale è quindi sicuramente il grande protagonista della fotografia moderna anche se secondo me qualcosa nel passaggio rischia di andar  perso.Oggi abbiamo a disposizione un sempre maggiore quantità di immagini, ogni occasione è buona per portarsi a casa diversi Gbyte di materiale ma frequentando i forum tematici ci si rende facilmente conto che c’è parecchia meno attenzione nella composizione e nella realizzazione delle fotografie stesse.

Io la chiamo “sindrome da rigore a porta vuota” ovvero trovarsi davanti ad infinite chance creative per poi “perdersi” in errori estremamente banali.Da una parte la possibilità di poter riscattare quasi all’ infinito a costo zero comporta una minore attenzione rispetto a quando si impressionava il rullino , inoltre c’è l’ errata convinzione di poter sempre recuperare ogni genere di errore elaborando lo scatto in postproduzione.

Per quanto si abbiano a disposizione una infinità di strumenti software per sviluppare e ritoccare gli scatti trovo opportuno consigliare di partire sempre con una fotografia ben scattata , una piccola accortezza in fase di scatto rende il lavoro di postproduzione meno importante , meno invasivo e generalmente sempre più efficace e naturale.

La migrazione verso il digitale della fotografia ha poi “trasformato” in fotografi parecchi appassionati dell’ IT (e questo non puo’ che farmi piacere) anche se sempre più spesso noto un interesse morboso unicamente verso i parametri qualitativi delle fotografie come la resa del dettaglio o la quantità di rumore ad ISO (ormai a sei cifre) che all’immagine di per se stessa.

L’analogico viveva di stampe , raramente in formati “importanti” mentre oggi tutte le valutazioni si fanno a monitor spesso analizzando minuziosamente gli scatti con ingrandimenti al 100% (ed oltre) su monitor normalmente oltre i 20″.In queste condizioni rumore , aberrazioni , micromosso, morbidezza ecc..ecc..vengono amplificati in modo importante rendendo praticamente impossibile non trovare difetti in qualsiasi lente o macchina fotografica anche la più moderna professionale.

Questo atteggiamento innesca una pericolosa corsa (sopratutto per il portafogli) verso la perfezione tecnica che però non necessariamente significa avere per le mani uno scatto significativo ed emozionante.

Ogni tanto è meglio fermarsi e ricordare che fotografia è un mezzo di comunicazione  , secondo me la fotografia è il miglior modo per poter “raccontare” la propria vita , le proprie esperienze e le proprie emozioni , con semplicità , forza ed immediatezza.Seppur l’ aspetto tecnico sia molto stimolante ed interessante c’è da prestare attenzione a non perdere di vista il senso per cui si vuole congelare un istante della propria vita con in mano un apparecchio fotografico.

Nella prossimo articolo , dimenticata questa introduzione,  andremo ad analizzare come tecnicamente le case costruttrici hanno affrontato il passaggio verso il digitale iniziando dai sensori e di conseguenza  parlando di ottiche , di profondità di campo e di tridimensionalità , sia dal punto di vista tecnico sia analizzando l’ impatto che i diversi approcci hanno sul risultato finale.

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