Arrivano i transformers, quelli veri.

A immaginare cose fantascientifiche non ci vuole granché, basta un po’ di fantasia, ma il bello di vivere nell’era moderna – in cui il progresso avanza molto rapidamente – è che cose che immaginavi pochi anni fa dicendoti “certo, prima o poi lo faranno, ma tra molti anni” divengono invece realtà quando meno te l’aspetti.

Ecco, io i nanorobot che si autoaggregano lo so da sempre che prima o poi li avremmo costruiti, e ora pare proprio siamo sulla buona strada, almeno stando a questo articolo di Newscientist.com e del relativo video che trovate in coda.

Queste palline, ognuna delle quali in grado di manovrarsi, di comunicare con le altre e di alimentarle all’occorrenza, sono ricoperte da uno strato di materiale magnetico che ne garantisce la mobilità; mobilità che peraltro è intermente basata sul contatto tra elementi, giacché non esistono parti mobili all’interno o all’esterno dei microrobot.

Sebbene ancora sperimentale, il sistema si presta a tantissimi usi ed è potenzialmente in grado di modificare radicalmente intere professioni: architetti, ingegneri, designer… Mi vengono in mente anche altri usi di un sistema del genere. Immaginiamo che i robot abbiano due tipi di magnetismo, uno debole per scivolare uno sull’altro e uno forte che rende la struttura molto rigida. C’è un buco in strada che la rende pericolosa, arriva un omino con un secchio di nanorobot, lo versa, livella e poi rende tutto rigido con un click. E questa è ancora banale. Sto cucinando, prendo un imbuto e lo uso; poi lo trasformo in un recipiente, ma è troppo piccolo. Aggiungo un po’ di nanorobot e il recipiente mantiene la forma ma diventa più altro, o si ingrandisce. Insomma, largo alla fantasia…

Press ESC to close