Quando la guerra diventa fantascienza

Senza essere necessariamente appassionati di fantascienza, è nota ai più l’immagine della navicella spaziale delle forze del bene che s’approccia al malvagio vettore alieno ed emette un raggio luminoso che fa istantaneamente esplodere il nemico in mille pezzi e mill’altri colori. Fantascienza? O solo scienza?

La risposta, ora come ora, è “entrambe”: la ricerca in campo militare, si sa, non manca mai di suscitare il dovuto interesse nei finanziatori, ed il lavoro per lo sviluppo di armi il cui funzionamento sia basato direttamente sui laser è più che mai vivo.

L’idea sottostante questa “nuova” tipologia di oggetto offensivo è quella di colpire (e distruggere) il bersaglio con un treno di impulsi elettromagnetici sufficientemente potente da generare un’onda d’urto dalla superficie, per evaporazione ed espansione della stessa.

Questa tipologia di arma rientra nella più vasta categoria delle DEW (Directed-Energy Weapons), in cui l’energia è trasferita al bersaglio senza l’uso di un proiettile (si pensi anche ai lanciafiamme, o alle armi soniche).

Una prima applicazione (attualmente già realizzata) di arma laser, per quanto possa sembrare banale, è quella che viene usata come “blinding weapon”: una potenza molto ridotta del laser può portare i soggetti esposti anche alla perdita della vista permanente. Non bisogna pensare però al classico flash abbagliante: in questo caso si parla di un’arma in cui il fascio laser è collimato direttamente nell’occhio del bersaglio, in una versione potenziata dei piccoli puntatori laser da pochi euro che tanto infastidiscono durante le partite di calcio (e non solo).

Ma se di fantascienza si deve parlare, allora tutti noi chiamiamo a gran voce qualcosa come il letale F-117 dotato di raggi laser in grado di abbattere in un minuto il quartier generale del cattivo di turno. Ci siamo lontani? Non troppo.

Il dipartimento della difesa USA (chi altri, se no?) ha recentemente montato con successo una torretta rotante laser sul muso di un Boeing 747, con potenza sufficiente per l’utilizzo come arma anti-missilistica, con ovvie applicazioni di supporto militare.

Nel frattempo Northrop Grumman a L.A. ha messo a punto un laser che oltre ad avere una potenza sufficiente a distruggere un aereoplano è anche di dimensioni tali da poter essere montata su un mezzo volante.

Non è una questione banale: il maggior problema nel dotare un aereo di questi giganteschi laser è chiaramente lo spropositato consumo energetico e, di conseguenza, la necessità di speciali sistemi non solo di alimentazione, ma anche di raffreddamento. Si è ricorso quindi a superconduttori, ad alimentazioni con energia nucleare, a particolari reazioni chimiche, rendendo, come è facile immaginare, questo tipo di arma molto difficile (e costosa) da implementare.

L’ambiente circostante può però influenzare criticamente il funzionamento di queste armi: un serio problema è infatti un effetto chiamato “blooming”, per il quale il laser, per effetto dell’atmosfera, si defocalizza e si disperde, tanto più se attraversa zone nebbiose o fumose, perdendo quindi di efficacia.

Ma non è tutto: i laser sono suscettibili di assorbimento da parte di qualunque agente atmosferico si frapponga tra l’arma e il bersaglio, causando perdite di potenza anche piuttosto significative. Per risolvere il problema (e questo fa sorridere) la difesa americana sta lavorando ad armi contro gli agenti atmosferici stessi, in grado di aprire letteralmente la strada al “laserone”.

Queste sono chiaramente solo alcune prospettive nel mondo delle applicazioni belliche dei laser, ma penso siano sufficienti a far riflettere sulla direzione in cui quest’industria sta andando (o meglio, una delle direzioni).

L’utilizzo di una certa arma piuttosto che di un’altra non solo costringe il “difensore” ad escogitare nuove tecniche di difesa, ma inevitabilmente va a modificarne il modo di pensare.

Un esempio molto banale è questo: un missile ha una traiettoria “prevedibile”, un tempo di volo finito e, non ultimo, una consistenza fisica; ovvero, un missile è intercettabile. Ma come cambierà questo discorso quando l’attacco nemico avrà, a fronte di una traiettoria assolutamente rettilinea, una velocità pari a quella della luce e sarà privo di massa? Come cambierà la nostra percezione del pericolo e quali conseguenze questo avrà sulla vita di tutti i giorni?

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