Dragon Age Origins: la rivincita dei pc gamers

Ogni anno facciamo su Hardware Upgrade una classifica con i 10 migliori giochi dell’anno. Sono i lettori, attraverso i voti sul forum, a sancire i vincitori, e quest’anno al primo posto troviamo Dragon Age Origins. Si tratta di un classico gioco di ruolo pensato inizialmente per il PC. Per certi aspetti Dragon Age Origins non ha recepito gli ultimi cambiamenti che stanno coinvolgendo il mondo dei videogiochi, e questa può essere una cosa positiva.

Ultimamente stiamo riscontrando nei videogiochi due tendenze predominanti: fase di narrazione molto nutrita, e quindi storie più complesse e con temi più universali raccontate bene dal punto di vista artistico e cinematografico, e semplificazione delle meccaniche di gioco. I videogiochi di oggi, e penso a Uncharted 2 e Modern Warfare 2, sembrano dei film. BioWare con Dragon Age ha fatto una cosa diversa, visto che ha ricreato un mondo all’interno del quale il giocatore può interagire come vuole, piuttosto che limitarsi a raccontare una bella storia in stile cinematografico e, magari, lasciando poca libertà decisionale ai giocatori.

La libertà concessa al giocatore, la possibilità di modificare le vicende e di cambiare il mondo sono quindi gli elementi principali di Dragon Age. Il tutto senza compromettere le meccaniche da gioco di ruolo classico, visto che il gameplay del titolo di BioWare è assolutamente di spessore.

Anzi, c’è la brillante possibilità di modificare al volo il livello di difficoltà e di fare in modo che i personaggi gestiti dall’IA assumano un atteggiamento automatico. Si può stabilire, ad esempio, chi cattura le attenzioni dei nemici, chi cura, chi attacca dalla distanza e così via. Il gioco parte per essere giocato da un pubblico esperto, ma si può adattare a diversi tipi di giocatore. Un prodotto, insomma, completo che sicuramente merita la posizione di gioco dell’anno.

Il sondaggio sui migliori giochi, del resto, esprime di per sé questo cambiamento, visto che c’è stata una sfida all’ultimo voto tra Dragon Age Origins, fedele alla vecchia impostazione, e Modern Warfare 2, molto più vicino al nuovo modo di intendere i videogiochi.

Tuttavia, i due elementi di cui parlavo prima, narrazione e semplificazione, sono ormai decisamente ricorrenti. Non si tratta tanto di PC vs console come ho alluso provocatoriamente nel titolo, quanto di “old-gen” vs “next-gen”. I media cinema e videogiochi si stanno incontrando e l’uno assume le caratteristiche dell’altro, cercando di adattarle alla propria impostazione di base.

In questo momento sto lavorando su Mass Effect 2 e su Final Fantasy XIII, due giochi che incarnano perfettamente quanto sto dicendo. I titoli delle rispettive serie che li hanno preceduti appartenevano a tutti gli effetti al genere dei giochi di ruolo, mentre questi ultimi capitoli perdono moltissimo della vecchia impostazione.

Mass Effect 2, ad esempio, è privo dell’inventario, ha un sistema di gestione delle energie vitali più simile a Call of Duty che al suo predecessore, si possono usare le armi a prescindere dalla classe del personaggio, c’è una componente action veloce e dinamica quanto quella di Gears of War.

Inoltre, lo sviluppatore, ancora BioWare, ha curato in maniera molto attenta le indquadrature, il montaggio delle sequenze, le espressioni dei personaggi e tutti i momenti cinematografici. È un’esperienza di esplorazione di un intero universo di fantascienza che semplicemente non ha precedenti né al cinema né nei videogiochi. Un gioco che sta già raggranellando valutazioni giustamente d’eccellenza, pur perdendo quella complessità da rpg che aveva il predecessore.

Stesso discorso lo si può fare per Final Fantasy XIII. Anche questo è un gioco ampiamente “action oriented”, con meccaniche innovative, oltre che guidato sul piano della narrazione, con una grande storia alla base. Tutto questo, come vedremo nell’articolo che pubblicheremo su Hardware Upgrade nei prossimi giorni, svilisce alcune componenti classiche dei giochi di ruolo come l’esplorazione e l’interazione con i personaggi non giocanti e con le città. Il giocatore, infatti, deve quasi sempre spostarsi da un punto A a un punto B predeterminati, e non ha libertà di esplorazione.

Final Fantasy XIII, ma come i predecessori del resto, è un grande gioco più per il sistema di combattimento e i fattori legati alla narrazione che per la complessità del gameplay o per gli elementi da puro rpg. In realtà anche in questo caso si tratta di un’evoluzione della struttura di gioco che, se da una parte scontenterà i fan della serie originale, dall’altra fornisce un gameplay innovativo impreziosito da una storia coinvolgente e narrata in maniera sublime.

In definitiva, riteniamo poco sensato parlare di “consolizzazione”, perdonatemi il termine, dei videogiochi, in quanto si tratta più di un ampliamento delle modalità di narrazione, oltre che di gameplay più universali pensati per attiare una fascia di utenza che cresce sempre di più. D’altronde, a mio modo di vedere, si avrà l’equilibrio giusto solo quando gli sviluppatori riusciranno a integrare bene le due esigenze: narrazione e interazione con il mondo virtuale.

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