Grand Monster Slam e l’arte del lancio del joystick

Qualche anno fa non c’erano troppi problemi a dare giochi ricchi di violenza gratuita e “politicamente scorretti”, in pasto a schiere di adolescenti. Ciononostante la maggioranza di noi è venuta su sana, e se pure qualcuno si è dato al crimine, ha avuto il buon gusto di non chiamare in causa Syndicate o Speedball.

Rispetto ai due titoli citati, il protagonista dell’odierno incontro per maniaci del retrocomputing, ha un’ambientazione completamente diversa ma richiede al giocatore una simile dose di violenza, per di più ai danni di innocue e tremolanti creaturine che avrebbero intenerito la fidanzata dell’epoca più di cento monciccì.

Il titolo del gioco di cui parleremo, Grand Monster Slam (1989), dà un’idea piuttosto chiara del tipo di avversari: mostri, delle più varie fogge (presenti peraltro anche fra il pubblico), con i quali non ingaggeremo fieri combattimenti a fil di spada, ma piuttosto appassionanti sfide in uno sport che non consiglio di replicare a casa col proprio gatto: avete presenti i tremolanti esserini pelosi di cui accennavo nel paragrafo precedente?

Bene, si chiamano belom, all’inizio del gioco ce ne sono 6 sul nostro terreno, e bisognerà condurli con una buona pedata nella metà opposta del campo – in erba – mentre il nostro avversario farà lo stesso, lanciando i suoi sul nostro campo. Vince la partita chi riesce a mandare tutti i belom nella metà campo avversaria, e reclamare vittoria a metà campo prima che l’avversario faccia atterrare un malcapitato belom nell’altra sponda.

Nella sua elementare semplicità, il gioco è divertentissimo, capace di mantenere incollati al monitor ben oltre la soglia d’indolenzimento della mano che ben ricordano i maniaci del joystick. È infatti proprio la semplicità del gameplay a rendere la totale accuratezza nelle mosse assolutamente determinante per il successo, innalzando di converso quel “fattore frustrazione” che sfocia spesso nel lancio del malcapitato joystick contro il muro.

L’avanzamento nel gioco è estremamente lineare, con gli avversari di difficoltà progressiva, distribuiti in due gironi più un terzo comprendente tre “boss” finali. Una serie di elementi contribuiscono tuttavia a rendere intricato il cammino verso la vittoria finale. Innanzitutto i mini-games: il primo consiste nel respingere un accerchiamento di 8 belom attorno al personaggio, brandendo una lunga asta di legno. Il secondo consiste nell’infilare 6 belom nella bocca di altrettanti faulton, creature simili a rane, golosissime di belom, collocati su scranni di diverse altezze.

Già, perché in Grand Monster Slam il barbuto protagonista ha anche la possibilità di modulare la potenza del calcio (oltre che la direzione): in questo modo può arrivare ad atterrare l’avversario con un colpo di belom, e approfittare della sua momentanea defaillance per liberarsi di tutti gli altri belom e quindi reclamare la vittoria.

Se si esagera con la potenza del tiro o si sbaglia l’inclinazione, il belom finisce però fuori campo, il che comporta una penalità, strampalata come del resto tutto il gioco: nel campo avversario si calerà infatti con una fune una sorta di anatra, che offrirà, non senza qualche compiacimento, il proprio deretano alla scarpa borchiata del nostro avversario, il quale la calcerà poi, a mo’ di rigore, sul nostro campo.

Riuscendo ad intercettare la direzione dell’anatra, si eviterà la penalità; in caso contrario si riceveranno 3 belom extra sul proprio campo, il che renderà ancora più ardua la vittoria.

Per passare da un girone all’altro, è inoltre necessario affrontare i famelici faulton, e sfamarne almeno due per il passaggio al 2° girone, quattro per il 3°.

Se tutto ciò non bastasse a scoraggiare il nostalgico retrogiocatore, nel 2° e 3° girone un ostacolo progressivamente più alto si frappone fra i due giocatori, richiedendo ulteriore sforzo nella calibrazione del tiro; inoltre i boss finali, in quanto a velocità e accuratezza, sono duri come il marmo.

Rilasciato nel 1989 dalla Rainbow Arts per Amiga, ST, C64 e PC, e programmato dalla Golden Goblins (guardacaso l’ultimo mostro si chiama “Winner” ed è un goblin dorato…), Grand Monster Slam ha ricevuto critiche non sempre entusiastiche dalle riviste dell’epoca

Personalmente trovo nella semplicità del gameplay un fattore nient’affatto limitante del potenziale di un gioco – semmai penalizzato dall’impossibilità di giocare in due simultaneamente.

Trovo anzi che proprio la necessità di affinare la tecnica rappresenti uno stimolo a rimanere attaccati al monitor, specie quando il gioco è infarcito di sfide laterali che rendono meno lineare l’avanzamento, ed è corredato da una grafica attraente e una bella colonna sonora – due fattori entrambi molto positivi per GMS.

Per questo riservo a GMS un posto nella mia personale shortlist di giochi per Amiga: la sua citata semplicità lo rende ideale anche per la classica “partita al volo”. Proprio per questo, spero che arrivi presto su smartphone, possibilmente venduto assieme a un’assicurazione kasko per il telefono…

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