Tartaglia, Maiolo & Facebook

Di cosa sono indicativi i gruppi di Facebook? Quali fenomeni sociali nascondono? Quali profili di rischio concreto presentano?

Torno sull’argomento, già affrontato in gennaio, in seguito alle polemiche innescate dai recenti casi Tartaglia e Maiolo. Non perché abbia cambiato idea, quanto per il constatare che un anno di osservazione di Facebook, non ha innescato alcuna riflessione nella testa di chi prima e meglio di chiunque avrebbe dovuto comprendere il fenomeno – in quanto delegato al potere legislativo o esecutivo.

Al contrario, quelli che un anno fa definivo “tromboni”, in preda dell’identico mistico furore, sono tornati a tuonare, non contro coloro che usano Internet per dar sfogo alla propria irrefrenabile idiozia, ma contro il medium Internet. Uno strumento reo di dar voce anche a chi, come del resto molti illustri politici, non ha nulla da dire.

Come ebbi già modo di sostenere, esiste una differenza sostanziale fra l’attivismo – anche a scopi criminali – e il click sul tasto “accept invitation”, che si tratti di diventare “fan” di una marca di cellulari da quattro soldi o di uno squilibrato mentale. In entrambi i casi, la “redemption” è un miraggio, ma tanto più lo è quando consista in qualsivoglia atto eversivo o violento.

Questa lievissima differenza sfugge convenientemente a chi non cerca altro che un’occasione per ribadire i suoi saldi principi morali, sperando di strappare un applauso di indignata solidarietà ad un pubblico se possibile ancora più ignorante.

Vi propongo un parallelo: qualche anno fa, assieme allo scoppio della prima bolla, arrivò un durissimo colpo alla pubblicità su Internet: a furia di monitorare impression, click through, conversioni, molti illuminati marketing manager si convinsero che dopotutto il gioco non valeva la candela, e ripresero con fiducia a investire sulla pubblicità tabellare, priva, com’è ovvio, di ogni metrica di misurazione.

Allo stesso modo la misurabilità dell’idiozia umana, che con i “fan” group di Facebook sta divenendo più esatta che mai, scatena le ire di chi cerca pretesti per rifiutare tutto quel che di nuovo succede nel mondo.

Allora come oggi, secondo le migliori menti di questo paese, la soluzione consiste nel tornare indietro. Riusciranno a metterla in pratica?

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