Transistor 3D: fino a 50 Ghz e consumi bassi

transistor_3d.jpgLa giapponese Unisantis e l’IME di Singapore stanno portando avanti lo sviluppo di un innovativo transistor , sviluppato verticalmente anziché in un wafer a strati orizzontali, definito quindi tridimensionale.

In un transistor “tradizionale” i vari materiali che ne compongono la struttura sono disposti a strati orizzontali, mentre in questo caso i transistor hanno una linea all’andamento cilindrico, i vari strati che lo compongono sono disposti intorno al cuore di silicio drogato seguendo uno schema concentrico. Con quali vantaggi?

Il vantaggio principale di tale tecnologia è l’accorciamento dei collegamenti elettrici tra i transistor, permettendo così un miglioramento del segnale elettrico e una dispersione di energia, sotto forma di calore, decisamente più bassa. Queste caratteristiche poi, si tradurranno all’atto pratico in un forte innalzamento delle frequenze operative (fino a 50 GHz, stimati) con un consumo di elettricità di molto ridotto.

La tecnologia non è comunque una novità assoluta. La particolare disposizione dei transistor, come detto, permette una densità maggiore, conseguentemente tale tecnologia sta iniziando a diffondersi, manco a dirlo, nel campo dei dispositivi di memoria non volatili, settore che vede i produttori sfidarsi per raggiungere capienze sempre più elevate e sempre nuovi campi di applicazione.

In futuro questa nuova disposizione sarà utilizzata anche nei microprocessori, che potranno così raggiungere nuovi traguardi prestazionali e ridurre significativamente le dimensioni dei die, allungando così la vita utile del transistor nell’evoluzione tecnologica dell’elettronica e dell’informatica.

Da anni si paventa infatti la fine della carriera dei transistor, a causa dell’inesorabile avvicinamento al limite fisico della sua miniaturizzazione, pari a circa 8-10nm secondo molti (anche se in alcuni esperimenti in laboratorio un transistor si è spinto fino a 5). La fine della miniaturizzazione dei transistor significherà, in linea di massima, la fine dell’evoluzione degli elaboratori basati su questo componente. A quel che sembra però, quelle compagnie che stanno lavorando a soluzioni che lo sostituiscano, dovranno attendere più del previsto.

via | PI

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