Un software libero… dall’antitrust

Alla fine ce l’ha fatta: a poco meno di un mese dalla commercializzazione di Seven, sembra che questa volta Microsoft sia riuscita a convincere l’antitrust europeo che, quella di visualizzare una finestra con un prospetto informativo sui browser più diffusi dai quale scegliere quello da installare, sia la soluzione giusta.

Nessun’altra multa salata quindi, ma si rimane al momento in attesa che i concorrenti (sic) della casa di Redmond diano un responso positivo (entro un mese) per ratificare l’accordo, che avrà durata quinquennale.

Fa però sorridere il commento del commissario alla concorrenza, Neelie Kroes, secondo la quale (finalmente) “tutti gli utenti potranno decidere” e che Microsoft avrebbe riconosciuto “il principio della libera scelta“…


Già, perché a questo punto sembrerebbe che ciò non sia stato possibile finora, e io, infatti, non sto usando Opera per navigare, ma Internet Explorer con una skin diversa… La libertà di scelta c’era da tempo, altrimenti non avrei potuto decidere di abbandonare IE per utilizzare quello che ritengo il browser migliore e che calza con le mie esigenze di navigatore.

Evidentemente servivano circa 1,4 miliardi di euro di multe a Microsoft (con ricadute sui prezzi di Windows, superiori rispetto agli USA), e una querelle infinita, per stabilire che adesso, e solo da adesso, sono libero di poter esercitare un diritto di cui… traggo godimento già da anni!

Non è e non può certo essere l’utenza finale, quindi, l’oggetto della controversia, come falsamente viene fatto apparire, ma i produttori di browser alternativi che da anni si sono lamentati della presenza di IE preinstallato in Windows, e a cui la commissione chiede, infatti, di pronunciarsi… contro il loro peggior nemico.

Tra l’altro il fatto che non sia presente fin da subito un browser in Windows, contribuirà a creare problemi. Capita, ad esempio, che prima di poter effettuare il primo collegamento a internet ci sia da configurare il modem ADSL, e ormai tutti prevedono un’interfaccia web per quest’operazione. Ma come si fa se prima devo scaricare e installare un browser? Servirà un altro PC già configurato dal quale scaricarlo, infilarlo in una chiavetta USB, e finalmente installarlo. Evviva la libertà di scelta!

Personalmente ritengo questa controversia sciocca e priva di senso: Windows è un software, un prodotto che viene venduto al consumatore, che ha piena libertà di decidere se accettare o meno il pacchetto dell’offerta, oppure di rivolgersi ad altro. La concorrenza nel campo dei sistemi operativi offre una folta scelta: ne esistono per tutte le esigenze, per tutti i gusti, e con una moltitudine di applicazioni preistallate o installabili a piacimento.

L’obiezione tipica è che con delle applicazioni preinstallate l’utente è poco motivato a cercare delle soluzioni alternative. Verissimo, ma questo si applica a qualunque s.o., non soltanto a Windows. C’è qualche utente Apple che si lamenta per il fatto che Safari sia già installato con Mac OS X? Sarà una sparuta minoranza, e lo stesso vale per la miriade di distribuzioni Linux che offrono già non uno, ma anche diversi browser già al primo login.

Rimane in piedi il fatto che Microsoft sia, coi suoi prodotti, in posizione dominante (non di monopolio) nel mercato dei s.o.. Anche questo è vero, ma bisogna ricordare che è frutto delle vagonate di copie vendute delle varie versioni di Windows che, dal clamoroso (e inaspettato pure per lei) successo della versione 3.0 in poi, le hanno permesso di arrivare dove si trova adesso.
Gli accordi capillari con gli OEM sono roba recente, da un po’ di anni a questa parte, atti a mantenere ciò che ha guadagnato con la fiducia dimostratale da chi ha messo mani al portafogli e ha tirato fuori il vil denaro per acquistare una copia del suo software.

Preciso che non avrei nulla da dire nel caso in cui Microsoft venisse sanzionata se, sfruttando la posizione di vantaggio in cui si trova, mettesse in atto delle pratiche illegali per far fuori la concorrenza. Mi riferisco ad accordi di esclusiva per cui gli OEM si impegnano a presentare prodotti con soltanto Windows installato, in cambio di sconti o per evitare ritorsioni da parte sua. E’ sacrosanto che in questi casi si provveda a punirla, anche con mano pesante.

Sono del tutto contrario, invece, che per il solo fatto che si trovi in posizione dominante qualcuno si senta in diritto di poter decidere in che modo e con cosa dovrebbe distribuire quello che, è bene sottolinearlo, rimane un suo prodotto, che nel mercato del software ha delle alternative equivalenti a cui qualunque utente si potrebbe rivolgere se l’offerta di Microsoft non lo soddisfacesse. Piena libertà di scelta, insomma.

Questa sì che si tratterebbe di una questione principio: una software house dovrebbe essere libera di poter realizzare e vendere le proprie applicazioni come meglio crede, con l’unico vincolo di rispettare la proprietà intellettuale altrui (e quanto affermato poco sopra sulle pratiche illecite).

Inoltre se oggi tocca al browser, e ieri è capitato anche col media player, cosa impedirà all’autorità di puntare il dito contro il blocco note, il paint, il movie maker, il registratore di suoni, o persino quello sgangherato prompt dei comandi che si trascina dai tempi dell’DOS? Secondo la linea di principio enunciata, dovrebbe sparire qualunque applicazione. L’utente non dovrebbe essere “libero di scegliere”?

Visto che ci siamo, scendiamo ancora di un livello d’astrazione. Mettiamo che io sia un’azienda che abbia sviluppato un subsystem Win32 migliore di quello realizzato dalla stessa Microsoft: non ho forse il diritto di poterlo vendere? E gli utenti di poter scegliere quale subsystem Win32 utilizzare?

Scendendo ancora di livello di astrazione, si potrebbe pensare di poter rimpiazzare lo scheduler, il gestore della memoria, il gestore dei filesystem, e così via: l’elenco è lungo.

Immagino già le prossime versioni degli installer di Windows: per ogni API del s.o. verrà chiesto se installare quella realizzata da Microsoft oppure, a scelta, una equivalente di un altro produttore. Il tutto magari scaricabile da internet prima ancora di aver installato e messo in funzione i componenti di networking: potenza della libertà di scelta imposta (sic) dall’antitrust!

Che dire: all’antitrust hanno trovato un buon motivo per giustificare la loro esistenza. Ma da utente e programmatore trovo dei motivi ancora migliori per chiedere all’antitrust di togliere la mani dal software, prima che arrechi altri danni a questo mercato e alla libertà di scelta: quella di cui godevamo già da tempo, e che adesso vorrebbe “venderci” come frutto del loro “lavoro”.

Software libero? Sì, ma… dall’antitrust!

P.S. Ironia della sorte, scrivendo quest’articolo con l’editor di WordPress e cercando di evidenziare in un colpo solo la seguente frase: “Rimane in piedi il fatto che Microsoft sia, coi suoi prodotti, in posizione dominante (non di monopolio) nel mercato dei s.o..”, Opera 10 è sempre andato in crash. Ho dovuto provvedere ad applicare il grassetto un po’ per volta…

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