IBM Topview: “multitasking” per DOS

Topview

Come abbiamo avuto modo di ricordare in precedenza, la fortuna di Microsoft ha origine in un accordo siglato nel 1981 con IBM, per la distribuzione del suo MS-DOS in bundle con il PC di IBM. Si tratta di una partnership a dir poco storica, per quanto ricca di lati oscuri, che si trova alle fondamenta dell’attuale mercato PC, dominato da Windows e le CPU x86 di Intel.

In questa nuova puntata della rubrica settimanale dedicata all’arzigogolata dietrologia tecnologica, ci soffermeremo su uno dei primi segni della crisi, o per meglio dire, l’inizio della fine della luna di miele fra Microsoft e IBM.

Affronteremo la questione raccontando un prodotto, IBM Topview, nato nei laboratori di Armonk per sfruttare al meglio le potenzialità hardware del nuovo nato in casa IBM, il PC AT, equipaggiato col processore Intel 80286. Un processore che Bill Gates ebbe modo di definire “brain dead”, a causa dell’incapacità di passare da modalità reale a modalità protetta, a meno di un reset del processore (per ulteriori approfondimenti vi rinvio all’ottimo articolo di Cesare Di Mauro sul 286), ma che offre molti spunti d’interesse tecnico e, soprattutto, fa da perno alla storia di intrighi, alleanze e tradimenti che stiamo per raccontare. 
Malgrado l’idea di Gates – che avrebbe preferito attendere il rilascio della generazione successiva di CPU, il 386 – il marketing di IBM aveva riempito gli scaffali e le pagine pubblicitarie con il nuovo PC AT, e necessitava urgentemente di un software che riuscisse a sfruttarne le potenzialità hardware, offrendo all’utenza una “reason why” per spendere più del doppio del prezzo di un PC XT.

MS-DOS non era infatti in grado di sfruttare le capacità della nuova macchina, con particolare riferimento alle rudimentali capacità multitasking del processore e, per l’appunto, alla gestione della modalità protetta. Di fronte a questa impasse, una delle reazioni di IBM consistette nell’apertura di una partnership con Microsoft per lo sviluppo di un OS ottimizzato per l’architettura 286, OS/2.

Un’avventura finita male , come abbiamo raccontato, per un motivo molto semplice: la partnership IBM-Microsoft nasceva in un periodo in cui IBM era deteneva la quasi totalità del mercato PC; morì in un momento in cui la rete dei produttori di cloni legati a Microsoft, come quota di mercato aggregato e tasso di crescita, era in grado di compromettere (come fece) la leadership di IBM.

Nei primi passi del cammino che condusse – nel 1990, col rilascio di Windows 3.0 – alla progressiva marginalizzazione di IBM nel mercato PC, nacque dunque Topview (1985), un software concepito espressamente per superare i limiti del DOS su CPU 286, sbloccando le potenzialità multitasking del PC AT.

Come prodotto, Topview rappresentava una buona idea eseguita male (ammesso che l’implementazione del multitasking sulla base di MS-DOS fosse possibile ed economicamente sensata). Le innovazioni che proponeva potevano farne una vera killer application: pensiamo alla possibilità, nel 1985, di copiare e incollare dati da un’applicazione all’altra (una prospettiva banale per un utente Mac, Amiga, o anche GEM, che poteva già sollazzarsi con la GUI, ma nondimeno capace di mandare il sollucchero un povero utente Microsoft-IBM, per il quale già un monitor a fosfori ambra era una conquista).

Per offrire tutti i vantaggi promessi, Topview richiedeva il supporto esplicito delle applicazioni: distingueva infatti fra programmi compatible e aware,a seconda del livello di integrazione garantito. Nella lista di programmi aware (maggiormente integrati perché specificamente ottimizzati per il software) comparivano tuttavia solo applicazioni IBM. Una manciata di altri programmi figurava invece nella lista compatible, con funzionalità limitata, mentre la stragrande maggioranza (comprese molte killer-app della prima ora) risultava semplicemente incompatibile.

Il software era inoltre piuttosto instabile e assetato di risorse hardware, al punto tale che, secondo una prova dell’epoca, finanche un “mostro” configurato con hard disk e 640KB di RAM (il massimo possibile per un PC nel 1985), riusciva a malapena a tener in piedi 2 applicazioni. Complice il prezzo elevato, i difetti elencati e conseguentemente la scarsa attenzione degli sviluppatori, Topview fallì miseramente l’obiettivo di portare il multitasking alle masse, lasciando così il testimone della missione all’altrettanto sventurato OS/2.

Quel che più interessa oggi di Topview, è il ruolo politico che occupò nella turbolenta alleanza Microsoft – IBM. Topview fu annunciato nel 1984 e rilasciato un anno dopo, lo stesso 1985 in cui fu formalizzata la joint venture MS – IBM per lo sviluppo congiunto di OS/2. È dunque altamente probabile che – secondo lo stile doppiogiochistico delle multinazionali – il DOS multitasking rappresentasse una leva in mano a IBM, per sollecitare MS a far parte della joint venture OS/2 (a spese del suo Windows), pena ritrovarsi a competere con un software più avanzato del DOS, preinstallato sull’80% dei PC venduti (tale era la quota di IBM al tempo).

Giornalisti molto accreditati, come il decano John Dvorak, vedono in Topview una mossa esplicitamente anti-Microsoft. In effetti il software conteneva parecchio codice del PC-DOS, cugino ribrandizzato di MS-DOS, su cui IBM deteneva diritti di proprietà intellettuale, avendolo co-sviluppato. A questo va aggiunto il fatto che per IBM, il PC più che un’opportunità, iniziava a costituire un potenziale pericolo per il business dei mainframe, da cui la necessità di imporre un livello di software intermedio, tramite il quale esercitare un controllo su utenti e sviluppatori in modo più flessibile di quanto non fosse possibile tramite hardware (a questo proposito, secondo Wikipedia, il primo PC AT fu “depotenziato” alla frequenza di 6Mhz, inserendo dei wait state).

Infine IBM conosceva fin dal 1983 il progetto Windows: da qui probabilmente discese la strategia del bastone (Topview) e la carota (la partnership per lo sviluppo di OS/2) con cui IBM cercò di tenere stretta a sé la giovane e rampante Microsoft.

Un’impresa che evidentemente non riuscì, lasciando gli acquirenti di 286 imbrigliati per qualche anno in MS-DOS, e Microsoft libera di cavalcare quello stesso boom dei cloni, che qualche anno dopo avrebbe posto IBM nella condizione di vendere la non più produttiva divisione PC.

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