Ancora poche donne sul web (ma pure i maschi non eccellono)

GraphSono ancora poche, troppo poche, le donne italiane su internet. I recenti dati emersi da Eurostat rivelano che le giovani donne, tra i 16 e i 24 anni, che si sono connesse ad internet nei primi tre mesi del 2007 sono state il 57% del totale e mediamente hanno effettuato l’accesso una volta alla settimana.

Certo, possiamo consolarci pensando che Grecia (53%) e Romania (48%) hanno dati peggiori dei nostri, ma ragionare in quest’ottica non mi pare possa portare lontano. C’è da dire che il quadro si fa ancor più sconcertante considerando la fascia d’età tra i 25 e i 54 anni, dove il fato scende al 34%. In altre parole solo su 10 donne in piena età lavorativa, solo 3 accedono almeno una volta alla settimana ad internet: inquietante.

La media europea è del 55% e, sebbene sia trainata in buona parte dai paesi del nord che hanno un’altissima penetrazione della banda larga, il dato resta davvero sconfortante. La Spagna, ad esempio, che ha più o meno la nostra stessa situazione, pur partendo (anni fa) svantaggiata ora ci batte clamorosamente.

Insomma, inutile negarlo, in Italia c’è un vero e proprio problema culturale. Persino gli uomini italici, nonostante l’uomo sia da sempre più presente sulla rete, ha prestazioni deludenti fermandosi, nella fascia dai 16 ai 24 (quindi quella che dovrebbe essere la più competente) al 61% contro l 79% dei coetanei europei. Unico dato in cui siamo in linea con la media europa, è il taffico P2P.

Non vale neppure la banale e casereccia obiezione secondo cui gli italiani si connetterebbero meno perchè da noi c’è il sole, mentre all’estero il tempo è sempre brutto e si tende a stare di più in casa, dato che, come già ricordato, la Spagna fa meglio di noi.

E’ quindi una questione di arretratezza culturale che si mescola ad arretratezza infrastrutturale e che genera questi risultati. Molti non sanno usare il computer, figuriamoci internet. Gran parte della popolazione vive benissimo senza internet, restando inevitabilmente indietro rispetto al resto della popolazione europea che ha invece dimestichezza col mezzo e lo usa per aumentare la propria produttività al lavoro e facilitare la propria vita personale.

Non pretendo certo che l’Italia raggiunga i paesi nordici nei quali la percentuale di giovani che si collega ad internet quotidianamente sfiora il 100%, ma spero almeno che l’Italia sappia prendere coscienza (in fretta) del ritardo spaventoso accumulato e che si rimetta presto alla parti.

Tuttavia, non essendo un ingenuo, so bene che è una speranza vana, probabilmente il momento in cui l’Italia davvero deciderà di affrontare un serio cambiamento culturale coinciderà con un momento di forte crisi innescato, appunto, dal ritardo accumulato: solo di fronte all’evidenza forse qualcosa cambierà. Che peccato, però, dover sempre toccare il fondo per trovare la forza di risalire!

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