Una montagna di scorie (americana)

Mentre in Italia viene approvato il disegno di legge n. 1195-B e ci si prepara, quindi, ad individuare le aree nazionali dove costruire centrali nucleari e dove stoccare i rifiuti radioattivi, possiamo vedere a quali problemi andremo incontro dando uno sguardo oltre oceano.

Come i lettori di questo blog sapranno, non sono contraria al nucleare tout court, ma credo fortemente che sia un argomento estremamente delicato e che, al momento, non può essere considerato se non come una soluzione tampone prima di poter raggiungere fonti energetiche alternative e pulite.  In questa ottica è di estrema importanza capire come altre nazioni, con più esperienza di noi, risolvono (o non risolvono) problemi a cui volenti o nolenti dovremo far fronte se imbocchiamo la strada del nucleare.

Il presidente degli Stati Uniti Obama ha deciso di scrivere la parola fine sulla lunga discussione della Yucca Mountain che ha tenuto il Senato occupato per oltre 20 anni. Da molti punti di vista localizzare il deposito di scorie radioattive (oltre 77000 tonnellate) nel ventre di questa montagna nel mezzo del deserto pare essere la scelta ideale. Molti studi sembrano provare che il sito è adatto ad ospitare questi residui.

Nonostante questo le proteste non si sono mai fermate del tutto, soprattutto a causa di alcuni dubbi su possibili infiltrazioni nelle faglie acquifere. Queste infiltrazioni dovrebbero aver luogo nel momento in cui i container contenenti le scorie radioattive si destabilizzino e producano delle perdite. Se questo accadesse sarebbe possibile che il materiale radioattivo venga a contatto con l’acqua piovana o l’umidità presente nelle vicinanze della montagna e, attraverso essa, raggiunga zone abitate.

I container però, hanno una durata di vita assicurata di 10mila anni, e i responsabili dello stoccaggio sostengono di poter posizionarli in modo da limitare ulteriormente le possibilità di infiltrazioni anche allo scadere dei diecimila anni.  Un altro motivo di preoccupazione è che nel futuro possano verificarsi cambiamenti climatici, anche di portata considerevole, che modifichino le condizioni di mantenimento dei container. Alcuni sono anche preoccupati che l’uomo possa un giorno aver bisogno delle risorse presenti nella montaglia Yucca e che quindi necessiti di scavare o modificare il sito di stoccaggio. Senza dimenticare i rischi sismici e vulcanici che, seppur improbabili in quella zona, potrebbero avere conseguenze sul successo del progetto.

Facendo un po’ di ricerche su internet si vede subito che è molto difficile (almeno per me) farsi un’idea chiara sul progetto: si sente dire più o meno tutto e il contrario di tutto. L’impressione che ho avuto, cercando di selezionare le fonti più attendibili sull’argomento, è che la scelta di Obama sia stata dettata soprattutto da motivazioni economiche e politiche. Economiche perchè la preparazione del sito ha un costo che tende a lievitare di anno in anno, ed è già costata 7,7 miliardi di dollari allo stato, destinati ad aumentare considerevolmente.

Inoltre Obama aveva promesso in fase elettorale di chiudere questo sito e così facendo potrebbe guadagnarsi i voti di molti cittadini del Nevada. In ogni caso la scelta è legittima e molto probabilmente il presidente conosce il progetto molto meglio di me. Resta il problema che le scorie ci sono, e vanno sistemate da qualche parte. Una scelta a livello federale sembra ormai lontana dalla realizzazione, e una critica che si potrebbe muovere a Obama è proprio quella non aver fatto nessuna proposta alternativa.

Qualcuno però ha già una risposta pronta, e il geologo R. Ewing e il fisico nucleare Frank von Hippel hanno spiegato le loro idee nell’ultimo numero della rivista Science . Le Scienze riportano i punti salienti della loro proposta. In pratica i due scienziati sostengono che una delle principali ragioni per cui il sito della Yucca è stato scartato è il costo e i rischi relativi al trasporto delle scorie dai siti di produzione al sito di stoccaggio.

Inoltre la centralizzazione dell’accumulo delle scorie porta con se una serie di fattori sfavorevoli, a partire dal costo, alla gestione e ai rischi associati al sito. Di conseguenza essi propongono una soluzione su scala locale, in cui venga assegnato un sito nelle vicinanze di ogni centrale, in modo da ridurre i problemi di cui sopra. Una soluzione di questo tipo, sostengono gli scienziati, favorirebbe  una maggior facilità di comunicazione coi cittadini, in modo da poter costruire depositi tra il consenso della popolazione.

Quest’ultimo punto secondo me è di importanza fondamentale e non va assolutamente dimenticato nel contesto di un ritorno al nucleare nel nostro paese. Quando si parla di energia nucleare e soprattutto di stoccaggio delle scorie radioattive è importantissimo mantenere sempre un altissimo livello di chiarezza con la popolazione. In altri paesi come la Francia e la Spagna, chi vive vicino ai siti di stoccaggio ha vantaggi economi e sanitari da parte dello stato, sull’isolamento della casa, controllo dell’acqua del rubinetto due o tre volte all’anno, controlli sanitari del terreno e delle persone.

Ricevono mensilmente un rapporto da parte della centrale e/o dal sito per sapere cosa sta succedendo e come sta andando. Insomma, le persone sono informate e consapevoli. In un clima del genere è molto più semplice intavolare un discorso, capire quali siano i rischi effettivi e valutare i vantaggi di una tale fonte di energia. A quel punto qualsiasi sia l’opinione del singolo individuo, sarà una scelta ragionata e un’opinione supportata dalla necessaria documentazione.

Purtroppo in Italia non si può parlare di essere favorevoli o contrari al nucleare perché, anche in questo campo come in moltissimi altri, lo stato non ci offre la chiarezza e la documentazione necessaria per farsi una propria opinione. Ovviamente chi tra noi (e molti lettori di questo blog sono sicuramente tra questi) ha la pazienza e la possibilità di documentarsi in modo personale, può sicuramente formarsi un’opinione autonomamente, ma non è questo il modo in cui si porta avanti un progetto di questa portata.

In questo modo qualsiasi discussione, anche quelle che si creano tra i commentatori del blog, sono in qualche modo inficiate dalla realtà politica italiana, e si va ben oltre il giudizio dettato da una pura conoscenza tecnico-scientifica. Questo è ovviamente giustissimo, ma rende complicato intavolare una discussione che analizzi in modo obbiettivo i pro e i contro.

Mi auguro che questa volta le cose cambino (non si sa mai) e che prima di andare avanti con il progetto sul nucleare in Italia venga offerta alla popolazione una possibilità di informarsi e di capire veramente di cosa si sta parlando.

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