Recensioni tecniche: possiamo fare a meno della competenza?

Img courtesy of gizmodo.comNell’epoca dello “user generated content” una pratica molto diffusa vede le aziende consegnare prodotti a questo o quel blogger, selezionandolo in base a nient’altro che la sua reputazione e al traffico che il suo sito genera, per una “recensione”.

In questa sede vorrei sorvolare sulle pratiche “marchettose” che ben conosciamo, su cui mi sono soffermato in precedenza, per analizzare la questione dal solo punto di vista della competenza e dunque dell’attendibilità dei pareri che emergono da questa pratica.

Inizio col porvi la domanda che mi sono posto io prima di scrivere questo pezzo: spendeste i vostri soldi per acquistare un prodotto – che si tratti di uno smartphone con centinaia di funzioni per centinaia di euro, di una moto usata, di un amplificatore, di un rasaerba – consigliatovi da un dilettante? Da una persona che di quello specifico oggetto potrebbe facilmente saperne quanto ne sapete voi, e che magari in più di voi l’ha usato per una sola settimana?

Facciamo finta di non sapere che i pareri di dilettanti che troveremo sulla nostra via, saranno non uno o due ma dieci o venti per volta, perché queste persone vengono coinvolte appositamente da agenzie che hanno buon gioco nel sottrarre il committente ai rischi di una recensione seria e ai costi di una pianificazione pubblicitaria.

Diamo per supposto che pure di certi “professionisti” non c’è molto da fidarsi, e che forse proprio per questo abbiamo nel tempo individuato pochi esperti, di provata competenza e imparzialità, cui a ragion veduta abbiamo dato fiducia.

Mettiamo quindi il parere di gente che ha testato approfonditamente nella propria carriera alcune centinaia di prodotti analoghi a quello per il quale chiediamo loro consiglio, uno smartphone per esempio, a fianco all’opinione di un blogger il quale, tralasciando il fatto che sia stato compensato per quella recensione, ha alle spalle un’esperienza composta dal primo cellulare regalatogli alla comunione, più altri 5/6 che le paghette gli sono valse, prima di darsi al buzz entrare nel giro delle recensioni sponsorizzate.

Le conclusioni arrivano da sole: finché si tratta di trascrivere press release o elencare dati tecnici, sono bravi tutti. Al contrario, per raccontare un prodotto che costa tanti soldi, che compete con prodotti a un primo sguardo del tutto equivalenti, che offre centinaia di funzioni utili in decine di scenari d’uso diversi, serve esperienza.

Nella fattispecie esperienza nella costruzione di procedure di testing quanto più possibile standard e replicabili, esperienza nella capacità di fare confronti documentati con prodotti concorrenti, esperienza per sapere quali funzioni cercare per quali campi d’uso, esperienza per capire quanto contano e cosa significano le caratteristiche tecniche, anche in rapporto al prezzo. Esperienza per condurre prove che non si possono svolgere in cameretta dopo i compiti, ma che richiedono la dedizione e l’attenzione che si riserva ad un mestiere.

Nella metà degli anni ’90 c’era tanta gente che acquistava un processore, lo testava e caricava sul suo sito i risultati. Arrangiarsi era la regola aurea nell’età della pietra del web. Da allora sono passati lustri, la selezione si è fatta sempre più serrata e solo uno su mille fra i dilettanti degli anni ’90, è divenuto un professionista nel secolo successivo. Tutti gli altri – e non sono pochi – che credevano di poter continuare ad arrangiarsi, sono stati in breve tempo azzerati da chi ha abbracciato un approccio professionale e dallo sbarco in rete dei grandi gruppi editoriali.

Oggi il buzz e le recensioni affidate ai blogger, sembrano voler invertire il risultato di questa selezione darwiniana. A pagare, come sempre, è il lettore – o meglio, quella fascia di lettori poco esperti, che non inquadra nella scarsità del tempo e nella necessità di “investirlo” su interlocutori di provata attendibilità, la soluzione al sovraccarico informativo della rete.

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