Succederà agli smartphone quanto avvenuto ai personal computer?

 big_smartphone.jpg

L’attuale mercato degli smartphone e dei PDA non può che entusiasmare gli amanti della tecnologia e i pignoli che cercano prodotti cuciti su misura. Al mare di possibilità intrecciate date da diversi design, costi, dimensioni, caratteristiche prestazionali e accessorie si aggiunge la scelta tra un numero decisamente interessante di sistemi operativi. Windows Mobile, Symbian, Android , Mac Os e il Web OS di Palm prossimo al debutto sono solo i più importanti attori di un panorama fatto anche di tante alternative minori proprietarie o Linux based.

Il paragone tra l’attuale mercato dei telefonini e quello dei personal computer degli anni ’80 e ’90 salta così facilmente in testa da essere banale. Viene quindi da chiedersi se e in che misura vedremo il futuro di questo settore ricalcare quanto visto in passato.Negli anni in cui gran parte degli attuali colossi informatici non erano ancora consolidati e si trovavano a lottare in un cosmo di “piccole” realtà che volevano emergere, il numero di proposte che si affacciarono alla ricerca di un posto nella storia è così alto da fornire ad Alessio una quantità di materiale per la sua rubrica praticamente inesauribile.

Quello che è successo poi lo abbiamo tutti sotto agli occhi. Anche se Microsoft divulga degli spot in cui mostra stilose ragazze inebriate dalla possibilità di scelta tra innumerevoli modelli di computer, nello schermo di tutti (tranne uno griffato con una mela morsicata) impera lo sfondo del desktop di Windows Vista, il che fa venire più di un dubbio sulle reali opportunità per un acquirente.

Non sono qui per fare l’ennesimo processo a Microsoft, alla sua posizione e alla storia che l’ha portata a raggiungerla. Sono propenso a pensare che anche se alcuni fatti storici controversi si fossero svolti diversamente, oggi tra i sistemi operativi per pc non avremmo comunque una scelta più ampia di ora.

L’evoluzione dell’informatica ha inevitabilmente comportato delle rinunce. Sfruttare hardware via via più complesso e potente ha costretto ad ingigantire gli investimenti e le risorse nello sviluppo del software.
Fino alla fine degli anni ’80, nei videogiochi a volte venivano mostrati i crediti composti dal nome di una sola persona, che si era occupata di stendere il codice, di realizzare le musiche e di disegnare fondali e sprite pixel per pixel. Sapete bene invece che oggi la realizzazione di un gioco per pc può richiedere complessivamente abbastanza lavoratori da riempire un paese, con tempi di sviluppo anche di svariati anni.

Con la necessità di investire sempre di più, una software house è sempre meno invogliata a realizzare porting su diverse piattaforme.
Nei mercati professionali e server è normale veder proliferare un gran numero di piattaforme per soddisfare le più svariate esigenze, grazie a volumi di affari per queste soluzioni che consentono corposi investimenti per lo sviluppo, invece il cliente consumer vuole spendere poco e in realtà non ha nemmeno voglia di scegliere, perché vuole semplicemente tutto.

La differenziazione delle piattaforme permetterebbe di rimettere in discussione l’esperienza informatica degli utenti e le tecnologie software su cui questa si sorregge con vantaggi enormi in termini di evoluzione delle interfacce delle potenzialità di utilizzo, ma questo avrebbe un costo che gli utenti hanno già ampiamente dimostrato di non voler pagare.

L’evoluzione degli smartphone sarà per i motivi descritti destinata a imboccare una strada simile, man mano che questi dispositivi si evolveranno, ma è impossibile al momento azzardare delle previsioni su chi la spunterà.

Press ESC to close