Xerox Alto: quando copiare è meglio che inventare

Image courtesy of the Palo Alto Research CenterOgni nostalgico informatico che si rispetti, dovrebbe essere a conoscenza del fatto che, fra le tappe che hanno trasformato il computer in “personal”, gioca un ruolo cruciale la GUI, un software che consente all’utente di operare su computer non più tramite immissione di comandi testuali, ma attraverso l’interazione con oggetti resi graficamente.

Un’interazione questa, di gran lunga più intuitiva di quella che avviene tramite linea di comando; capace per questo di estendere i confini del mondo informatico al di là delle ristrette cerchie di barbuti sciamani, fino a raggiungere un pubblico sempre meno qualificato, sempre meno orientato allo strumento e sempre più orientato alla soddisfazione di un bisogno pratico attraverso il computer.

Con il pensiero rivolto alla sciagura abruzzese, ma il cuore indomito, in questa nuova puntata della rubrica settimanale dedicata all'”antico testamento” della storia informatica, ci occuperemo di un computer che rappresenta l’emblema della rivoluzione della GUI: il leggendario Xerox Alto.

Concepito nello Xerox PARC di Palo Alto nel 1973, precede di un decennio circa – che nel mondo informatico equivale a un secolo – qualunque sistema commerciale dotato di funzionalità lontanamente analoghe. Vale la pena di ricordare che nel 1973, mentre la maggior parte degli smanettoni era ancora in fase pre-alpha e Pong era la novità tecnologica del momento, questo sistema utilizzava un’interfaccia grafica con funzionalità WYSIWYG, abbinata ad una delle prime implementazioni pratiche del mouse di Engelbart/English.

Come nota in modo troppo deterministico ma certamente efficace Robert X Cringely, senza lo Xerox Alto oggi non ci sarebbe Macintosh né Windows, eppure nessun personal computer in commercio reca il marchio Xerox.

Il motivo di questo imprevedibile esito lo spiega con poche parole, ma pesanti come il piombo, lo stesso Jobs: “[alla Xerox] sono riusciti a trasformare la più gloriosa delle vittorie in una sconfitta […] oggi potrebbero essere dieci volte più grandi di quello che sono, potrebbero essere la IBM, potrebbero essere la Microsoft dell’industria.” Non prima di aver dichiarato circa se stesso: “non sono il tipo a cui interessa avere ragione; a me interessa avere successo”.

Bando all’idealismo, bando all’innovazione fine a se stessa: Steve Jobs non immaginava nemmeno cosa gli sarebbe stato mostrato in quel famoso tour guidato a cui fu invitato dalla stessa Xerox, eppure riuscì ad estrarne la vera ragion d’essere di un’azienda che oggi vale circa 30 Xerox. Un certo Bill Gates fece ancora meglio: dalla sola vendita di un software centrato sul concetto di GUI, rafforzò le fondamenta di un’azienda che oggi vale quasi due Apple.

Per chi ancora rincorresse le grandi idee in campo informatico, questo esempio serve a capire che in un’industria in cui il “not invented here” è elevato a religione, i premi più ricchi sono riservati a chi brilla non nella creatività ma nella capacità di esecuzione.

Questa breve digressione dimostra al di là di ogni dubbio, che il confinamento dell’Alto al ruolo di punto di partenza per l’altrui business, fu dovuto all’incompetenza del management aziendale che, con un’attitudine che travalica i limiti del concetto di condivisione amatoriale – molto popolare in una Silicon Valley non ancora ingabbiata nello schema dei brevetti – per invadere prepotentemente quello dell’idiozia, si prese per l’appunto il lusso di invitare l’intero staff Apple a copiare i risultati del duro lavoro del suo reparto R&D… Meglio passare ad altro.

Dal punto di vista tecnico, lo Xerox Alto era basato su una CPU proprietaria e disponeva di 128KB di memoria RAM, oltre a un hard disk rimovibile formato”pizza box” da 2,5MB di capacità. Un’altra novità assoluta era l’adattatore Ethernet, tramite il quale Alto era in grado di comunicare con altri computer. Caratteristica peculiare e del tutto inedita del sistema, era per l’appunto l’uso di grafica raster per l’output: un’altra innovazione cui Apple ha attinto a piene mani.

Fra le periferiche vale la pena di ricordare il mouse a tre tasti e il monitor in formato “portrait” capace di visualizzare un foglio A4 sfruttanto il 100% della sua area visuale.

Dal punto di vista software, Alto era equipaggiato con uno dei primi client email, un editor di documenti WYSIWYG ed alcuni dei primi giochi multiplayer, fra cui lo straordinario Maze War che potete vedere qui sotto.

Sul mercato, Alto non nasceva per rappresentare altro che un esercizio di stile: la sua diffusione fu molto limitata e non ebbe alcuno sbocco commerciale. I modelli che gli succedettero (Star su tutti), tentarono, con scarsa convinzione e prezzi elevatissimi, di portare sul mercato le innovazioni di Alto. Le fotocopiatrici di Cupertino, tuttavia, erano già a pieno regime…

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