Google apre le porte dei suoi datacenter: è un pesce d’aprile

Google è sempre stata restia a rivelare informazioni sui datacenter sparsi per il mondo, era persino difficile trovare confermare dell’ubicazione fisica di questi.

Ma in occasione del “Data Center Efficiency”, il colosso americano della ricerca ha svelato alcuni dei suoi meglio custoditi segreti.

Innanzitutto bigG ha dichiarato che per l’housing utilizza dei grandi container trasportabili, che possono ospitare fino a 1160 server, analogamente a soluzioni di Sun e Microsoft.

A differenza di altre aziende che acquistano server da compagnie tipo Dell, Hewlett-Packard, IBM o Sun Microsystems, Google li progetta e li costruisce in casa. BigG non utilizza gruppi di continuità (UPS) in caso di problemi con l’alimentazione principale bensì ogni server ha una batteria da 12-volt; in questo modo si è riusciti a raggiungere un efficienza del 99,9 per cento a differenza del 95 per cento che si ottiene con gli UPS.

Per quanto riguarda l’hardware, viene utilizzata una scheda madre Gigabyte, la GA-9IVDP – un modello non disponibile sul mercato, ma molto simile alla GA-9ILDR. I processori sono Intel o AMD, e nel primo caso si tratta della stessa famiglia dei processori Prescott, gli Xeon Nocona. Una scelta quanto meno singolare, soprattutto considerando la grande attenzione di Google per quanto riguarda l’efficienza energetica. Per il resto 8 banchi di memoria DIMM, due hard disk, il tutto montato su rack 2U.

Google ha infine rivelato i risultati per quanto riguarda l’efficienza energetica dei datacenter, utilizzando uno standard chiamato power usage effectiveness (PUE); con un punteggio di 1 che denota una perfetta efficienza, 1.5 sta a significare che metà dell’energia dedicata al calcolo viene dispersa. L’azienda di Mountain View è riuscita ad ottenere un punteggio di 1.12. L’Environmental Protection Agency spera che una tale livello sia raggiunto da tutti i data center entro il 2011.

Quando è stato chiesto a Google perché avesse tenuto segreto il tutto, Urs Höelzle, ha risposto che: “Non c’era molto vantaggio nel predicare, se le persone non sono interessate ad ascoltarti”; ma considerando che attualmente i datacenter di tutto il mondo consumano circa il 5 per cento dell’energia elettrica prodotta a livello mondiale, con uno spreco che va da 1,8 a 2,3 per watt richiesto, forse Google avrebbe potuto pubblicarli molto tempo fa queste informazioni.

[EDIT la notizia si è dimostrata un pesce d’aprile; siamo tuttavia in ottima compagnia: assieme a noi c’è cascato anche ArsTechnica]

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