Overclock: in via di estinzione?

Sin dal primo PC che ho posseduto ho sempre cercato di carpirne i più reconditi segreti, ed in special modo un segreto che più di tutti ha, su chi si definisce un “enthusiast” del PC, un fascino tutto particolare: il segreto de “l’Overclock Perfetto”. Con il passare degli anni però, e grazie all’esperienza maturata a suon di migliaia di BSOD e altri vari fenomeni strani dei vari PC posseduti, a causa di valori strampalati immessi da BIOS, ho maturato l’idea che in fondo l’overclock non serve assolutamente a nulla.

Nella nostra rubrica settimanale The Hot Spot, oggi vedremo di fare il punto della situazione, e discutere tra di noi, come tra buoni amici, se l’overclock serve ancora oppure no. A voi lettori, ovviamente, le considerazioni finali, che potrete esporre nei commenti a fine articolo.

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Ma partiamo dall’inizio, ok? Dunque, cosa è l’overclock? Una definizione può essere: il portare fuori specifica del costruttore un componente hardware per spingerne le prestazioni al limite fisico, pur mantenendo una certa stabilità nel tempo, che a seconda dello scopo che ci si prefigge, può essere quello determinato da una serie di benchmark, oppure più duraturo e quindi che permetta l’utilizzo del componente anche successivamente alla fase di benchmark, necessaria per decretarne la stabilità operativa.

Una definizione lunghetta, me ne rendo conto, e magari non del tutto esaustiva, anche perché quando si effettua un overclock su di un componente non bisogna dimenticare che questo cambiamento comporterà conseguenze anche su altre componenti del sistema, sia hardware che software.

Riprendendo il discorso fatto all’inizio del mio articolo, la mia carriera di overclocker ha conosciuto alti e bassi (più i secondi che i primi, a dire il vero), ma devo dire che ben poche volte ho conosciuto l’ebrezza di vedere definitivamente compromesso l’hardware (la CPU o la GPU o il banco di RAM) con il quale stavo giocherellando. Ma devo ammettere che mi sono sempre divertito un mondo, anche quando la CPU non ne voleva sapere di salire di un solo MHz in più, o il banco di RAM non rispondeva con le latenze immesse nel BIOS neanche ad alimentarlo con voltaggi disumani.

Al giorno d’oggi, però, anche se la pratica mi affascina ancora, le componenti HW con le quali mi ritrovo a giocherellare non mi danno la stessa soddisfazione di una volta. Perché? Semplice: ora è tutto tremendamente più facile.

Mi spiego meglio: l’overclock, così come lo conosciamo, esiste e forse sempre esisterà, ma mentre prima era appannaggio solo di pochi “espertoni” che smanettavano tra le poche opzioni del BIOS, magari costretti anche a fare “flash” del chip a caldo, impostando valori impossibili sia per frequenze che per voltaggi, con conseguenti componenti bruciati o sistemi di raffreddamento degni di una centrale nucleare, ora tutt’al più non si deve fare altro che cliccare direttamente da windows su “auto”, ed il software di gestione della scheda madre provvede a fare tutto lui, overclocckando il processore sino al primo crash del sistema.

Riavviando la macchia, eccoci magicamente con il processore a frequenze più alte, ma con sistema stabile. Lo stesso vale per la scheda video, ovviamente…

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In pratica, ogni scheda madre che si rispetti, che sia dedicata al mondo dei gamers oppure anche al semplice utilizzo da ufficio, ha il suo bel software, corredato di colori ed effetti luminosi, che oltre a consentire anche alla “casalinga di Voghera” (scusatemi ma non ho resistito…) di effettuare overclock perfettamente stabili, ci permette di impostare valori predefiniti o definiti dall’utente stesso a seconda dell’utilizzo del PC. Ed il tutto, il più delle volte, ormai, senza neanche riavviare il PC, con il pathos che contraddistingueva questa fase critica (si riaccenderà? il sistema operativo continuerà a funzionare perfettamente o si sarà corrotto?) totalmente assente. Bella roba…

I più intrepidi ovviamente  continuano ovviamente a fare le cose “alla vecchia maniera”, giocherellando nel BIOS ed applicando modifiche hardware soprattutto alle schede video, usando trimmer e saldatore alla ricerca di quel 0,01V in più che farà la differenza tra un punteggio discreto a 3dMARK ed un record mondiale.

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Image courtesy of user oanvoanc from vr-zone.com forum

Anche qui, i produttori hanno già cominciato a riempire le scatole delle schede video, una volta piene di DVD di giochi, con accessori per monitorare e cambiare “on the fly” i parametri della scheda video, come ha fatto poco tempo fa la Zotac.

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Il lavoro dell’overclocker, insomma, ha subito un alleggerimento grazie a software e accessori vari, consentendo in pratica a chiunque di raggiungere risultati prima solo sognati dall’overclocker più incallito. Ma ha anche subìto, secondo me, un declassamento in termini di fascino e “rischio”.  Ora come ora, poi, con il nuovo hardware a disposizione di tutti, non solo è più semplice, ma tendenzialmente inutile, potendo già con i valori standard contare su potenze di calcolo che solo qualche anno fa erano appannaggio dei super computer, o almeno di workstation dal costo di svariate migliaia di €uro.

Se paragoniamo infatti i tempi ad un qualsiasi benchmark per CPU, uno per tutti SuperPI, realizzati con una CPU di solo 3 anni fa, a quelli ottenuti con una CPU Core i7 attuale, è impressionante constatare che la CPU che possiamo trovare in un qualsiasi PC in negozio oggi è oltre 10 volte più potente e veloce di una CPU di pari frequenza di tre generazioni fa.

Allora mi chiedo: che senso ha persino effettuare un overclock, oramai?  Se quando il mondo dei PC era popolato di CPU della famiglia Celeron e Pentium da poche centinaia di MHz un overclock poteva anche avere un senso, perché la differenzatra Celeron 300MHz di frequenza standard e lo stesso, sotto overclock, a 450MHz era decisamente tanta in fase operativa, ora partire da 2,6GHz per arrivare a 3,4GHz di un qualsiasi processore non fa altro che stressare inutilmente il componente, per un miglioramento del risultato, calcolato in tempo di esecuzione delle istruzioni (il famoso calcolo computazionale, in pratica) decisamente risicato.

Insomma: l’overclock è oramai una pratica che ha perso il suo fascino iniziale, alla portata di tutti a prescindere delle conoscenze informatiche, e che è fondamentalmente inutile, ora più che allora.

Io però mi ci diverto ancora. Quando posso tiro fuori il mio banchetto da test con Athlon XP, core Thoroughbred, scheda madre Epox 8rda+, 2 banchi di RAM da 512MB ciascuno, le famose Corsair TwinX 3200 LL DDR, ed un HD da appena 6GB, tanto per avere un sistema operativo installato e qualche applicazione di benchmarking. Più che sufficiente per regalarmi ancora il brivido di vedere qualche vecchio e caro BSOD. Basta poco, che ce vò?

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