The Revenge of Shinobi: il Mega Drive mostra finalmente i muscoli

The Revenge of ShinobiGli anni ’80 non sono stati solo il periodo dei paninari ma anche l’apice del successo per le arti marziali. Basti pensare alla sola cinematografia (Karate Kid, il Ragazzo dal kimono d’oro, le prime scorribande di Van Damme) ed alla produzione orientale, in particolare proveniente da Hong Kong, che forte della tradizione wuxia cominciava a farsi notare ad Hollywood sbarcando oltreoceano con icone del calibro di Chow Yun Fat e John Woo.

Il fenomeno non sfugge all’attenzione di publisher e devteam ed anche nei videogiochi si comincia a fare massiccio uso di ninja, katane e samurai.

Nel 1988 la Sega aveva lanciato nel mercato giapponese il proprio asso nella manica per contrastare il predominio della Nintendo e del suo Famicom; una console dall’enorme potenziale rispetto ai propri concorrenti ma che al momento del lancio non disponeva (nonostante gli ottimi risultati fatti registrare fin da subito) forse di un parco titoli adeguato alla caratura dell’hardware.
The Revenge of Shinobi ( o Super Shinobi se ci riferiamo alla localizzazione nipponica) rappresenta sostanzialmente la prima killer application per questa piattaforma.
E’ il 1989, ad un anno dal debutto giapponese e praticamente in contemporanea con quello americano (dove la nomenclatura decisa da Sega of America sarà Genesis) ed il team AM7, responsabile di alcuni dei capolavori per la console a 16 bit tra i quali Streets of Rage di cui abbiamo già parlato, porta alla luce le nuove avventure di Musashi, il maestro ninja che deve vedersela ancora una volta con la temibile organizzazione criminale chiamata Neo Zeed.

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Nuove avventure perché si tratta in realtà del secondo capitolo della saga di Shinobi (la più famosa nel suo genere e che influenzerà pesantemente i videogiochi delle generazioni successive quali Tenchu su Playstation). Il primo aveva deliziato sia i frequentatori delle sale giochi sia i possessori di Commodore 64, Amiga e la stragrande maggioranza delle console della seconda metà degli anni ’80.
Se da un lato quindi la franchise Shinobi era una garanzia dal punto di vista del riconoscimento e appeal tra i giocatori, dall’altro rappresentava una grossa sfida.
Sfida che però ha mantenuto in pieno le aspettative e le speranze riposte dal pubblico Sega.
Rispetto al predecessore i miglioramenti hanno coinvolto tutti gli aspetti tecnici.
Cominciamo con i 4 megabit di cartuccia spremuti fino all’osso; graficamente, soprattutto per quanto riguarda gli sprite, in particolare del personaggio principale, il gioco appariva fin da subito ben confezionato.
La parte sonora, incalzante ed avvincente, era stata invece affidata ad un nome che ha segnato il successo di molti titoli della casa giapponese ovvero il giovane compositore Yuzo Koshiro.
Ma un capolavoro non può essere definito tale senza un gameplay che sia all’altezza della parte tecnico-realizzativa. Il ritmo di azione elevato, la difficoltà ben calibrata e la varietà di colpi (compresa la possibilità di lanciare coltelli e shuriken) sono i veri punti di forza di questo capolavoro, che rimane a tutt’oggi, uno dei migliori prodotti in casa Sega ed anche l’episodio per eccellenza della ventennale saga di Shinobi.

Non è un caso se nelle sia stato scelto proprio Musashi come uno dei rappresentanti della console di quarta generazione e se la rivale Nintendo lo abbia reso disponibile all’utenza Wii tramite il servizio Virtua Console.
Nonostante il successo però la dirigenza optò per la non inclusione nelle compilation pubblicate per le piattaforme successive (Mega CD e Saturn).
Una mossa che apparve a molti senza alcun senso ma i motivi erano legati a problematiche di copyright; durante il gioco infatti facevano la comparsa diversi personaggi di cui però la Sega non deteneva i diritti di sfruttamento (eccezion fatta per l’Uomo Ragno).
Questo spiega anche il perché negli Stati Uniti ci furono ben tre software revision dove si alternavano icone dei fumetti tra i quali Terminator e Batman.
Erano anni in cui le operazioni commerciali e di marketing si facevano probabilmente più all’acqua di rose (basti pensare al caso Tetris); ma in fondo anche questo è retrogaming.
E poi volete mettere la soddisfazione di battere Godzilla con un “semplice” ninja?

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