GEM, una GUI cross-platform per cambiare le regole del gioco

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Se negli anni ’70 è partita dal mondo degli hobbisti la grande partita del personal computer, nei primi anni ’80 alla frenetica evoluzione dell’hardware, è andata accompagnandosi una crescente attenzione per il mercato delle applicazioni e dei sistemi operativi. Dalla metà degli anni ’80 in poi tuttavia, nella già aspra battaglia del software – parallela ad un costante e da allora ininterrotto crollo dei prezzi dell’hardware – si è aggiunta una parola magica: GUI.

In questa nuova puntata della pluri-premiata rubrica dedicata alle scintille primordiali dell’odierno caos tecnologico, ci occuperemo di una specifica GUI, fra le prime disponibili per PC IBM nonché di oltre un anno precedente al primitivo Windows 1.0: GEM.

Sviluppata dalla Digital Research di Gary Kildall, il vero padre del DOS, nonché del BIOS e di molte delle colonne portanti dell’attuale concetto di Personal Computer, GEM si inserisce in un periodo della storia informatica complesso e frenetico.

Presentata nel 1983 e distribuita a partire dalla primavera del 1984, GEM ha l’obiettivo di portare la GUI all’utenza business, già in buona parte fidelizzata dalla piattaforma IBM PC. Si tratta di una sfida di grande spessore, che acquisisce importanza mano a mano che il Macintosh, lanciato all’inizio del 1984, mostra difficoltà a guadagnare fiducia presso l’utenza professionale.

Se c’è infatti, una formula che il mercato informatico dei primi giorni faticava ad accettare, è l’idea di un computer sviluppato con la logica “one size fits all”. In quest’ottica non sono in pochi a ritenere che sia stato proprio il colossale hype mediatico sollevato dal lancio del Mac – modellato tra l’altro attorno a concetti distanti dal mondo business – ad ostacolarne la diffusione in ambito business: un gap da allora mai più recuperato.

Portare la praticità della GUI nel mondo business era una “reason why” assolutamente rispettabile, su cui si sarebbe costruita di lì a un decennio la fortuna di MS. Digital Research ci provò portando la sua GUI su piattaforma x86 e 680×0 e rendendola idonea a girare prima su CP/M, poi su MS-DOS.

Alcune caratteristiche tecniche di GEM erano una spanna sopra quelle del Macintosh. Innanzitutto GEM supportava grafica a colori in un momento in cui il Mac era esclusivamente monocromatico (lo sarebbe rimasto fino al 1987, anno di lancio del Macintosh II). Inoltre l’architettura software di GEM, era più orientata al multitasking, un aspetto relativamente al quale il Mac sarebbe rimasto indietro ancora a lungo.

In ragione di alcune similitudini estetiche e funzionali fra GEM e la GUI di Lisa/Mac, Apple minacciò di intraprendere un’azione legale contro DRI, la quale, piuttosto che vedersela in tribunale, preferì rilasciare una nuova versione di GEM, la 2, spogliata degli aspetti più innovativi della precedente GUI.

Le caratteristiche tecniche di GEM erano per molti aspetti superiori a quelle del successivo Windows 1.0, in particolare sul fronte WYSIWYG: non a caso GEM è il cuore di Ventura Publisher (1986), uno dei primi e più popolari programmi DTP per DOS.

TOSUn passaggio fondamentale nella storia di GEM, è la sua inclusione nel sistema operativo dell’Atari ST, TOS. Si tratta della più popolare versione 68k di GEM, ispirata direttamente a GEM/1, la release precedente alle minacce legali di Apple, rimastane stranamente immune lungo tutta la sua evoluzione.

Parlando di GEM, vale la pena di ricordare un intero parco applicazioni office sviluppate per la piattaforma da DRI, disponibili fin dal 1985/86 e in grado di offrire agli utenti PC dell’epoca, strumenti fino ad allora esclusivi delle più blasonate piattaforme alternative (Mac, Amiga e ST su tutte): un editor di testo, un programma d’impaginazione, uno strumento per realizzare grafici e uno dedicato alle presentazioni, uno dedicato al disegno e un programma CAD/CAM, il tutto utilizzabile tramite interfaccia grafica.

GEM e il relativo parco applicazioni, aveva dunque il potenziale per scuotere il mercato PC e magari conquistare un posto preminente nella successiva evoluzione del mondo informatico. Venderlo sia come componente di CP/M che come add-on per DOS, avrebbe potuto fruttare a DRI un’ottima leva commerciale per ritagliarsi un ruolo da protagonista nello scenario informatico.

In generale, la sua capacità di saltare da una piattaforma hardware all’altra (ricordiamo anche l’esperienza maturata da DRI sull’ancora popolare Z-80) avrebbe potuto farne un punto di riferimento di grandissimo peso per l’industria informatica, in un momento storico in cui molte architetture hardware concorrevano ancora per il dominio del mercato.

La ritirata dietro le minacce di Apple e il successivo dilagare di Microsoft – che con Apple trovò un accordo molto più conveniente, come vedremo presto – furono i principali fattori che tarparono le ali di questo validissimo software, un vero “game-changer”, finito ad arricchire l’infinita collezione delle rivoluzioni mancate della storia informatica.

Per chi volesse tuffarsi in questo angolo di passato tecnologico, e farsi un’idea in prima persona delle potenzialità di GEM, non resta che armarsi di DOSbox, o magari dare uno sguardo alle ancora “vive” GUI OpenGEM e FreeGEM.

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