La Steady-cam

SteadicamDa oggi inizieremo, per la rubrica Videodrome – ai confini del video, a parlare in maniera approfondita di macchine da presa e di tutta la tecnologia che affianca queste apparecchiature cinematografiche.

Inizieremo con la popolarissima Steady-cam.

La steadicam (o steady-cam) è un supporto meccanico per macchine da presa (o videocamere) che isola, tramite un sistema di ammortizzazione collegato ad un corpetto, l’operatore dalla camera stessa. Permettendo così dei movimenti di macchina più fluidi, senza subire le vibrazioni e le oscillazioni prodotte dal movimento del cameraman durante le riprese.

Il nome steadicam è un marchio registrato e attualmente distribuito dalla Tiffen.

Prima di questa innovativa invenzione, un regista non aveva molte scelte per poter fare delle riprese in movimento. Le opzioni più comuni erano (ancora largamente usate per determinate scelte stilistiche):

– Il dolly, un carrello sul quale si monta la macchina da presa. Può essere mosso su rotaie o montare ruote gommate.

– La camera a mano, tecnica che permette una grande velocità di reazione e di movimento ma che, per ovvi motivi, soffre le vibrazioni prodotte dal cameraman.

La steadicam, molto semplicemente, combina la stabilità di un cavalletto montato sul dolly e la facilità di movimento della camera a mano. Mentre l’operatore si muove nello spazio del set per filmare, l’apparecchiatura steady assorbe tutti i salti, le vibrazioni, i colpi e rende il movimento completamente fluido.

Introdotta verso la metà degli anni ’70 ed inventata dal cameraman Garrett Brown, fu nominata all’inizio “Brown Stabilizer”. Uno strumento rivoluzionario che, da subito, ha attirato l’attenzione di grandi registi come Stanley Kubrick. Lo stesso Kubrick infatti, ha voluto utilizzare questo apparecchio per girare il suo famoso film Shining (1980), dichiarando:

“La steadycam permette all’operatore di far muovere la macchina da presa dovunque si possa camminare, cioè in quegli spazi ristretti in cui un dolly non entrerebbe, e inoltre su e giù per le scale. Usammo una macchina Arriflex BL che è silenziosa e che permette di girare con il sonoro. Si può camminare oppure correre con la macchina da presa, e la Steadycam elimina qualunque instabilità. E’ come un tappeto volante. Quei movimenti rapidi e fluttuanti della macchina da presa nel labirinto sarebbero stati impossibili da realizzare senza la Steadycam. Non si possono collocare le rotaie per il dolly senza che la macchina da presa le inquadri e in ogni caso un dolly non potrebbe eseguire quei movimenti ad angolo retto sulle svolte dei sentieri nel labirinto stesso”.

Garrett Brown

Ma come funziona esattamente?

E’ uno strumento composto da un corpetto/imbragatura chiamato vest, da un braccio, da una colonna principale (camera-pesi) e da una piastra.

L’operatore indossa una imbragatura alla quale è attaccato un braccio meccanico ammortizzato, questo braccio è a sua volta collegato tramite un, utilizzando il termine inglese, gimbal (cioè il giunto cardanico di rotazione a tre assi di stabilizzazione) all’armatura vera e propria della steady-cam che monta, ad una estremità la camera e all’altra, dei pesi per controbilanciare la struttura. Normalmente i pesi per il bilanciamento, conosciuti anche come sled o complesso di bilanciamento, includono anche il battery pack e un monitor (oltre alla piastra porta videocamera); il monitor, come prevedibile, è un elemento indispensabile, vista l’impossibilità di usare il normale view finder montato sulla camera stessa.

Tutto questo permette al cameraman di avere le mani libere e, al tempo stesso, di camminare, correre, saltare o salire scale senza che questi movimenti “estremi” vadano a modificare la fluidità di ripresa dell’immagine finale. Inoltre, vista l’enorme libertà di spostamento e al notevole peso complessivo dell’intera attrezzatura, l’operatore steady viene spesso affiancato da un assistente.

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