Sperimentazioni tecniche: l’Automavision

Lars von TrierDopo aver parlato, la volta scorsa, dell’Interrotron, oggi per Videodrome – ai confini del video ci dedicheremo ad un’altra sperimentazione tecnica in fase di ripresa cinematografica: l’automavision.

L’automavision, inventato dal popolare regista danese Lars von Trier, è una innovativa tecnica di ripresa basata sull’utilizzo di una camera fissa che non richiede l’ausilio dell’operatore. Infatti la macchina da presa, con questo sistema, viene comandata direttamente da un computer che decidere a random cosa e come riprendere, decidendo tagli ed inquadrature. Questo sistema è stato ideato per girare il film “Il grande capo”, nel 2006.

In perfetto stile Dogma 95, manifesto cinematografico danese, l’automavision permette di esplorare nuove forme stilistiche e narrative. A volte abbiamo dei “fuori fuoco”, attori in parte tagliati, tagli violenti; un processo voluto per abbassare il grado di controllo che il regista ha normalmente sul proprio film. Sembra che all’inizio “Il grande capo” dovesse essere un Dogma a tutti gli effetti: camera a mano, molto movimento, immagini sgranate, poi invece Trier ha deciso di cambiare linguaggio, tornando al 35 millimetri ma comandandolo via computer.

Il grande capo1

Il grande capo2

Dogma è un manifesto stilistico al quale hanno aderito molti registi danesi, stilato per ritornare ad una sorta di cinema puro, senza effetti speciali e realizzato con investimenti minimi.

Con l’automavision, il regista deve solamente organizzare il fotogramma, il frame e poi lascia al computer decidere come girare, l’angolatura, i movimenti. Il perché di tutto questo appare una sorta di problematica interiore, personale, infatti come dichiarato dal regista stesso: “Io sono un uomo al quale piace controllare le cose e se non posso controllarle totalmente preferisco non controllarle per niente”.

A Zentropa, quartier generale di Trier e studios cinematografici danesi, chiamano questo nuovo stile techno style. Una sorta di ripresa robotizzata (da questo il nome), dove è il robot stesso a decidere cosa fare; il regista interviene solo inizialmente per preparare l’inquadratura, dando agli attori i limiti dei loro movimenti e le coordinate precise al computer, perdendo così quasi completamente il controllo sulla propria opera. Anche la fase di post-produzione (montaggio) è stata eliminata (attenzione però, Lars non è nuovo all’imbroglio).

L’effetto finale è quello di avere una sequenza costante di tagli e cambi sequenza; infatti, per realizzare questo film sono state impiegate più di 1500 riprese diverse.

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