Streets of Rage: lo scrolling beat’em up che ha infiammato SEGA

Streets of Rage copertinaDopo i bagordi delle feste natalizie alle quali avrete senz’altro partecipato, quel che senza dubbio ci voleva era una bella dose di sano esercizio fisico.
L’appuntamento settimanale dedicato al retrogaming torna infatti con una delle saghe più amate per i possessori di console targate Sega.
La trilogia del picchiaduro a scorrimento orizzontale che forse più rappresenta, in particolare, il Mega Drive e che a inizio anni ’90 ha innalzato il livello tecnico del genere in toto rappresentando un nuovo punto di riferimento per i titoli a seguire.

Ecco a voi Streets of Rage!


Facciamo un passo indietro per dare modo anche a chi non fosse avvezzo alla terminologia di capire di cosa stiamo parlando e successivamente di quale pezzo di storia fu la saga in questione.
Quest’estate vennero pubblicati un paio di articoli che cercavano di ripercorrere, a grandi linee, la storia del genere “picchiaduro” negli anni ’80 e vennero menzionate le due tipologie che sostanzialmente lo compongono: la prima, rappresentata da Street Fighter è, è quella definita come beat’em up ad incontri o 1 VS 1, nel quale due personaggi si sfidano al meglio di n round e il vincitore passa alla sfida successiva; la seconda, che porta ai capostipite come Double Dragon, Final Fight, è quella del cosiddetto beat’em up a scorrimento (scrolling in inglese), tendenzialmente orizzontale, dove il superamento del livello è determinato dalla sconfitta degli scagnozzi e infine degli stage boss.

Streets of Rage fa parte della seconda categoria.

Veniamo ora al consueto contesto storico. Siamo nella quarta generazione di console (16 bit) e Sega sta cercando di cavalcare il successo in particolar modo del Mega Drive, piattaforma di punta e che ha dominato il mercato prima dell’arrivo del Super Nintendo.

Per confezionare questo nuovo prodotto appronta un team di tutto rispetto dove spicca in particolare la figura di Yuzo Koshiro, musicista compositore di alcune dei più importanti e fortunati videogames dell’epoca, tra cui Shinobi, Sonic, ActRaiser e in seguito Shenmue.

Nel 1991 ecco dunque fare la comparsa il primo capitolo, Bare Knuckle in terra “NTSC” (Giappone e USA) e rinominato poi Streets of Rage per la regione PAL.

Qui verranno adottate le scelte che caratterizzeranno il gameplay dell’intera serie, dall’utilizzo dei 3 bottoni (del classico joypad A-B-C) per le mosse base (colpo speciale, pugno-calcio, salto), la presenza dei power-up per incrementare la propria barra di energia alla possibilità di utilizzare elementi presenti nel livello come armi.

I personaggi eleggibili sono tre, di cui due Axel (l’ex poliziotto esperto in arti marziali) e Blaze faranno la propria comparsa in tutti e tre gli episodi. La chimica funziona, forse la varietà di paesaggi e di combo non è molto ampia, ma senz’altro funziona.
Tant’è che solamente un anno più tardi verrà rilasciato il seguito.

Streets of Rage 2 screenshot

Ed è questo che viene direi quasi all’unanime riconosciuto, sia come valore tecnico, che come importanza storica, il più importante dei tre.

La qualità dei disegni e dei character migliora sensibilmente, più livelli e ambientazioni molto diverse tra loro (la barca dei pirati, la spiaggia, il grattacielo sono solo alcuni esempi); aumenta il numero di mosse (speciali e prese) e ora i personaggi diventano ben quattro, con la sostituzione di Adam (il pugile) con il fratello sui pattini a rotelle e l’energumeno di turno, molto simile all’Haggar di Final Fight.
Gameplay e longevità garantita da ben quattro livelli di difficoltà sono gli ingredienti finali a questo quadro di successo.

La storia riprende le fila del primo episodio: il malvagio Mr X che si pensava fosse stato sconfitto è invece tornato ed ha rapito proprio il fratello di Skate (Adam appunto). Compito della compagnia salvarlo ed uccidere definitivamente il cattivone, che farà la sua comparsa all’ottavo e ultimo livello.

Interessante aggiunta anche la possibilità di duelli uno contro uno, insieme al classico “story mode”.
Nelle riviste di tutto il mondo Streets of Rage 2 ha avuto voti ben tra il 9 e il 10 ed è, per quel che possa valere probabilmente il mio gioco preferito su Sega Mega Drive. Tutto questo non poteva che portare al terzo e ultimo capitolo.

E’ il 1994 ed anche Bare Knuckle 3 si avvale delle coinvolgenti trame sonore di Yuzo Koshiro, affiancato com’era avvenuto per il secondo episodio da Motohiro Kawashima. Nonostante il team si sia preso il doppio del tempo per lavorare a questo nuovo capitolo, i miglioramenti non sono della stessa portata di quelli trascorsi tra il primo ed il secondo (e forse anche perché tutto sommato non c’era granché da migliorare, avendo sfiorato quasi la perfezione).

Il design character abbandona lo stile mangaka e si avvicina di più alla tradizione cyberpunk, di cui celebre è lo scontro con uno stage boss in cui si affronta l’Axel-cyborg. Il muscoloso Max viene sostituito dal bionico Zan, mentre gli altri 3 personaggi già visti in SoR 2 restano tra gli eleggibili dal giocatore umano.

A causa un po’ della sindrome da déjà-vu ma soprattutto dell’arringare del Super Nintendo (che nello stesso anno presenterà quella rivoluzione chiamata Donkey Kong Country) non riuscirà a ripetere il successo del suo predecessore.

Ma complessivamente possiamo tranquillamente affermare come Streets of Rage/Bare Knuckle sia una delle saghe di picchiaduro più divertenti in assoluto e da non mancare nelle soft-teche di tutti gli amanti delle console Sega, in particolare il Mega Drive.

A coronamento di quel che fu, la Sega negli anni ha pubblicato una serie di raccolte per Mega CD, Dreamcast e ultimamente attraverso il Virtua Console di Wii, a testimonianza anche di come i bei giochi, tutto sommato, sono un po’ come i diamanti e cioè per sempre.

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