Il GPS Made in Europe naviga in cattive acque

Galileo TapiroAl culmine di una lunga crisi, Galileo, il progetto europeo di navigazione satellitare alternativo all’americano GPS, a cui partecipa anche la Cina, incassa in questi giorni lo scetticismo della House of Commons. La camera bassa del parlamento d’oltremanica vede infatti in questa tecnologia, una inutile duplicazione di un sistema già pienamente funzionante e, soprattutto, una spesa enorme che più correttamente andrebbe allocata su infrastrutture “terrestri”.
Allo stato attuale dei fatti, i vantaggi tecnologici di Galileo rispetto a GPS risiedono principalmente in una miglior accuratezza, il che è di per sé una magra giustificazione per le enormi spese in ballo. Al di là delle dichiarazioni dei promotori, il valore del progetto Galileo va cercato in ambito strategico/militare: com’è noto GPS è tecnologia americana, messaci gentilmente a disposizione per uso civile, con delle restrizioni d’uso decise e governate unilateralmente. Questo rende l’utilizzo militare di GPS una prospettiva impraticabile per l’Europa, specie se paragonata alle ambizioni di protagonismo politico che la coalizione coltiva. D’altronde, per identiche finalità strategiche, anche la Federazione Russa ha rivitalizzato il progetto di navigazione satellitare di epoca sovietica GLONASS, la cui piena funzionalità è prevista per il 2009.
Dall’altra parte dell’Atlantico o se preferite ad ovest del Caucaso, Galileo fatica a trovare fonti di finanziamento dal momento che, nelle intenzioni dei sui ideatori, andava sostenuto col cofinanziamento di entità private, il che non si è verificato nelle proporzioni previste. Se e quanto sia sensato affidare al cofinanziamento privato il destino di un asset strategico anche dal punto di vista militare, lo lasciamo concludere ad altri; sta di fatto però che oggi il progetto richiede un’iniezione di circa 2.4 miliardi di Euro, interamente a carico del bilancio comunitario, rispetto al quale l’Inghilterra oppone molte perplessità. Quanto tali perplessità derivino dalla “special relationship” coi cugini americani è materia di fin troppo facili illazioni. Di certo dalle parti di Washington qualcuno ride sotto i baffi per questa ennesima impasse.

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