IBM PS/2: l’anticonformista

Image courtesy of  Theodor LauppertAll’alba di quel periodo dorato e autodistruttivo che furono gli anni ’80, seppellite le utopie e le rivoluzioni degli anni ’70, almeno nel settore informatico rimaneva spazio per pensare che un mondo diverso fosse possibile.

L’abbiamo scritto più volte: Wintel era di là da venire, decine di architetture hardware e OS differenti si contendevano il mercato, le piattaforme chiuse generalmente imperavano e l’azienda che oggi è di nicchia per eccellenza, Apple, deteneva una quota di mercato tutt’altro che minoritaria, che le consentiva di tenere in scacco l’intera industria software.

IBM, che aveva partorito l’idea di un’architettura aperta a terze parti, creando un mercato che in ultima analisi avrebbe fatto la fortuna della sola Microsoft, iniziò prestissimo ad affrontare le conseguenze della sua strategia: la guerra dei cloni era alle porte.

Una guerra che avrebbe spinto verso una progressiva spirale del ribasso dei prezzi – e dell’azzeramento dei margini, e verso il conseguente spostamento dell’intera produzione su mercati con manodopera a costo zero. Una guerra che avrebbe al contempo lasciato sul tappeto centinaia di aziende storiche.

Alla disperata ricerca di una via di fuga, il colosso di Armonk iniziò a progettare un hardware nuovo – con soluzioni tecnologiche diverse e più avanzate di quelle presenti nei suoi primi PC – ma proprietario: che le consentisse cioè di riappropriarsi del timone del mercato PC e di ottenerne sostanziose royalty. Nella sua idea, quell’hardware avrebbe dovuto fare il paio con un sistema operativo dedicato, OS/2, di cui abbiamo già parlato.

Nacque così, nel 1987, PS/2, le cui feature rappresentavano, per certi versi, una ventata d’aria fresca nel mercato PC. Partiamo dal bus di sistema, MCA (Micro Channel Architecture), tecnicamente superiore e più veloce rispetto a ISA, con velocità simile al molto successivo PCI e la possibilità di gestire tramite il BIOS funzionalità plug&play. Furono inoltre introdotte nuove specifiche per il collegamento di tastiera e mouse – il verdino e violetto sui connettori di tastiera e mouse di molti PC odierni furono introdotti da PS/2.

Sul fronte video PS/2 introdusse VGA, un netto passo avanti rispetto alle precedenti EGA e CGA, con la bellezza di 256 KB di VRAM per la più o meno inedita – per gli utenti PC, gli amighisti ce l’avevano già da 3 anni – risoluzione di 640×480. Il connettore video VGA, quello blu presente nella gran parte delle schede grafiche e monitor esistenti, deriva anch’esso da PS/2. Anche il floppy da 3.5″ – sempre con un fisiologico ritardo di 3 anni rispetto all’Amiga – su PS/2 era lo standard.

Pur avendo popolato, rigorosamente accoppiato alla leggendaria tastiera Model-M, le aule d’informatica di mezza Italia, PS/2 – come d’altronde OS/2 – è oggi materiale per Nostalgia Informatica. Come molti altri arditi tentativi di cambiare il corso del mercato PC, fu schiacciato dal non rispettare il primo comandamento dell’industria informatica moderna: “standard”. Una parola molto cara all’uomo che quest’epoca, nel bene e nel male, più di ogni altro ha segnato: Bill Gates.

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