Quattro incidenti nucleari in Francia in due settimane

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Dal primo incidente alla centrale nucleare francese di Tricastin, che ha riversato 75 kg di uranio nelle acque del fiume, con grandi ritardi nella gestione dell’emergenza e grossi problemi per le popolazioni lungo il fiume (divieti di irrigazione, pesca e balneazione), il nucleare francese sembra incapace di tornare alla normalità .

Nelle ultime due settimane si sono susseguiti altri incidenti, di lieve entità. Ancora perdite di uranio in un impianto di arricchimento a Romans sur Isere, che ha contaminato i terreni circostanti e la contaminazione di 15 dipendenti, in modo lieve della centrale di Saint-Alban/Saint-Mauric.
Ieri un nuovo incidente, di nuovo a Tricastin, nella centrale che ha aperto la serie, con cento dipendenti contaminati da cobalto 58, anche se secondo le notizie diffuse sembra che non vi saranno conseguenze per la salute dei lavoratori.

La stampa francese sta cavalcando l’onda, facendosi da apripista per polemiche sempre più aspre, e finalmente anche in Francia i detrattori del nucleare hanno dei canali per mettersi in mostra.

Gli incidenti, sempre secondo i comunicati ufficiali sarebbero tutti di lieve entità, e dove sono state prese delle misure di sicurezza, è stato fatto in via del tutto precauzionale, ma dichiarazioni di questo tipo non possono bastare per stare tranquilli.

Tutti gli incidenti sono stati causati da negligenze nella manutenzione oppure, ancora peggio, da impianti costruiti fuori norma. Indagini stanno mostrando, come nel caso della centrale di Tricastin, comportamenti gravi che vanno avanti da decenni. Infondo sembra inverosimile che ci possano essere stati così pochi problemi fino ai giorni nostri, se nelle ultime settimane, da quando la stampa a drizzato le orecchie in questa direzione, sono stati portati alla luce ben quattro episodi. Da un indagine infatti risulta che le 700 tonnellate di scorie radioattive prodotte negli ultimi trent’anni non vengono conservate in condizioni di sicurezza “soddisfacenti” e numerose volte sono stati misurati livelli di radioattività nella zona più alti dei limiti imposti, con rischi anche per la salute dei lavoratori la centrale di Tricastin abbia disperso nel fiume negli ultimi 30 anni qualcosa come 700 tonnellate di uranio.

Il Governo tedesco ha dimostrato di non fidarsi dei comunicati ufficiali diffusi sugli incidenti, commissionando un indagine ad un’azienda tedesca, per indagare sull’accaduto e assicurarsi che non vi siano conseguenze per l’ambiente che possano minacciare anche la Germania.

Di tali incidenti in Italia non se ne è quasi parlato o scritto. I quotidiani hano reagito con un giorno di ritardo al primo incidente, notando forse che non era possibile far finta di niente.
I telegiornali oggi, con la notizia fresca della contaminazione dei lavoratori della centrale di Tricastin, hanno mandato in onda dei brevi servizi, ma non sull’accaduto, ma del Ministro Scaiola che sminuiva con parole vuote i problemi francesi e prometteva rigore e sicurezza per il ritorno italiano al nucleare.

Ogni volta he sento nominare il nucleare da qualcuno di questo governo mi si accappona la pelle, tanto per cominciare perché mi fido più di un Ministro tedesco, o anche di un verduraio tedesco, che di Scaiola, ma poi perché si mostrano sempre meno trasparenza e serietà che l’argomento impone.

Un incidente nucleare è un incidente nucleare. Non si minimizza, non si possono sviare i discorsi con problemi di questo tipo. Un Governo e un popolo che scelgono una strada come quella dell’energia atomica, dovrebbero perlomeno scegliere di affrontare i problemi e i potenziali pericoli che questa comporta.

Le dichiarazioni del Ministro Scaiola, sono dichiarazioni di circostanza, che un Paese consapevole delle proprie scelte non potrebbe accettare.

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