Comune di Napoli: per risparmiare niente siti porno

no sex La notizia è di qualche giorno fa, al Comune di Napoli hanno deciso di porre un freno ai consumi ed all’uso inappropriato del web introducendo un sistema di url filtering, abbinato alla limitazione di sessanta minuti di tempo per visitare siti web che non appartengano alla pubblica amministrazione.

Il provvedimento pare si sia reso necessario per l’abitudine di alcuni dipendenti comunali di visitare siti porno e di scommesse online durante l’orario di ufficio. Questa necessità è del tutto legittima da parte dell’amministrazione, anche se forse il metodo scelto potrebbe essere discutibile.

Quello che si fatica a capire è come la limitazione ai sessanta minuti di navigazione fuori dai siti istituzionali possa portare un risparmio alle casse comunali. Non vorranno farci credere che al Comune di Napoli si utilizzi ancora una connessione dial-up?

Certamente mi sfugge qualcosa, e mi piacerebbe che qualcuno me la spiegasse, visto che anche i quotidiani online hanno posto l’accento sulla questione del risparmio sulla bolletta telefonica, il che esclude l’ipotesi che si sia considerato il risparmio ipotizzabile in seguito ad un eventuale aumento della produttività dei dipendenti.

A parte questo piccolo mistero da svelare, siamo sicuri che il sistema dei divieti e la solita, inflazionata “tolleranza zero” sia il sistema migliore per ottenere dei risultati?

Se un dipendente, pubblico o privato che sia, è così poco responsabile da dedicarsi alla pornografia e/o alle scommesse, è possibile attendersi un miglioramento togliendogli il giochino? Quanto tempo impiegherà a trovare una valida alternativa? I fannulloni esistevano anche prima di Internet.

Forse sarebbe preferibile individuare un sistema incentivante, che premi chi effettivamente produce risultati. Insomma un pizzico di meritocrazia varrebbe più di cento divieti e sistemi di filtraggio degli url.

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Markingegno

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